RIABILITAZIONE E CASUALITA’

Il signor Mario è un mio allievo dei corsi di ginnastica, non più giovanissimo e con un problemino alla spalla per il quale i medici hanno consigliato l’intervento chirurgico. Il signor Mario non è che ci senta molto su questo consiglio però mi dice che lui alla ginnastica non rinuncia perché ne ha bisogno e pertanto, anche sulla base di mie indicazioni, adatta la lezione alle sue esigenze. Per ovvi motivi la spalla la muove molto poco ma tanti esercizi li esegue normalmente perché interessano la spalla in modo del tutto marginale. Così da un po’ di tempo e nella routine delle lezioni che si susseguono ogni tanto chiedo “Come va la spalla?” e lui sempre a rispondermi “Eh, mi hanno detto che dovrei operarla ma non ne ho molta voglia…” Ricordo che tempo fa avevo proposto anche al signor Mario di studiare una serie di esercizi specifici per tentare di alleviare i dolori e contenere il problema ma la proposta non aveva sortito gli effetti sperati. Lui l’aveva considerata, aveva fatto dei tentativi ma si era reso conto che quei tentativi rischiavano di minare ancor più gli equilibri di quella spalla invece di costruirne di nuovi più accettabili. Quindi io non avevo insistito raccomandando contemporaneamente di non forzare con i normali esercizi della lezione per non fare ulteriori danni su quella spalla problematica.

Alcune lezioni fa, dopo un periodo abbastanza lungo di stasi della situazione, vedo che il signor Mario comincia a muovere un po’ meglio la spalla. Come al solito raccomando di non forzare più di tanto e lui mi risponde che la sta muovendo di più non perché sta forzando ma perché sta effettivamente meglio dopo l’adozione sistematica di alcuni esercizi che ha selezionato da pochi giorni. Contento per lui mi sento un po’ “professionalmente invidioso” per il professionista che è riuscito ad arrivare laddove non sono riuscito ad arrivare io. Faccio pure un’autocritica dicendomi (a me stesso, senza comunicarlo) che se avessi insistito forse anch’io avrei potuto selezionare degli esercizi che potevano dargli qualcosa in più per quella spalla. Passa qualche lezione e, corroso dall’invidia per il mio collega, chiedo chi è stato il professionista che ha dato quelle indicazioni. Risposta “Ah, niente, casualmente, li ho scoperti da me. A dire il vero il barbiere mi ha detto quello che mi aveva già detto lei che alcuni esercizi possono essere più vincenti di altri per questo tipo di problema, ma questo lo sapevo già. Il fatto è che casualmente mi sono reso conto che alcuni esercizi funzionavano più di altri ed ho provato ad insistere sistematicamente su questi…”

Mi sono sentito ancora più pirla che non se fossi stato battuto da un collega. Battuto nel mio campo da un barbiere. Ma il metodo si chiama metodo “del signor Mario” e non metodo del barbiere perché la scoperta vera e propria l’ha fatta il signor Mario non il barbiere. Il barbiere ha solo avuto la lungimiranza di insistere un po’ più del sottoscritto sul concetto che molto spesso la ginnastica deve essere messa a punto con cura prima di essere dichiarata inidonea per risolvere un certo problema. Poi, però, continuando la mia indagine ho avuto anche la risposta di consolazione: “Pensavo che fosse stato un fisioterapista a darle queste indicazioni” – Risposta: “No il fisioterapista mi aveva aiutato un po’ ma non mi ha dato indicazioni decisive per aiutarmi a selezionare gli esercizi giusti da fare.” Mi sono sentito un po’ come il ciclista che perde da un rivale battibile nel tentativo di marcare stretto il favorito della corsa. Non ho voluto scavalcare il fisioterapista e ho perso… dal barbiere.

In effetti c’è una certa lotta fra fisioterapisti ed insegnanti di educazione fisica quando si tratta di aiutare un paziente che può essere trattato con la ginnastica. Diciamo che parlando di patologie conclamate (e non di un semplice sovraccarico funzionale) il fisioterapista dovrebbe essere più attrezzato. Poi, però, c’è da dire che mentre il fisioterapista interviene  proprio manualmente con la ginnastica passiva (orchestrata fisicamente da lui, oltre che verbalmente) il vero esperto della ginnastica “attiva” (ginnastica attiva è una ripetizione: la ginnastica è tutta attiva, l’altra si chiama fisioterapia) è proprio l’insegnante di educazione fisica. Diciamo pure che, quando c’è un fisioterapista di mezzo, per consuetudine il campo nella risoluzione dei problemi specifici viene lasciato libero a lui mentre l’insegnante di educazione fisica continua ad occuparsi della condizione generale dell’allievo, non del problema specifico.

Poi la bacchetta magica non ce l’ha nessuno e così, su indicazione del barbiere, il signor Mario mette a punto il suo protocollo vincente per la spalla. E’ un protocollo che funziona solo per lui e su qualche altra spalla magari fa disastri ma, e questa è la vera lezione del “metodo del signor Mario”, noi dobbiamo sempre tener presente che la scienza del movimento non è una scienza esatta. Alcuni esercizi proposti in modo fallimentare in un certo momento possono rivelarsi molto utili in tempi successivi e anche nello stesso momento, esercizi che proposti con certe modalità non funzionano assolutamente proposti in altro modo possono diventare improvvisamente efficaci. Importante anche aver paura di sbagliare per non giocare con la salute del paziente, molto utile anche essere precisi e pure monotoni nel ripetere che la ginnastica necessita di messe a punto molto delicate. Viva il barbiere precursore del “metodo del signor Mario”.