Insinuazioni su articolo “Asimmetrie, trolley e sport”

Chi mi conosce fin troppo bene ha insinuato che io con la stesura dell’articolo “Asimmetrie, trolley e sport” volessi andare a parare su argomenti che vanno ben al di là della problematica già piuttosto spinosa dei trolley troppo pesanti degli scolari ed in effetti è proprio così. In modo nemmeno troppo criptico avevo concluso che se qualcuno ha addirittura il coraggio di dare la colpa di quel problema ai bambini dicendo che sono loro che portano a scuola troppe cose  inutili  allora vuol dire che i problemi della scuola italiana vanno ben al di là della nuova disgrazia del trolley.

Non ho mai nascosto di fare il tifo per un nuovo tipo di scuola che vada al di là del nozionismo che era già imperante ai nostri tempi e che adesso è stato esasperato sempre più. Ho scritto addirittura che la competizione eccessiva sui banchi di scuola deve essere trasferita dalle aule ai campi sportivi se vogliamo crescere una gioventù più sana. Ho scritto anche che gli studenti italiani a 16-17 anni (se non prima) hanno già perso il gusto di competere nello sport perché sono troppo impegnati a competere per sopravvivere a scuola.

Ed allora potete immaginarvi come reagisco quando una raccomandazione del Consiglio Superiore di Sanità viene disattesa fondamentalmente perché se la applichiamo non riusciamo più a dare i compiti per casa ai nostri scolari.

E’ inutile che ci raccontiamo bugie: se quella direttiva viene messa in pratica spazio per i libri di testo negli zaini degli scolari non ce n’è più perché ci stanno a malapena i quaderni ed un astuccio, nemmeno troppo carico. Si impone la scelta di lasciare i libri di testo a casa o a scuola e non possono certamente essere trasportati avanti e indietro. E’ chiaro che questo obbligo crea dei problemi metodologici anche nella didattica. Il fatto che un ottimo sistema per risolverlo sia quello di ipotizzare una scuola dove l’apprendimento avviene a scuola e non a casa a me non crea nessuno scompenso. Purtroppo crea un grande scompenso alla maggior parte dei genitori degli allievi dell’attuale scuola che arrivano perfino a rompere le scatole all’insegnante perché pare che il loro figlio sia un po’ indietro con il “programma”. Il tarlo del programma più che un incubo degli insegnanti, che una certa elasticità nell’affrontarlo ce l’hanno, ormai è un problema dei genitori, di quei genitori che probabilmente sono gli stessi che puntavano a prendere i voti più alti a scuola studiando lo stretto necessario per ottenere i voti migliori ma disinteressandosi nel modo più assoluto al vero apprendimento della materia. Sono quelli che studiavano da pagina 123 a pagina 176 e se c’era qualcosa da cercare su testi non ufficiali per sviscerare al meglio la materia se ne guardavano bene dal farlo per non perdere tempo prezioso per memorizzare ciò che c’era scritto da pagina 123 a pagina 176, in una parola sono gli “obbedienti”, quelli che non hanno mai nemmeno ipotizzato che un nuovo tipo di scuola potesse esistere.

Ora io non posso permettermi il lusso, da misero insegnante di educazione fisica, di criticare la scuola italiana nelle sue basi, nel suo peccato originale che purtroppo è ancora quello di un nozionismo sterile ed esasperato, però posso, nell’affrontare un problema molto importante perchè riguarda la salute di tutti i nostri figli (e non solo di quelli gracilini), evidenziare che c’è una direttiva che in un colpo solo risolverebbe quel grosso problema e l’applicazione della quale è stata disattesa per una serie di cause. L’insinuazione di chi mi conosce e dice che a me non interessa nulla il fatto che applicare quella direttiva sia praticamente impossibile senza sconvolgere il metodo di studio è decisamente fondata ed è fondata al punto tale che non solo io ammetto questo ma dichiaro proprio pubblicamente che  vedrei l’applicazione rigida di quella normativa come una manna venuta dal cielo che ci obbliga a rivedere l’assetto di tutta la metodologia didattica.

Tornando sulle cose più pratiche in ogni caso io non voglio che per proseguire un certo sistema di fare scuola venga ignorata una norma che riguarda comunque un problema molto importante.

In sintesi se ci nascondiamo dietro ad un dito facendo finta di aver risolto il problema degli zaini perché si spera che con il trolley si possano trasportare a scuola un maggior numero di libri vuol dire proprio che della salute dei nostri figli non ce ne frega nulla. Possiamo anche restare convinti del fatto che la miglior scuola possibile sia quella dove si imparano a memoria un’infinità di cose ma se per rispettare questo principio pieghiamo la schiena degli studenti allora vuol dire che abbiamo nozioni di educazione fisica veramente scadenti. E questa è una grande autocritica: il problema dei trolley troppo pesanti è un problema degli insegnanti di educazione fisica che contano meno del due di picche e che non sono capaci di far sentire la loro voce nella scuola italiana.