QUELLO CHE LA GENTE NON SA…

Alcuni studi statistici hanno dimostrato che per ogni euro investito sull’attività motoria di prevenzione lo Stato può arrivare a risparmiare fino a 3 euro in spesa sanitaria. Il rapporto di uno a tre è molto interessante.

Il censimento sulla diffusione dell’attività motoria in Italia ci da ancora abbastanza indietro rispetto agli altri paesi europei.

Ma quello che la gente non sa e che deve sapere è che la quantità di attività motoria necessaria a migliorare il proprio stato di salute non è una quantità esagerata.

Siamo portati a pensare che la giusta quantità di attività motoria da somministrare al nostro fisico sia quella che consente a chi è in sovrappeso (un grande numero di italiani che sono notoriamente delle “buone forchette”) di dimagrire in modo significativo in pochi mesi. Niente di più sbagliato. La quantità di attività motoria necessaria ad un sedentario per migliorare le proprie condizioni di salute è molto inferiore a quella necessaria per dimagrire.

Ci viene da dire: “Prima il dovere e poi il piacere…”

Dimagrire secondo i canoni estetici suggeriti dalle riviste di moda può anche essere un piacere (non si sa quanto opportuno) ma tentare di stare bene somministrando al proprio fisico quel minimo di attività motoria necessario a tal scopo è un dovere verso se stessi ed anche verso la collettività che rischia di pagare con l’aumento della spesa sanitaria nazionale anche i nostri errori.

Per cui va demolita la scusa che affrontare l’attività motoria di profilassi è troppo noioso e faticoso. Ciò forse è vero se l’intento è buttare giù parecchi chili con finalità estetiche ma non lo è certamente se l’obiettivo è quello molto più razionale e sacrosanto di stare bene.

La quantità di attività  motoria per stare bene non è spropositata e non richiede grosse fatiche. Questa è la prima cosa che la gente deve sapere. Se poi, nel tentativo di stare bene,  si riescono anche  a far risparmiare cifre considerevoli al sistema sanitario nazionale, questa, in tempo di crisi economica, non può che essere un’altra bella notizia.