L’ estate è tempo di riflessioni. Per fortuna c’è più tempo che in inverno per riflettere. Grazie alle ferie estive i ritmi produttivi rallentano ed è proprio per questo che riusciamo a meditare di più. Più che il periodo di ferie in sé per sé nel quale siamo capaci di accumulare anche più stress che in inverno per voler raggiungere chissà quali mete in pochi giorni, è proprio l’andazzo generale a permetterci il lusso di rallentare i ritmi di lavoro, tanto è vero che c’è gente che non ci pensa nemmeno a prendersi le ferie in agosto perchè dice che è il mese dell’anno nel quale si lavora meglio con meno stress e magari fosse così tutto l’anno.
Nell’ultimo articolo scrivevo che ci fermiamo troppo poco tempo a contemplare le stelle, non basta certamente la notte di San Lorenzo sperando pure che qualche stellla caschi. Quando guardiamo le stelle è facile ragionare di numeri e capire che siamo quattro gatti in un punto dell’universo che pur se non troppo spazioso potrebbe ospitarci tutti comodamente. Ma il problema non è quello, Il problema è proprio che così come abbiamo poco tempo per ragionare su queste cose abbiamo proprio poco tempo per tutto ed allora viene fuori che il nostro limite più che spaziale è di tempo. Viviamo un attimo ed in questo attimo vorremmo fare centomila cose.
Questo attimo molto breve finiamo per occuparlo in gran parte per cose che potrebbero anche essere consideratate con meno importanza. Ci occupiamo molto del potere economico e del potere politico, sia nel piccolo che su vasta scala. Così nei macrosistemi fabbrichiamo ancora armi che sono quelle che ci aiutano a tenere il potere politico ed economico e nei microsistemi esercitiamo dei comportamenti di sopraffazione nei confronti di chi ci circonda che tendono a guastarci la vita. Stabiliamo gerarchie e le facciamo rispettare in nome di un finto ordine che è assolutamente anacronistico in un’ esistenza che non dovrebbe certamente trovare tempo per queste inutili sovrastrutture. Diciamo che siamo terribilmente organizzati per perdere tempo e questa è una vera disdetta in un’esitenza che dura decisamente troppo poco.
Con riguardo all’informazione, soprattutto negli ultimi tempi, siamo semplicemente patetici perché perdiamo più tempo per controllarla che per acquisirla. Siccome il controllo dell’informazione è la gallina dalle uova d’oro, la mossa strategica che ci consente di mantenere ad oltranza il controllo politico ed economico, allora perdiamo un’infinità di tempo su quello più che per studiare l’informazione vera, quella che ci permette di scoprire cose che chi ci ha preceduto non ha avuto il tempo di scoprire.
Siamo molto limitati, non c’è dubbio, e questi limiti sono più in termini di tempo che di risorse, ma accettiamo di dedicare gran poco tempo allo spostamento di questi limiti limitandoci a comportarci come chi non vuole innovare nulla ci indica di fare. E così il gran tempo dedicato all’omologazione quando la nostra felicità dovrebbe risiedere proprio nella ricerca dell’esaltazione dell’individualità. Siamo pochi e per fortuna uno diverso dall’altro ma tendiamo a nascondere la nostra individualità finendo per sembrare tanti e tutti uguali. Ma questa non è la realtà, nella realtà fatta di un tempo incredibilmente ristretto siamo tutti unici e potenziali veicoli di nuova informazione anche se ci bombardano con l’informazione omologata che deve scavalcare la nostra e fagocitarla. In quell’attimo che abbiamo sentiamoci liberi di esprimere ciò che sentiamo, questo è ciò che può dilatare il poco tempo che abbiamo e renderlo più “vivibile”.