LA SAGGEZZA DEGLI ANZIANI

“Se non ci fosse la ginnastica per la terza età bisognerebbe inventarla…” così diceva una mia allieva alla fine di un esercizio che aveva impegnato oltremodo i muscoli addominali in una comunissima lezione di ginnastica per la terza età che nessuno si era reso conto che sarebbe passata alla storia.

Non propongo esercizi con tensioni troppo elevate praticamente mai e anche quella volta non avevo proposto niente di impegnativo.

Semplicemente è successa una di quelle cose assolutamente imprevedibili che fanno grande l’attività motoria per la terza età e praticamente insostituibile nelle sue dinamiche di gruppo.

Era un esercizio comunissimo, svolto camminando in fila girando lungo il perimetro della palestra, niente di insidioso e/o particolarmente impegnativo, solo che per pura casualità (oppure non tanto visto che io lascio sempre parlare gli allievi anche se richiamo all’attenzione in particolari momenti della lezione) ha cominciato a serpeggiare fra l’utenza una battuta rapida ed efficace, non mi ricordo più nemmeno che battuta fosse, non conta. La battuta passa di persona in persona e nel giro di pochi secondi tutta la classe, rigorosamente in fila è piegata in due, sono fermi sul posto e sghignazzano in modo incontenibile, in quel modo che ti affatica pure gli addominali se insisti perché è un riso incontrollato e ai tuoi addominali non gliene frega proprio  niente che stanno facendo fatica perché tu stai ridendo a crepapelle. Ovviamente non era un esercizio per gli addominali, anche se i muscoli più impegnati alla fine sono risultati proprio quelli di quel distretto ed ovviamente la ginnastica è passata decisamente in secondo piano in quella situazione impagabile, storica che, dall’alto delle mie circa 15000 lezioni dello stesso tipo, devo definire veramente a livelli record e quasi irripetibile. In quella situazione io non ho fatto assolutamente nulla, mi sono divertito notevolmente e l’unica battuta che ho giocato, dopo aver chiesto “privatamente” ad un partecipante qual’era stata la battuta oggetto della devastazione (una battuta qualsiasi che dimostra come siano le dinamiche e non la qualità delle battute a scatenare la situazione comica…) è stata: “Tranquilli, nessun problema, si può continuare a fare ginnastica anche ridendo e chiacchierando ma continuate a camminare altrimenti provocate intasamenti”, battuta detta sapendo benissimo che questi non erano assolutamente in grado di muoversi fin tanto che non terminava la risata incontenibile e che non ha fatto altro che prolungare quella incontenibile risata, come era ovviamente nei miei intenti.

Quella situazione è passata alla storia, la famosa dichiarazione pubblica di una delle leader del gruppo: “Se non ci fosse la ginnastica per la terza età bisognerebbe inventarla…” ne ha sigillato i contenuti e penso che se anche ricreassimo quella condizioni nei minimi particolari nessuno riuscirebbe a giocarla più così bene e con quella tempistica e mi ci metto dentro pure io che con la mia faccia di bronzo sono riuscito a far finta di niente quando hanno capito tutti che stavo facendo finta di niente e dicendo di continuare a camminare come nulla fosse non ho fatto altro che stare al gioco.

Allora vi confesso che come sanno ridere gli anziani non sanno ridere i più giovani. Penso che sia una questione di esperienza, di saggezza, andando avanti con l’età capisci che ci sono molte cose che dovrebbero far ridere che in realtà sono battute di scarso livello poi capisci che invece ci sono delle situazioni che anche se la battuta è quasi inesistente si crea una comicità irresistibile. Quella comicità deriva dal fatto che il giovane di situazioni comiche ne ha vissute qualche migliaio e tutte sono buone per ridere, mentre l’anziano ne ha vissute milioni, ormai non ride più quasi per nulla ma quando si creano certe situazioni ha una capacità ed una sensibilità nel distinguerle che non sono proprie del giovane.

Ieri quella situazione storica mi è tornata alla mente in un’altra comunissima lezione di ginnastica per la terza età, in realtà un po’meno comune dell’altra perché per problemi di covid svolta all’aperto, ben distanziati e con numeri ben inferiori a quelli che si raggiungevano in palestra in tempi normali, ma insomma con una “quasi normalità” creata all’interno di questo piccolo gruppo.

Ieri ho dovuto far finta di niente non perché lo prevedesse il copione ma perché sarei stato irriverente a mettermi a sghignazzare in modo incontenibile visto che la battuta era sull’età ed io obiettivamene sono un po’ più giovane della media dei miei allievi. Per questo ho fatto fatica, ero io che non potevo ridere e non è stato per nulla facile trattenersi. La battuta detta con un misto di tragicomicità fra due allieve che gli altri non hanno sentito ma che io ho sentito perché ero a fianco è venuta spontanea, non studiata e forse non aveva nemmeno l’obiettivo di far ridere (anche se questi ne sanno una più del diavolo e sanno benissimo che stavo ascoltando…) ma per me è stata travolgente nel suo contesto. Erano le due allieve decisamente più anziane del gruppo, entrambe alla soglia dei 90 anni, una delle due più vicina di quell’altra a tale soglia ma non in modo netto, diciamo solo che la più giovane “sa” di non essere la più vecchia di tutto il gruppo perché è salvata dall’altra che tutti sanno essere la più anziana. Non a caso erano a fianco una all’altra e stavano facendo uno dei miei esercizi preferiti molto battuti in questo tipo di lezioni che è l’imitazione del passo alternato nello sci di fondo, esercizio che pur non richiedendo grandi doti coordinative mette in moto un grande numero di muscoli ed io ritengo che sia utile… per tutte le persone che sanno ancora stare in piedi. Ebbene, faccio a fatica a descrivere la scena ma non ci vuole molta fantasia a capire che queste facevano l’esercizio in qualche modo con uno sbilanciamento del busto in avanti che pareva quello del grande Nicolaj Zimjatov, uno dei più grandi interpreti del passo alternato nello sci di fondo (oro alle Olimpiadi di Lake Placid del 1980 nella 30 chilometri), che aveva un passo talmente ampio ed elegante che lo costringeva a stare molto avanti con il busto. No, queste stavano molto avanti con il busto semplicemente per problemi di artrosi che arrivati ad una certa età anche se puoi contenere nella sua sintomatologia dolorosa fai comunque fatica a contenerla negli adattamenti al movimento che implica e forse bisogna ammettere che il movimento non arrivava all’eleganza di quello del mitico Zimjatov anche perché obiettivamente svolto a ritmi ben inferiori. Nel contesto di questo esercizio fatto non per vincere la medaglia alle Olimpiadi ma semplicemente per combattere l’artrosi la più “giovane” delle due girando il capo verso la più anziana le dice: “Allora come va?” (in realtà tutto è trasmesso in dialetto veneto ma per ovvi motivi di comprensibilità traduco…) e l’altra in modo insospettato: “Eh, insomma… più o meno come te!” E questo è stato il classico gol in contropiede di una che secondo il cliche di gruppo doveva rispondere “Eh, è dura, qui sono la più anziana…”.

In quella risposta di poche parole detta con un ironia pungente e decisamente comica (faccio fatica a riportare la teatralità dei toni ma è decisiva per conferire comicità al tutto) c’è un enciclopedia della saggezza. Mai la teoria della relatività di Einstein trova conferma così chiaramente. Tutto è decisamente relativo. La risposta poteva essere anche un trattato scientifico partendo da un discorso del tipo: “Quando si arriva alle soglie dei novant’anni che uno sia proprio il più vecchio o appena più giovane, poco cambia perché i problemi sono quelli e uno potrà anche avere l’etichetta di più vecchio del gruppo ma non è certamente quell’etichetta a fare la differenza perché ciò che conta è la sostanza dei problemi che, anno più anno meno, ormai a quell’età sono di un certo tipo per tutti…”.

Questa cosa, dopo lunghi passaggi, mi spiega anche perché le persone molto anziane, se ce la fanno ancora ad uscire dalla porta sono quelle che ci tengono di più a fare un certo tipo di attività fisica e sono quelle più propense a farsi vedere in giro all’aperto anche se non c’è una palestra a nascondere le gesta atletiche un po’ improbabili di un fisico che ovviamente non è più al top della forma.

Le più giovani (e qui è soprattutto un fatto di sesso femminile e non me ne abbiano le signore ma è un’osservazione obiettiva) hanno più ritrosia a fare attività fisica in luogo pubblico, si sentono più osservate e sentono la necessità dell’intimità della palestra. Le più anziane di questa cosa non gliene frega proprio nulla, sanno di avere grandi limiti nelle capacità motorie, sanno che questi limiti sono normalissimi e non hanno problemi ad esibirsi in pubblico, perché la salute è più importante delle apparenze.

Con la mia solita osservazione di stampo “pseudoscientifico” ho voluto dare serietà ad una situazione che di serio non aveva proprio nulla. Resta una battuta frecciata, che anche se non è passata in tutto il gruppo per me va decisamente in quelle storiche, che fa meditare e che io riesco a raccontare solo facendo la scenetta con tanto di riferimento al mitico Zimjatov perché è lui il vero propiziatore di tutta questa storia. Grazie Nicolaj…