Commento a “La ragazzina bendata per l’interrogazione a scuola”

Intanto mi si fa notare che la ragazzina non è stata fatta bendare a scuola ma a casa durante una verifica di didattica a distanza e poi qualcuno mi riferisce che i professori devono pur difendersi dagli imbrogli degli studenti.

 

Allora questo è un sito che tratta l’attività motoria e una volta tanto sarò io a censurarmi per non spararle troppo grosse.

In effetti io ho un’ idea di scuola da mondo delle favole e forse è meglio che non ne scriva troppo altrimenti appaio grottesco oltre che tonto e fuori dai tempi.

Per conto mio un insegnante che non riesce a stabilire una comunicazione efficace con un allievo è un incapace e non si merita di fare l’insegnante. Se un insegnante arriva a bendare uno studente perché altrimenti questo legge sul libro (torno a dire che con i libri sono gli insegnanti ad insistere, se fosse per gli studenti potrebbe benissimo esistere una scuola anche senza libri, il libro pare proprio un’esigenza degli insegnanti che evidentemente senza libri non sono capaci di insegnare) vuol dire che non è capace di insegnare.

Non nascondiamoci dietro ad un dito: è una scuola dove si approfitta del concetto di meritocrazia per tenere un minimo di disciplina perché il rapporto insegnante allievo a volte è talmente scadente che non si riesce nemmeno ad avere un minimo di disciplina.

Così facendo si arriva al ricatto storico “Studia o ti boccio” che è il principio fondante della scuola di un secolo fa perfettamente confermato in questa scuola. Se tutti sono convinti che questo sia il miglior modo per imparare andiamo avanti così. Io sono convinto che se vogliamo davvero far ricerca e non imparare solo le cose che ci sono scritte sui libri bisogna mettersi con molta umiltà, insegnanti ed allievi, in un percorso molto impegnativo dove la fiducia reciproca è fondamentale, altro che bende sugli occhi e dove l’entusiasmo per la ricerca deve superare ogni noiosa disputa sulle continue verifiche del rendimento scolastico. Una scuola così non è voluta dal mondo del lavoro perché il mondo del lavoro da una scuola così viene rigirato come un calzino e stravolto in modo decisivo.

E questa è politica. Quella politica che a scuola non si vuole fare perché i giovani vanno tenuti distante dalla politica, hanno idee troppo scomode. Io la vedo così.