SULL’ELIMINAZIONE DELLA PUBBLICITA’ DI INTEGRATORI E MEDICINE

Nel mio settore il business degli integratori (molto spesso inutili, se non dannosi) ha assunto proporzioni devastanti e molti lettori mi pongono domande del tipo: “Che integratore devo assumere?'” come se fosse sottinteso che devono assumere un accidenti di integratore e formulandomi un quesito di carattere medico al quale io non posso rispondere.

Tale questione mi ha portato a vedere la pubblicità televisiva in un certo modo e quanto segue è certamente influenzato dalla percezione che ho dello scorretto uso della televisione per diffondere informazioni di carattere medico.

Con riguardo alla tormentata questione “Si – vax, no – vax” che dilaga, attualmente, sulle pagine di tutti i quotidiani nazionali ed occupa gran parte del palinsesto di tutte le televisioni, da quella di stato alla più insignificante delle tv private, il sottoscritto osserva due cose collegate fra loro.

La prima, banale, ma non per questo non importante, è lo stile con il quale si è passata l’informazione sulla campagna vaccinale, la seconda, mescolata alla prima, crea il caos mediatico su questi argomenti ed è forse il vero motore di tutto questo caos, ma preferisco trattarne solo dopo avere espresso il mio parere sul tormentone vaccinale.

Non essendo medico non so se, con riferimento a questa pandemia, era meglio che fossero vaccinati 48.442.116 cittadini o se è meglio che ne siano vaccinati 36.716.228 per evitare rischi esagerati a quegli 11.725.888 che sono la differenza fra questi due numeri assolutamente casuali.

L’unica cosa che so è che ogni singolo soggetto di questi deve essere attentamente valutato dal proprio medico di medicina generale e non da un presentatore, da un cantante o da un medico che partecipa ad un talk show.

C’è una situazione clinica, va valutata attentamente da parte del medico che segue il paziente sulla base dei dati anamnestici forniti dal paziente stesso e sulla conoscenza della storia clinica che si spera che sia più approfondita possibile, soprattutto se il rapporto medico-paziente è di lungo corso come sarebbe opportuno in queste situazioni.

Mi permetto un’osservazione sul cosiddetto “scudo penale” tanto discusso. Tale scudo, a mio parere, deve coprire a 360° l’operato del medico di medicina generale perché la materia è molto ostica ed un errore può essere umanamente commesso sia in un senso che nell’altro.

Può essere che un paziente al quale è stata consigliata la vaccinazione muoia inaspettatamente in seguito all’inoculazione e può pure essere che un paziente al quale la stessa è stata sconsigliata perisca in seguito alle cause della malattia che si sarebbe potuto prevenire e/o limitare negli effetti letali con la vaccinazione idonea.

Ritengo che lo scudo penale deva funzionare a 360° perché così come è difficile capire a chi deva essere consigliato il vaccino è altrettanto, se non ancora più difficile, capire a chi è opportuno sconsigliarlo.

Sullo stesso argomento mi permetto di fare un’ulteriore considerazione che non è del tutto irrilevante ed ha una sua logicità. La problematica dello scudo penale per gli operatori vaccinali, a mio parere non dovrebbe nemmeno esistere perché è scontata. Non si pone nemmeno il problema in quanto il paziente che si reca all’hub vaccinale è un paziente che ha già deciso di sottoporsi a vaccinazione altrimenti all’hub vaccinale non ci va proprio, pertanto il vaccinatore è un operatore che non ha responsabilità. Lui esegue solo materialmente la vaccinazione, non è responsabile di nulla perché non conoscendo il paziente non può determinare se sia idoneo o meno alla vaccinazione. Un eventuale consenso informato potrà servire semplicemente a dichiarare che il medico curante del soggetto ha autorizzato la pratica vaccinale del soggetto in questione e non solleva obiezioni di sorta, ma quella scartoffia si può benissimo sostituire con una normalissima prescrizione medica come si fa con tutte le medicine.

Semmai l’operatore vaccinale potrà essere responsabile per fatti derivanti direttamente dall’inoculazione del vaccino perché evidentemente se ti inietta dentro grappa invece che il farmaco è proprio colpa sua.

Per cui si auspica un’attenta e libera disamina dei soggetti ai quali consigliare la vaccinazione che potranno essere spediti all’hub vaccinale senza firmare proprio un bel niente perché quando ti presenti all’hub vaccinale sottintendi già il tuo consenso.

Resta la problematica di quei soggetti che, pur consigliati dal proprio medico, non sono disposti a fare la vaccinazione o di quelli che, peggio ancora, pur di non venire consigliati in tal senso evitano proprio di chiedere il parere del medico. Si potrebbe ravvisare la necessità di un consenso informato nel caso in cui la pratica vaccinale sia vivamente sconsigliata ma il paziente voglia eseguirla ugualmente. Lì la questione è doppiamente spinosa perché se il medico personale del paziente rileva un rischio concreto grave anche l’operatore dell’hub, ancorché difeso penalmente, può avere seri dubbi sull’opportunità di procedere all’inoculazione.

Il caso più frequente, al contrario, è quello dei soggetti che pur essendo consigliati non vogliono sottoporsi a pratica vaccinale. Su questi soggetti non si possono fare centomila esami per scongiurare ogni rischio di reazione avversa perché la garanzia che non si verifichino fatti imprevisti non la può dare nessuno. Se ne apre una questione legale dalla quale non se ne viene più fuori ed è anche per quello che il dibattito televisivo è lungo, estenuante e monotono.

La strategia del nostro governo, fino ad ora, è stata di incentivare questi soggetti con dei “premi” a chi si vaccina e la creazione di vincoli ed oneri un po’ particolari a chi non si vaccina.

A mio parere, tale scelta è stata, da un punto di vista pedagogico, scorretta, però il mio è il punto di vista di un insegnante che deve convincere l’allievo a fare una certa cosa, non quello del medico che deve obbligare il paziente a subire un certo trattamento sanitario.

Si tratta di capire se è opportuno e lecito operare un T.S.O. su un soggetto capace di intendere e volere e lì la questione è prettamente giuridica.

La questione pedagogica, invece, ritengo che vada comunque valutata perché io credo che si possa convincere un paziente senza ricorrere ad alcun T.S.O. e che tale modo di procedere, anche se più complesso e non efficace al 100%, sia comunque molto più civile, democratico e al passo con i tempi.

E’ qui che entra in campo la mia seconda osservazione perché se vogliamo abbandonare la strada della coercizione ed inseguire quella molto più evoluta della persuasione e del dialogo franco e schietto dobbiamo cambiare linguaggio.

Da un punto di vista pedagogico è essenziale conquistare la fiducia del paziente potendolo consigliare liberamente in un confronto sincero e produttivo.

La gente non si fida della campagna vaccinale perché è stata impostata con lo stile pubblicitario, con lo stesso stile con il quale per televisione si fa la pubblicità alle medicine ed agli integratori in genere.

Se iniziamo a vietare l’assurda pubblicità delle medicine e degli integratori in televisione si creano le basi per riacquistare la fiducia della gente che si sente immersa in un gigantesco business che non si capisce dove inizia e dove finisce.

Diciamolo chiaro e tondo, i cittadini tendenzialmente si fidano dei propri medici ma non si fidano più delle case farmaceutiche e della pressione che queste fanno anche a livello politico per tutelare i propri interessi economici. Si arriva al paradosso che anche il rapporto di fiducia con il proprio medico viene alterato da queste pressioni e si arriva a credere che anche il proprio medico non sia più in grado di decidere in piena libertà su ciò che è effettivamente più utile per il paziente.

E’ una situazione bloccata dove io vedo un presunto obbligo vaccinale come la più scriteriata delle scelte per ripristinare un rapporto di fiducia che è essenziale per il buon funzionamento del sistema sanitario nazionale.

Al momento la disputa sembra messa più su un piano legale che su un piano tecnico sanitario e, dal mio punto di vista, questo è un grande peccato perché, per esempio, stando nel mio piccolo orticello, il più grande dei disastri che si possa fare in tema di lotta alla sedentarietà è quello di obbligare tutti a praticare attività fisica.

Se vogliamo che gli italiani comincino a muoversi davvero, da un punto di vista pedagogico, la scelta migliore è quella di vietare di circolare per strada a piedi ed in bicicletta, non di fatto come si sta facendo in modo folle attualmente, ma con campagne pubblicitarie televisive dove si proclama “Non andate a piedi ed in bicicletta che fa male alla salute”.

La campagna vaccinale in Italia stava procedendo molto bene nel momento in cui si dichiarava che di dosi ce n’erano per tutti e di rispettare le precedenze per fascia di popolazione. L’unico inconveniente, appunto, è stato proprio che qualcuno non ha rispettato alla lettera tali diposizioni, poi quando si è cominciato a rompere le scatole alla gente qualcosa si è un po’ inceppato perché invece di rompere le scatole alla gente per aumentare la quantità di vaccinati era sufficiente ripetere di rispettare l’ordine di vaccinazione e ripetere che dosi di vaccino ce n’erano per tutti, forse. Quel “forse” era l’unica piccola balla a fin di bene ma avrebbe comunque tenuto un rapporto molto più sano fra cittadino ed istituzioni. In tale situazione invece il cittadino si sente trattato come un bambino capriccioso che non vuol fare la punturina e quando vede alla tv la pubblicità delle medicine alimenta sospetti che sono certamente fondati.

Tutte le imposizioni creano resistenze che sono tanto più forti quanto più è forte il carattere dell’imposizione, questa è pedagogia, dovrebbero averla studiata anche i politici.