RIFLESSIONI CHE POTREBBERO RESTARE DOPO. FORSE

Speriamo tutti che questo incubo duri poco e tutti sono ansiosi di poter ripartire quando finalmente sarà passato.

Chi ha voglia di ridere dice: “Andrà tutto bene… tranne i jeans!” e la battuta in un momento nel quale c’è necessità di sorridere per non andare in depressione è proprio azzeccata, una delle migliori delle tante circolate fino ad ora.

Purtroppo è quasi sicuro che non tutto tornerà come prima e non solo il modo in cui riusciremo a vestire i jeans.

Sempre tentando di restare ottimisti ci si domanda se qualcosa di positivo potrà restare dopo questo disastro che ha già fatto molte vittime e messo in ginocchio l’economia mondiale.

Qui è difficilissimo fare delle previsioni, non abbiamo ancora capito cosa combina il virus, ancora più difficile capire cosa succederà nelle nostre teste dopo il suo passaggio. Ma forse, e sottolineo “forse”, sforzandosi un pochino e avendo tutto il tempo per riflettere qualcosa di ciò che potrebbe rimanere possiamo già immaginarlo.

La prima cosa è proprio questa: la capacità di riflettere. Questo momento insieme ad un’ infinità di disastri ci sta stimolando un qualcosa di positivo: la capacità di riflettere. Speriamo che non sia un altro disastro anche questo ma per chi ha fiducia nel genere umano la capacità di riflettere è certamente una bella cosa, una cosa che è importante sviluppare.

Con questa capacità di riflettere potremmo accorgerci di un paio di cose che erano evidenti già prima ma che molti rifiutavano di considerare perché eravamo letteralmente frullati dall’ingranaggio dello stress.

Era chiaro che stavamo vivendo in un sistema economico che non funziona più. Un gigante con i piedi d’argilla ancora piazzato sull’economia del petrolio e sulla schizofrenia della borsa che alimenta possibilità solo per i più ricchi ma continua ad aumentare le disuguaglianze fra ricchi e poveri. Da questo sconquasso dell’economia è certo che ne usciranno con le ossa rotte le classi disagiate ed il ceto medio perché i veri ricchi ne avranno nuove possibilità di arricchimento, nuove possibilità di investimento, nuove possibilità di speculazione, se saranno sopravvissuti potranno essere anche più ricchi di prima.

Ma questa situazione ci ha messo in chiaro anche un’ altra schizofrenia tipica dei nostri tempi: quella della televisione. Siamo tutti guidati dalla televisione che ci guida in modo irrazionale e schizofrenico. Un giorno i supermercati sono pieni e il giorno dopo sono vuoti, a seconda di ciò che dice la televisione. Un giorno la gente si ammassa senza ritegno al mare ed in montagna e pochi giorni dopo se uno corre in una strada deserta perché ha bisogno di farlo per problemi di salute manca solo che gli sparino col fucile perché lo credono un untore. Un giorno della distanza di sicurezza non gliene frega niente a nessuno e stanno tutti ammassati senza mascherine, qualche giorno dopo li vedi tutti con la mascherina anche se non c’è nessuno nel raggio di 100 metri come se il  virus fosse nell’aria. Questa è schizofrenia da televisione perché la norma suggerita dalle autorità competenti era la stessa in entrambe le situazioni. Hanno detto subito che bisognava rispettare le distanze di sicurezza perché è pericoloso stare troppo vicini, non hanno mai detto che il virus resta sospeso nell’aria e uno che corre per problemi di salute in una strada deserta va ad infettare l’asfalto o l’aria. Però grazie alla televisione siamo passati dagli ammassamenti assolutamente folli ed ingiustificati ai governatori che vanno in giro con l’accalappiacani a correre dietro ai pochi claustrofobici che escono da soli pochi minuti al giorno.

La televisione, purtroppo, ed in questo purtroppo sono decisamente pessimista, esce vincitrice da questa guerra e quasi in modo eroico. E’ stata quella che ci ha permesso di non morire. Ci ha salvato. Temo che la televisione manterrà il suo potere anche dopo questa disgrazia e su questo continuo a dire che sono molto pessimista.

Perché se sarà così, stando nel mio piccolo, per esempio, continueremo a non capire la differenza abissale fra fare attività motoria all’aperto e attività al chiuso quando questa era un’ottima occasione per capirlo ma non c’è nessun interesse economico ad evidenziarlo perché nell’economia del petrolio fuori ci vanno le auto ma i camminatori devono camminare in palestra sul tapis roulant. La bicicletta non si usa per strada ma al chiuso su una cyclette.

Sempre nel mio campo questa potrebbe essere un’ottima opportunità per capire cosa deve essere davvero fatto in palestra e così, una volta tanto, potrebbero essere “riabilitati” i piccoli centri che offrono personale qualificato e possono davvero assistere con competenza l’allievo. Ovviamente questo andrebbe a danno delle mega cattedrali del fitness che puntano sulla quantità di macchine e non sulla competenza del personale e allora è da vedere se tale informazione resterà.

Ma questo non  è niente perché le faccende dell’attività motoria, pur importanti, sono ben poca cosa rispetto ai grandi temi dell’umanità e così, trattando di bollettini di guerra, dopo i nostri bollettini sul corona virus, giustamente importanti per capire il decorso dell’epidemia, altri bollettini ugualmente importanti non verranno diffusi, come per esempio quello dei morti per inquinamento o per fame.

Forse saranno ancora 24.000 persone al giorno a morire per fame (alcune delle quali forse anche con il corona virus addosso) e 10-12.000 al giorno per cause collegate all’inquinamento ma questi bollettini difficilmente potranno essere divulgati giornalmente perché non è nello stile divulgativo della nostra televisione.

Non penso che tutto tornerà come prima, anche se la televisione ne può venire fuori trionfante, ma è tutto il sistema dell’informazione che vacilla e la gente, forse e sottolineo in modo ossessionante “forse” sta cominciando ad aprire gli occhi. State in casa e, se proprio dovete uscire per motivi di salute, state attenti che non ci sia qualche cecchino in giro che vi scopre a starnutire sull’asfalto. Perché non si sa cosa potrebbe dire la televisione oggi.