COMPRATEVI IL CARGO BIKE!

Che sia rimediato da una bici qualisiasi attaccandoci dietro una carriola oppure di lusso, tipo risciò che ci potete portare pure due bambini o un anziano e stanno pure coperti e che magari si ricarica anche con l’energia solare, ma compratevi un cargo bike, è l’unico modo per venire fuori dalla pandemia delle automobili.

Se il vaccino può salvarci dal covid, l’unico strumento che ci può salvare dalle automobili è il cargo bike. Non attendetevi green pass per le auto, non attendevi misure di urgenza per favorire una buona ciclabilità urbana, se non ci sono state fino ad ora non ci saranno più.

Eppure qui l’emergenza resta perché, combattuto il covid, potrebbe benissimo ripresentarsi un altro virus idiota che non si rende conto che abbiamo i polmoni fragili e ci ammazza attaccando i polmoni facendo un danno letale a noi e pure a sé stesso. Dal punto di vista del virus siamo noi che abbiamo i polmoni fragili e non lui che attacca troppo duro. Se aspettiamo che i virus si adattino ai nostri polmoni e facciano i conti con il fatto che noi continuiamo a muoverci in città super inquinate aspettiamo di estinguerci.

Perché ce l’ho con il cargo bike. Il cargo bike sembra fatto apposta per la situazione italiana. In Italia non è che non ci siano le strade, ce ne sono fin troppe, solo che sono dominate dalle auto. gli automobilisti italiani non sono deficienti, sono semplicemente maleducati, se c’è un cargo bike sulla strada non è che rischino il frontale con una vettura che giunge in senso opposto per superarlo a tutti i costi, attendono pazientemente fi tanto che non si può superare e poi superano imprecando contro questa malsana idea del cargo bike, ma in ogni caso superano solo quando si può superare.

Con la bici non succede così, la maleducazione si estrinseca in tutta la sua potenzialità e l’automobilista non vede l’ora di superare prima possibile il ciclista se possibile buttandolo pure giù dal ciglio stradale e comunque non concedendo praticamente mai quel metro e mezzo di sicurezza di distanza in fase di sorpasso che è previsto in tutti i paesi civili.

A questa situazione il cargo bike è l’unica risposta perchè occupa l’intera carreggiata come se fosse un automobile e a chi dice che il cargo bike è un disastro che rischia di paralizzare i centri delle nostre città c’è da dare solo una risposta: la circolazione nei centri urbani delle nostre città va completamente rivista, non siamo più negli anni ’70 dimentichiamoci i 50 all’ora che sono un lusso non più proponibile. E’ una rivoluzione che innesca un nuovo tipo di economia perché se le città vanno ad un ritmo diverso cambia tutto, cambia lo stile di vita e cambiano le esigenze.

E’ una scelta di salute, è chiaro che da un punto di vista economico può rivelarsi molto onerosa ma non c’è tempo da perdere.

La bici normale non è in grado di prendersi il suo spazio in città che sono concepite ancora inesorabilmente per le automobili. Il cargo bike è il mezzo che rallentando il traffico (e non bloccandolo come sostengono gli automobilisti affezionati ai 50 chilometri all”ora) riesce a salvare tutti, pedoni e ciclisti. A quel punto come per incanto ci si renderà conto che le strade ci sono, è inutile costruirne di nuove, basta solo cambiare la mentalità di chi le percorre che crede ancora che l’auto privata abbia la precedenza su tutto e su tutti.

E chiaro che ad una strategia del genere deve essere abbinato un concreto potenziamento del mezzo pubblico e quello è un altro onere da sostenere ma pensare che la città in preda ai ciclisti sia più inquinata di adesso è tutta una scusa per far finta di niente. Se le auto diminuiscono in modo drastico e sono costrette a rallentare nei centri urbani è impossibile che l’inquinamento possa aumentare ed eventuali ingorghi inevitabili in nuove situazioni si possono certamente affrontare caso per caso avendo sempre occhio di privilegiare l’uso della bici e offrire una valida alternativa con il mezzo pubblico a chi non può usarla. A quel punto l’autovettura resta solo un lusso per pochi snob nostalgici che evidentemente non possono comunque più usarla con lo stesso stile con la quale si usava 40 anni fa.

Per certi versi è un tornare indietro a settant’anni fa, un rinunciare ad un certo tipo di libertà e tornare alla schiavitù di bici e mezzi pubblici, come negli anni ’50. Beh, per consolazione di chi si sente privato di libertà fondamentali da questa nuova situazione, si può sempre dire che c’è stato un tempo che le strade puzzavano da deiezioni di cavalli. Se usiamo bene mezzi pubblici e biciclette (ivi compreso il fantastico rivoluzionario cargo bike che se lo pigli elettrico è un po’ come avere una micro auto da città…) i tempi delle strade che puzzano da deiezioni di cavallo non torneranno, perché a cavallo, per chi se lo può permettere, ci si va al maneggio. I tempi si evolvono. Questi sono i tempi del tram (meglio se elettrico) e della bicicletta. Pure con il cargo bike, largo quasi come una macchina.