UNA PAROLA BUONA

L’attività di consulenza gratuita al percorso della salute fa più bene a me che a quelli accettano consigli da me. Ascoltando la gente che frequenta il percorso della salute ho il termometro della società, di ciò di cui la gente ha bisogno.

Quando mi sono inventato questa cosa credevo che un requisito essenziale fosse la competenza tecnica per portarla avanti e, con un po’ di presunzione, mi sono detto “Accidenti, ho avuto a che fare con l’attività fisica di oltre duemila persone, vuoi vedere che un po’ di esperienza per aiutare anche il primo che passa ce l’ho?”. Poi mi sono reso conto quasi subito che la prima cosa che dovevo fare era districarmi in una serie di questioni burocratiche che mai avrei pensato di dover affrontare offrendo un servizio gratuito. In un tempo successivo ho capito che la competenza tecnica, che ritenevo essenziale per l’espletamente dell’incarico, non era che una cosa utile ma non fondamentale. Sopravvissuto alle questioni burocratiche ho maturato in modo lento ma inesorabile il convincimento che la gente ha bisogno di una parola buona, non di consigli tecnici. Ed è per quello che arrivo alla conclusione che tale incarico è servito più a me che alle persone che spero di aver aiutato in questi anni con i miei consigli sull’attività motoria.

E’ tale esperienza ad aver insinuato in me il dubbio che l’esperto di attività motoria sia quasi più un mezzo prete che un tecnico del movimento. Il movimento è una questione sociale, non è solo una questione di profilassi sanitaria e anzi su questa affermazione si gioca molta della credibilità di chi propaganda il movimento. La fiducia della gente la conquisti dimostrando che non hai niente da vendere e nessuno da convincere di nulla. Non sei lì per piazzare un prodotto ma solo per far capire come può funzionare il movimento, come il movimento può essere uno strumento per conquistare libertà più che per perderne ulteriormente.

Profilassi sanitaria vuol dire anche tentare di capire di cosa ha bisogno la gente perché se sbandieriamo un modello di attività fisica solo perché è quello ritenuto migliore da un punto di vista medico vuol dire che non abbiamo capito il movimento nella sua complessità. Se tentiamo di propinare un modello di movimento che renda il cittadino più efficiente possibile e pronto a funzionare alla perfezione nell’ingranaggio sociale facciamo lo stesso errore che sta facendo la televisione nel propagandare i vaccini anti covid come se fossero un prodotto da piazzare sul mercato.

Il cittadino non vuole essere “efficiente”, vuole essere ascoltato nei suoi reali bisogni.

Quando io predico l’attività motoria “divertente” parto da questo punto di vista, perché la gente ne ha le scatole piene dell’attività fisica obbligatoria, per stare bene, per buttare già la panza, per controllare il colesterolo. La gente ha bisogno di riscoprire il gusto di fare movimento per il gusto di farlo ed ha bisogno di qualcuno che non vende assolutamente niente e che spenda una parola su questa opzione, qualcuno che abbia il coraggio di ammettere che se una cosa non hai voglia di farla non è un assurdo capriccio ma è una motivazione già ben valida per studiare qualcosa di altro che possa essere più divertente e praticabile.

Non dobbiamo convincere la gente a prendere la pastiglia perché altrimenti facciamo lo stesso errore che fa la televisione nei confronti delle persone che hanno paura dei vaccini, invece di ascoltarle e tentare di comprendere le paure facendo informazione si fa solo assurda pubblicità più o meno come si fa in modo ai limiti del legale con alcuni prodotti farmaceutici. La gente è stufa di comprare cose, vuole comprensione ed essere ascoltata, il mercato ha stressato tutti ed il mercante che non ascolta perché troppo concentrato nel terribile obiettivo di vendere il suo prodotto è proprio il personaggio da cui fuggire.

E’ il modello televisivo ad aver fallito e, se ipotizziamo addirittura un assurdo obbligo vaccinale perché la gente refrattaria al vaccino sta aumentando a dismisura comprendendo anche persone che in linea teorica potrebbero non aver problemi con i vaccini, vuol dire che non abbiamo compreso il fallimento di questo modo di affrontare le cose.

E’ chiaro che la gente sia diffidente di tutto ciò che è proposto dalle case farmaceutiche perché le stesse non hanno fatto nulla per contenere il malvezzo di usare farmaci in modo assurdo e scriteriato ed anzi hanno insistito ad usare il mezzo televisivo per peggiorare tale situazione. La gente è diffidente dei vaccini nello stesso modo nel quale è diffidente del farmaco pubblicizzato per televisione. Se ne fai la pubblicità lo tratti allo stesso modo della merendina che sappiamo benissimo che non serve alla salute di nessuno ma serve solo alla salute del mercato. Ora se si tratta di merendine e fesserie varie pazienza, ma se si tratta di farmaci non va più bene. La gente è stufa di prodotti che fanno bene solo al mercato e vuole parole. Parole disinteressate di chi non ha nulla da vendere.

Il modello del mercato non è più un modello vincente perché non tiene conto delle necessità di comprensione che sono geneticamente stampate in tutti noi.

Se mi propini una certa attività fisica perché così divento un cittadino più efficiente non me ne frega proprio niente. Io voglio essere un cittadino sano per il gusto di avere questa salute per me, poi che faccia bene anche al resto della società tanto meglio ma il singolo deve essere al centro dell’attenzione. L’eroe che si immola per la Patria è una figura di altri tempi. Se poi questa Patria è il mercato allora non è assolutamente il caso di sacrificare nessuno. La solidarietà sociale non ha bisogno di prodotti da vendere e tanto meno di strategie per piazzare questi prodotti sul mercato. C’è invece un terribile bisogno di parole disinteressate e autentiche senza nessun prodotto da piazzare sul mercato e queste si fa veramente fatica a trovarle in giro. Rare, molto rare, al punto che si usa dire “Una parola buona…” Non tante, a volte ne basta proprio una.