I MASTER PER COMBATTERE L’ABBANDONO PRECOCE DEI RAGAZZI NELLA PRATICA SPORTIVA

Seguivo delle gare di atletica, l’altro giorno, e a dei ragazzi non più bambini che mi chiedevano che tipo di gare erano, un po’ impauriti dalla competizione, visto che erano all’esordio, ho risposto che erano gare condominiali, non erano molto importanti, non c’era una gran posta in palio se non la possibilità di avere degli sconti sulle spese condominiali per i primi classificati. In effetti erano delle gare provinciali che sono il primo livello di competizione per l’atletica ma per chi è all’esordio possono già incutere un certo timore. Non è difficile vedere anche nelle gare provinciali talenti che hanno bisogno di anni e anni di allenamento per raggiungere una condizione atletica che possa portarli a risultati che, anche se non sono da Olimpiadi, sono comunque da sport di alto livello.

Osservando le varie gare notavo con occhio diverso dal solito la funzione che può avere la partecipazione dei master in queste gare. Di solito ho sempre guardato i master come potenziali rivali, sono un master anch’io quando funziono e pertanto, istintivamente, mi pongo il quesito se posso battere un certo master oppure, se mi bastona, tentare di comprendere l’entità della bastonata che posso prendermi in gara. Invece, andando oltre questa osservazione decisamente personale, mi sono accorto che tutti i master hanno un’importante funzione nel contesto globale della manifestazione: fanno da parafulmine per gli atleti meno performanti delle categorie giovanili che gareggiano già nella categoria assoluta. Siano allievi, Junior o anche Senior che non hanno un grande livello prestativo, possono contare sul cuscinetto del master per poter offrire un qualsiasi livello prestativo senza paura di sfigurare.

La cosa che deve aver imparato il master nella sua lunga carriera agonistica e anche se non ha avuto una lunga carriera agonistica (ci sono master che si inventano master a 60 anni senza aver mai gareggiato prima…) deve impararla subito è saper perdere. Come sa perdere il master non sa perdere nessuno per il semplice motivo che se il master non sa perdere non può nemmeno gareggiare perché si fa del male subito. Il master è un vero e proprio professionista della sconfitta e nella sapiente gestione della sconfitta capita pure che una volta tanto, per sbaglio, vinca ancora.

Così se qualche diciottenne approda all’atletica ad un’età che è un insulto al buon senso dire che è “troppo tardi”, può avere le spalle coperte da questa grande capacità dei master. L’esordio del diciottenne principiante trova nel master la garanzia di una cornice di gara dignitosa.

Io ho sempre detto che le medaglie dovrebbero essere assegnate al contrario. Si fa poca fatica a vincere, anzi è decisamente divertente. Arrivare secondo non è com vincere ma insomma è sempre gratificante e arrivare sul terzo gradino del podio ci mette comunque in una posizione di privilegio rispetto alla media dei contendenti. Chi arriva nel mezzo è un po’ nascosto ma insomma se ha passione per lo sport si diverte ugualmente anche se non si è messo particolarmente in evidenza. I problemi sono per chi arriva dietro e l’ultimo è proprio il più tosto di tutti. L’ultimo è quello che per esempio se è ultimo di una gara di mezzofondo non deve attardarsi a ridurre il più possibile a ridurre il gap dal penultimo perché se non riesce in questo intento da il tempo per far partire quell’applauso riservato all’ultimo staccato che pur essendo il più sincero tributo allo spirito olimpico è quell’onta dalla quale chi è abituato ad arrivare ultimo tenta sempre di fuggire. Così quando si vuole prendere in giro un potenziale ultimo di quelli tosti, per terrorizzarlo un po’ prima della gara gli si dice: “Dai che oggi ti pigli l’applauso…” E quando l’ultimo con una prestazione notevole riesce ad arrivare vicino al penultimo e non da nemmeno il tempo al pubblico di partire con l’applauso va in giro fiero e dice: “To caro, niente applauso li ho fregati tutti…” riferito al pubblico più che agli altri partecipanti alla gara.

Anche il penultimo non se la passa molto bene, terrorizzato sempre dall’idea di essere pigliato dall’ultimo ed il terz’ultimo non se la passa di certo molto meglio. Questi tre dovrebbero prendere le medaglie perché sono quelli che se non gratificati alla competizione successiva potrebbero pure stare a casa a guardare la televisione.

Abbiamo bisogno di tenere i giovani attaccati alle competizioni, ne abbiamo bisogno per dare un senso alla loro pratica sportiva, ne abbiamo bisogno perché stritolati da una scuola sempre più soffocante hanno paura di arrivare ultimi e se arrivano ultimi non si divertono più ed abbandonano. I master ci vengono in soccorso in questo importante ruolo.

Aprite ai master, incentivate la partecipazione dei master perché un altro obiettivo (anche ai master fa bene alla salute partecipare) importante è quello di incentivare i giovani non altamente performanti alla pratica agonistica. Sono stritolati dagli impegni scolastici, se per colpa di una preparazione un po’ raffazzonata, visto che studiano troppo e si allenano troppo poco, non sono altamente performanti devono comunque trovare gratificazione almeno nelle competizioni che io chiamo “condominiali”, altrimenti mollano la pratica agonistica che è la scelta più deplorevole che si possa fare prima dei trent’anni. Che si alleni o no il corpo umano fino ai trent’anni è una macchina che va alla grande, non ha senso lasciarla in garage per riprenderla a 40 anni quando magari ci ha pure un po’ di ruggine. Il master può fare attività a tutte le età e gli fa bene alla salute, le sue gare fanno bene anche alla salute dei giovani che hanno ancora più bisogno del master di gareggiare. Se la scuola rende impossibile la pratica agonistica ai giovani allora è semplicemente una scuola che va riformata, ma davvero, non per finta come hanno fatto nell’ultimo mezzo secolo.