PERCHE’ IL LIMITE DEI 30 KM/H E’ FONDAMENTALE PER MUOVERSI MEGLIO IN CITTA’

Come politico, se mai avessi dovuto nascere, sono già morto, subissato di critiche per aver proposto l’applicazione del limite dei 30 km/h nei centri storici. Colpo troppo duro per l’industria automobilistica, insopportabile, non proponibile.

Benissimo, io ho fallito subito come politico, un problema in meno (non ho mai avuto entusiasmo sulla possibilità di mettermici dentro davvero, preferisco farlo stando comodamente fuori e dite pure che sarà una scelta ipocrita finché si vuole ma nessuno può costringermi a fare una cosa che non voglio fare, siamo in un paese democratico, forse…) però nessuno può mettermi il bavaglio e può impedirmi di fare una pubblicità a questa mossa epocale che se trovasse uno sponsor politico (ma dovrebbe essere uno con due spalle enormi e ben coperte…) potrebbe migliorare in breve tempo la vivibilità di tutte le nostre splendide città ed a breve incrementare pure in modo considerevole i flussi turistici delle stesse.

Il limite dei 30 chilometri all’ora ovviamente è fondamentale per chi va a piedi ed in bicicletta, assolutamente inutile se non dannoso per gli automobilisti che risparmierebbero forse qualche soldino di danni di carrozzeria ma vedrebbero i loro tempi di attraversamento della città in auto drammaticamente aumentati del 20 o 30 % in modo per loro insostenibile. La media dell’attraversamento di una città, nemmeno troppo congestionata dal traffico, passerebbe dagli attuali 23-24 chilometri all’ora ad un drammatico 17-18 chilometri all’ora. Come dire che il ciclista con buona gamba può fare anche di meglio. E qui casca l’asino, perché la gente ha fretta e continua a preferire l’auto perché tutto sommato, parcheggi a parte, è ancora più veloce su certe tratte cittadine della bici e, soprattutto del mezzo pubblico che, alla faccia delle corsie preferenziali in discreta crescita, continua ad accusare un sensibile ritardo nei confronti del mezzo privato. Con i 30 all’ora i tempi degli autobus comincerebbero a diventare confrontabili con quelli delle auto (soprattutto se le corsie preferenziali aumentano ulteriormente) ed i tempi delle biciclette diventerebbero veramente interessanti, in certe situazioni di traffico intenso addirittura migliori di quelli dell’automobile. Arriveremmo al fatidico “Vado in bici perché ho fretta” che potrebbe rivoluzionare il modo di intendere la bici, non più come inutile snobismo ma come mezzo essenziale anche per risparmiare tempo”. Lo snobismo diventerebbe l’auto e, degenerazione, (c’è sempre un qualcosa di brutto anche nelle cose migliori…) arriveremmo al mitico ciclista che insulta l’automobilista imprecando: “Spostati che non ho tempo da perdere, sto lavorando!”, praticamente il contrario di ciò che accade adesso, solo che un ciclista che urta un’ auto al massimo le fa un graffio mentre un automobilista che tocca un ciclista lo butta giù.

Si capisce già da ciò che l’imposizione del limite dei 30 km/h è un fatto squisitamente politico, è un fatto di organizzazione urbana. Con l’attuale organizzazione delle città una mossa simile non può far vincere nessun politico per il semplice motivo che gli automobilisti sono più di tutti i pedoni e dei ciclisti messi assieme. La città è invasa dalle auto, la maggior parte degli spostamenti avvengono in auto, anche nelle città a forte vocazione turistica e che il turista abbia voglia di scappare via dopo un giorno perché in una città così si sente stressato invece di essere invogliato a soggiornare due o tre giorni per godersi con calma tutta la città non gliene frega niente a nessuno. Tutto sommato, con le strutture ricettive che abbiamo, i flussi turistici attuali sono pure accettabili. Se il turismo aumentasse ulteriormente e diventasse un turismo di gente che vive pazientemente la città saremmo pure costretti ad aumentare la ricettività, quasi un problema, anche se con la disoccupazione crescente questa cosa non sarebbe per nulla un’idiozia.

Quando dico che queste cose attualmente sono fantascienza non sono pessimista. Se la maggior parte delle persone che “vivono la città” sono automobilisti allora anche la maggior parte degli elettori sono automobilisti e sono loro i primi a non chiedere questa trasformazione.

C’è che non sempre le masse hanno ragione e la politica dovrebbe servire anche ad indirizzare le tendenze sbagliate delle masse. Se tutti sbagliano non è perché sono una maggioranza che devono continuare a sbagliare, semmai nella programmazione dei cambiamenti bisognerà essere molto morbidi e comprendere come i cambiamenti di abitudini molto radicate non possano avvenire dall’oggi al domani.

Quando io sostengo che l’applicazione del limite dei 30 km/h è ancora più urgente della creazione di una efficiente rete di piste ciclabili che comunque ha dei suoi tempi di attuazione non trascurabili lo dico perché con la messa in sicurezza della viabilità urbana automaticamente tutte le strade diventano delle piste ciclabili e, provvisoriamente, le bici che non hanno la loro corsia dedicata potrebbero mescolarsi nel traffico misto.

E’ questo il grande problema della viabilità cittadina odierna. Teoricamente se esistesse una efficiente rete di percorsi ciclopedonali che copre tutta la città le auto potrebbero pure sfrecciare ai 55 nelle strade esclusivamente per loro salvo che gli attraversamenti di quelle strade esclusivamente per loro continuerebbero a rimanere molto pericolosi. Questa rete non esiste e anche se ci mettiamo tutta la buona volontà per costruirla ci impiegheremo un po’ di anni, più di quelli che servirono all’Italia del dopoguerra per avere una efficiente rete stradale.

Il traffico misto è pericolosissimo con un gran numero di strade ancora regolamentate con il limite dei 50 km/h. E non è perché con quel limite in realtà si può viaggiare fino ai 57 senza prendere la multa, perché in molte situazioni l’auto già ai 42-43 è molto pericolosa. Siamo abituati a pensare che fra i 40 ed i 45 chilometri all’ora ci sia poca differenza. Perché ragioniamo da automobilisti e al pedale dell’acceleratore quella differenza sì e no che la sentiamo. Ma in caso di urto con una bici quella differenza è molto importante e non è necessario fare un calcolo troppo lungo per spiegarla. Chi viaggia ai 40, almeno che non stia dormendo, in caso di pericolo riduce immediatamente la sua velocità di 20 chilometri all’ora e così affronta il pericolo ai 20 km/h. Si da il caso che il pericolo (il ciclista) il più delle volte stia viaggiando nella stessa direzione circa ai 15 km/h. Non si accorge di nulla perché quello che vede è dietro, lui vede davanti dove ci sono altri pericoli ma più sotto controllo. L’automobilista gli piomba addosso ai venti lui va ai 15, l’urto avviene ai 5 chilometri all’ora che anche se è una velocità che ti può buttare a terra non ti da una gran botta. Se l’automobilista andava anche solo a cinque chilometri all’ora in più, cioè ai 45, l’urto avviene ai 10 chilometri all’ora, per cui di sicuro ti butta per terra, può travolgerti e quasi certamente ti manda all’ospedale. Se invece dei 45 sono i 50 ti ammazza, solo per cinque chilometri all’ora di differenza, anche se nella maggior parte delle strada cittadine d’Italia quella velocità è consentita.

La problematica dell’Autovelox non è una problematica che posso risolvere io perché non faccio il Vigile Urbano. Già sono fallito come politico, figuriamoci come Vigile Urbano. Io so solo che l’Autovelox non è uno strumento che si può utilizzare per sanzionare chi viola il limite dei 30 km/h per il semplice motivo che l’Autovelox non è intelligente, non ha una sua elasticità, non ha buon senso e non è in grado di capire quando una multa ai 38 o ai 40 chilometri all’ora è una presa in  giro nei confronti di un cittadino che, tutto sommato, stava procedendo in modo sicuro e prudente. Il buon senso potrebbe dire che l’Autovelox va piazzato nei punti dove è pericoloso fare anche i 38 e non sono certamente tutti, anche nelle zone 30, comunque il Vigile vale molto di più dell’Autovelox e ritengo importante che possa avere maggiore discrezionalità dello strumento. Le leggi le facciamo noi, non gli strumenti, se ci facciamo comandare dagli strumenti gli stupidi siamo noi, non gli strumenti. Per cui la panzana dell’Autovelox è risolvibilissima, non è vero che se mettiamo il limite dei 30 dopo dobbiamo fare i 30 sempre e comunque con una precisione maniacale altrimenti l’Autovelox ci sanziona. E’ purtroppo vero che in certi casi l’adozione del limite dei 40, che sembrerebbe più razionale,  è comunque pericolosa e pertanto la scelta più razionale resta quella dei 30 chilometri all’ora sanzionabili da un vigile (la cosiddetta “guida pericolosa”) oppure da un Autovelox gestito in modo diverso. Questi sono dettagli applicativi che non sarà difficile risolvere, quello che manca, al momento, è la volontà politica di affrontare un problema che potrebbe dare un duro colpo all’industria automobilistica.

Attualmente non sono nemmeno le case automobilistiche a frenare questo cambiamento perché non ne hanno neanche bisogno. Non è matura nella coscienza dei cittadini l’idea che abbiamo bisogno di questa svolta. In un centro storico e zone strettamente adiacenti dove vivono sì e no 70.000 persone possono essere interessate all’attraversamento di quella zona quasi un milione di persone che arrivano dalla periferia o dalla provincia di quel centro. E’ un rapporto di 13 a 1. Per ogni persona interessata al limite dei 30 che rivitalizzerebbe il centro e lo renderebbe più vivibile aumentando anche il valore degli immobili nel lungo periodo (avviene sempre così dove si ha il coraggio di istituire il limite dei 30 km/h) ce ne sono 13 alle quali quel limite non interessa nulla, anzi da fastidio.

Addirittura nei centri stessi ci sono dei residenti che vogliono sentirsi liberi di evadere con l’auto il più presto possibile dalla loro abitazione ed impiegarci 15 minuti anziché dieci per uscire dal centro è per loro una tragedia greca. Non si rendono conto di quanto ci guadagnerebbero in salute e lotta allo stress se quel limite venisse imposto.

Le categorie che hanno davvero a cuore questo problema sono poche. Qualche sparuto gruppetto di ecologisti con idee strane assolutamente non rappresentati politicamente nel nostro paese (una volta esistevano i “Verdi”, che fine hanno fatto?). I bambini residenti nei centri storici che non votano ma questa cosa farebbero bene a chiederla i loro genitori che invece li portano a scuola tutte le mattine filando tranquillamente ai 50 all’ora. I pochi ciclisti che, noncuranti del pericolo, si fidano ad usare la bici nonostante il gran numero di incidenti dei quali restano vittime i ciclisti nelle nostre città. I pedoni che trarrebbero un gran beneficio in tutti gli attraversamenti se le auto che fanno i 50 non aumentassero fino ai 60 chilometri all’ora in caso di semaforo giallo per attraversare l’incrocio prima che arrivi il rosso invece di fare i 30 e dunque fermarsi in due secondi in caso di semaforo giallo.

Insomma le elite che chiedono i trenta adesso sono elite di snobisti che possono pure attendere anni prima che questa diventi una cosa proponibile. Adesso siamo ad un livello tale per cui i nemici di questo limite non  si sono nemmeno allertati.

E’ questa la tragedia. Sappiamo che è una cosa per cui occorreranno anni ma se non si comincia a parlarne ora chissà quanto ci vorrà ancora. L’unica speranza è il contagio. Il contagio da parte di qualche rara zona 30 che per miracolo è sorta in zone particolarmente maltrattate dagli automobilisti. In quelle zone, la qualità della vita è migliorata ed il valore degli immobili è pure salito. In alcune di quelle zone, invece di parlare con la Polizia locale, alcuni buontemponi hanno addirittura richiesto il ripristino dei 50 chilometri all’ora per evitare assurde multe ai 38 chilometri all’ora ma dove prevale il buon senso si è capito subito che questo è un falso problema. Un conto è parlare con un poliziotto che redige un verbale insensato ed un conto è parlare con un automobilista che ha ammazzato un pedone nel pieno rispetto del codice della strada. Se il poliziotto non capisce paghi, se anche l’automobilista capisce di aver sbagliato il morto non lo resusciti.

Che tutte le strade siano delle potenziali piste ciclabili non me lo sono inventato io, è una realtà indiscutibile. Il problema è come viene regolamentata l’utilizzazione di queste strade. Se la città è vivibile forse alcuni servizi andranno decentrati, ma anche questa economicamente non è una mossa sbagliata. Nelle città invase da grandi flussi turistici queste mosse sono ben viste perchè chi fornisce i servizi per i turisti non si diverte ad investirli ai 50 all’ora per portare loro i servizi. I residenti che non apprezzano questi cambiamenti sono sempre liberi di andare ad abitare in periferia perché il valore del loro immobile cresce e possono venderlo ad una cifra superiore a quella di quando non esisteva il limite dei 30. Semmai il limite dei 30 può dar fastidio a chi vive in affitto e si vede aumentare l’affitto perché l’appartamento nel quale risiede è stato rivalutato.

Occorre una maggior coscienza civica. Dovremo pure occuparci di quel povero inquilino che abita in una via che faceva abbastanza schifo ma grazie al limite dei 30 è diventata più vivibile e pertanto… sono pure aumentati gli affitti. Ma temo che quella sia solo l’ultima di una serie di freni che verranno posti con grande energia al progetto folle ed avveniristico di privilegiare la mobilità dei pedoni su quella delle automobili.