MASTER: COSE RIDICOLE E COSE SERIE

Sta diventando “virale”, in questi giorni, un video che mostra due atleti master un po’ attempati (mi pare che la categoria sia quella degli ottantacinquenni…) che si cimentano in una gara sui 60 metri ad ostacoli indoor. Ho visto il video e sono morto dalle risate. E’ talmente divertente che mi sono posto il quesito se sia autentico o meno. Non metto in dubbio la veridicità del filmato ma lo spirito con il quale i due arzilli “vecchietti” hanno affrontato la gara.

A parte il livello epico di comicità, non emerge nessuna sensazione di disagio concreto da parte dei due “interpreti della gara”, al punto che viene proprio da chiedersi se in quel frangente sono “atleti” o “attori”. Non posso dilungarmi sullo svolgimento della gara perché per narrarla con dovizia di particolari mi occorrerebbe troppo spazio ma mi basta raccontare la partenza di quella memorabile sfida per farne comprendere lo spirito. L’ostacolista più rapido a mettersi in moto affronta subito in modo maldestro il primo ostacolo, ci inciampa letteralmente sopra e rovina clamorosamente a terra. In questa caduta rovinosa “rotola” addirittura nella corsia del rivale che, oltre a valicare l’ostacolo previsto dal regolamento, si trova anche a dover valicare l’ostacolo straordinario costituito dal corpo dell’avversario che si trova lì, in mezzo alla sua corsia. Questo è solo l’inizio perché dopo 21 interminabili secondi (24 per il secondo classificato) la gara si conclude con entrambi gli atleti classificati ma autori di altre gesta molto strane e poco ortodosse nel corso di quella gara.

Ecco, io sono convinto che già solo per quella caduta la maggior parte degli italiani coetanei di quei due siano terribilmente invidiosi per le loro condizioni di salute. Se tutti gli italiani di quell’età sapessero cadere così potremmo definirci una nazione all’avanguardia come cultura motoria ma purtroppo non è così. Fra l’altro l’invidia aumenta nel momento in cui uno dei due protagonisti, dopo l’ultimo ostacolo, avendo più spazio, dimostra di saper correre anche veloce facendo capire che il suo problema in quella gara è esclusivamente tecnico e non certamente di capacità fisiche.

Ora il motivo per cui io mi sento in dovere di scrivere un articolo su questo filmato non è solo per raccontare quanto mi sia divertito a vederlo ma anche per commentare quanto apparso come didascalia aggiunta al video da parte di chi l’ha fatto girare. Ebbene il commento è un disorientante “Chi ha dato l’idoneità a questi due?”.

Io sono convinto che questi due siano sanissimi, scoppiano di salute, semmai il dubbio è se quella gara l’abbiano fatta davvero o se, con spirito un po’ goliardico, abbiano pure giocato e si siano presi un po’ burla della platea. Se questa seconda versione è quella vera devo dire che hanno messo in scena un siparietto davvero gradevole che non manca di rispetto nei confronti di nessuno (nemmeno dei giudici che giustamente hanno convalidato il risultato perché alla fine non c’erano scorrettezze determinanti per la squalifica) e al contrario tende a sdrammatizzare il clima di queste gare che a volte mi pare un po’ troppo competitivo.

Aggancio a questo commento un episodio avvenuto qualche anno fa, innescato da un fortissimo atleta master che ha anche incarichi organizzativi all’interno del movimento. Questo fortissimo atleta, capace di sfornare record’s del mondo a ripetizione nelle categorie amatoriali, è venuto fuori con un’uscita un po’ strana del tipo: “Nelle competizioni a livello internazionale molto partecipate sarebbe utile mettere dei limiti di partecipazione altrimenti troppi partecipanti richiedono molti turni eliminatori e poi, in finale, col cavolo che i migliori fanno il record del mondo perché arrivano alla finale troppo stanchi…”. Ecco, con riferimento a questa uscita io ho temuto che l’atleta in questione, ancora in splendide condizioni fisiche, avesse dei principi di Alzheimer perché dimostrava di aver dimenticato completamente lo spirito delle competizioni amatoriali a livello mondiale e a livello condominiale: divertirsi con uno sport sano e coinvolgere nella pratica sportiva più persone possibile. Del record del mondo non ce ne frega proprio nulla, se arriva tanti applausi e facciamo pure una statistica perché è giusto capire cosa succede (ed io sono il primo a fare queste statistiche e pure a rielaborarle con curiosità perché mi piace studiare i vari andamenti), è giusto che gli atleti si impegnino compatibilmente con le loro capacità prestative ma deve essere ben chiaro che l’età delle Olimpiadi è passata e lo spirito di quelle competizioni è completamente diverso.

E’ per quello che sono molto critico nei confronti di medici che a volte negano l’idoneità sportiva a soggetti che potrebbero anche gareggiare senza molti rischi ma siccome la morte sul campo fa molta più paura della morte al cinema allora si fa di tutto per stoppare al minimo rischio il personaggio già arrivato a 90 anni che giustamente di schiattare sul campo non gliene frega proprio nulla e al contrario se lo augura piuttosto di morire in ospedale dopo lunga malattia.

Siamo nella società dove per evitare la rottura del femore si mette in sedia a rotelle un anziano tre anni prima del previsto, quando invece il problema vero sarebbe fare in modo che quell’anziano possa camminare ancora con le sue gambe in un ambiente protetto e/o al limite accompagnato da qualcuno che possa aiutarlo nei momenti di difficoltà. E’ più comodo e più “sicuro” da un punto di vista legale anticipare la sedia a rotelle, anche se in questo modo la qualità della vita scade inesorabilmente, che affrontare i problemi dell’anziano che rischia di cadere (guardate i marciapiedi della maggior parte delle città italiane per capire questa cosa). E così è più comodo negare l’idoneità ad un anziano che si diverte a gareggiare ancora dopo gli ottant’anni accusandolo di “sindrome di Highlander” che non stare lì a rompersi le scatole a dire che i giovani la devono smettere di fare i master precoci e da giovani non si fanno due allenamenti alla settimana ma ci si allena tutti i giorni.

Ho solo una critica da fare il movimento master: la categoria dei trentacinquenni è un atto di egoismo. La categoria dei trentacinquenni vuol dire che i master vogliono anche un po’ di giovani al loro fianco ma se fossero obiettivi i trentacinquenni li manderebbero via perché  a quell’età si possono correre ancora i 100  metri in meno di dieci secondi netti, si possono correre gli 800 in 1’43” e si può tranquillamente saltare in alto più di due metri e trenta. A trentacinque anni uno non è un vero master e se lo è questo è un problema, non una conquista dello sport. La conquista dello sport sono i due che a 85 anni ne fanno di tutti i colori sui 60 metri ad ostacoli e le combinano in modo tale che non sai se hanno fatto sul serio o se ci hanno preso in giro tutti. In ogni caso, complimenti!