VUOI DIMAGRIRE? COMINCIA A CAPIRE PERCHE’.

Questo potrebbe essere un’articolo che va fuori dal mio campo di competenza. Lo è certamente molto di più di quelli dove tratto di bici elettrica, di inquinamento dei centri storici, di piste ciclabili e di zaini troppo pesanti dei bambini che vanno a scuola, perché tutte queste cose hanno una stretta correlazione con l’attività motoria che non è per nulla difficile da comprendere mentre il dimagramento è molto meno connesso all’attività motoria di quanto si possa immaginare o, almeno, se proprio una connessione ce l’ha non è matematicamente certa come troppi credono.

Sono tempestato da domande di persone che essenzialmente sono poco interessate all’attività motoria ma hanno un desiderio quasi morboso e patologico di dimagrire e si rivolgono all’attività motoria con la sola finalità di dimagrire. Mi trovo spesso in un atteggiamento difensivo a rispondere che io non sono né un dietologo né uno psicologo (dovrei dire “psichiatra” più che psicologo) ma, anche per educazione, devo comunque contestualizzare la risposta in un ambito di teoria del movimento che probabilmente diventa solo un’ inutile predica per chi mi fa le domande sul dimagrimento e non esaurisce certamente la sua fame di notizie sulle strategie per dimagrire.

Per non prendere in giro nessuno bisogna chiarire un concetto. Non sempre dimagrire vuol dire guadagnarci in salute. In molti casi sì, certamente non in tutti. E così non sempre incrementare l’attività fisica in un certo modo aumenta il livello di salute. In un gran numero di casi sì, ma non in tutti. Sempre, quando c’è un dimagrimento, bisogna chiedersi se l’attività fisica che stiamo svolgendo è razionale e calibrata per le nostre esigenze e, a quel punto, anche se l’alimentazione è corretta in rapporto al carico di attività fisica che stiamo adottando.

Siamo portati a valutare con entusiasmo e come prova di efficacia un carico di attività fisica che ci fa dimagrire quando invece dovremmo analizzare con attenzione perché sta accadendo questo. Nel contempo siamo assaliti da mille dubbi quando un carico di attività fisica razionale e che migliora il nostro benessere in modo tangibile ed indiscutibile non è accompagnato da alcuna perdita di peso.

Spesso ad un aumento dell’attività fisica è abbinato un piano di restrizione alimentare invece che un suo adeguamento e così può accadere di sentir dire: “Mi sento un po’ debole ma ho già perso svariati chili, se continuo così forse va giù anche la pancia…”. Poi puo’ accadere che chi si alimenta in modo corretto e svolge la giusta attività fisica dica: “Mi sento meglio ma non è andato giù neanche un etto: c’è qualcosa che non va…”.

Si potrebbe reagire a queste situazioni in modo diverso, pensando che se non ci si alimenta in modo corretto e si continua a perdere peso si rischia di creare uno squilibrio che nove volte su dieci, grazie alle reazioni difensive dell’organismo si tradurrà in un conseguente aumento di peso, ma a volte rischia di degenerare in qualcosa di davvero patologico con perdite di peso drammatiche e creazione di squilibri di una certa gravità. Con riferimento ai piani calibrati di attività fisica si potrebbe semplicemente rilevare che si sta meglio e con un po’ di fiducia pensare che se quel peso che stenta a calare non è davvero il nostro peso-forma, prima o poi, insistendo con un’attività fisica corretta, tenderà lentamente a diminuire.

Insomma la prima domanda da fare a chi vuole insistentemente perdere peso è: “Perché?”. Molto spesso il vero perché non lo sa nemmeno chi vuole perderlo quel peso e farebbe bene ad interrogarsi sulle vere motivazioni di quell’esigenza.

Con riferimento all’attività motoria mi capita di sentire delle domande dove è assolutamente evidente che l’interesse per l’attività motoria è pari a zero ed invece c’è dietro questa unica presunzione di servirsi del movimento come strumento per perdere peso. Anche in questi casi, scavalcando un passaggio, dovrei limitarmi a chiedere il perché di quell’esigenza. Mi accorgo di ciò quando mi pongono domande sulla corsa persone che non hanno assolutamente nessun entusiasmo verso la corsa. Allora, con un’intuizione geniale (che di geniale ormai non ha proprio più nulla…), dico: “Ma guarda che se l’obiettivo è dimagrire non è assolutamente necessario correre, può essere più che sufficiente camminare” e l’interlocutore si illumina come se avesse avuto la rivelazione del secolo ed, incredulo, si entusiasma confermando: “Ma a me non me ne frega assolutamente niente di correre, io pensavo che fosse necessario per dimagrire!”.

Sono un grosso sostenitore dei benefici dell’attività fisica e approfitto di queste situazioni per decantare quei benefici e pubblicizzare l’attività fisica in tutti i modi, così finisco per dire che “…l’importante è la salute e non abbiate fretta nel buttare giù peso, imparate ad apprezzare la capacità di muoversi meglio più che i centimetri di pancia buttati giù…”, ma quando dico così rischio di tentare di spingere un “prodotto” che viene subito bocciato se non è quello che può far davvero perdere molto peso in poco tempo. Così molto più seccamente dovrei affermare: “Il suo vero problema è che deve spegnere la televisione, non solo per trovare il tempo di muoversi ma anche per smetterla di pensare che il modello fisico salutare sia quello pubblicizzato dagli spot televisivi”.

Questa mia osservazione sarebbe però deontologicamente scorretta e può essere considerata anche un’ invasione di campo perché è come dire: “Il suo non è un problema fisico ma un problema psichiatrico…”. Io non sono uno psichiatra e non posso permettermi il lusso di fare simili affermazioni, posso solo incanalare la pulsione verso l’attività fisica sui giusti binari.

Il problema è che in tali casi la pulsione verso l’attività fisica proprio non esiste e c’è solo una ricerca sfrenata verso tutte le strategie che possano portare ad un dimagrimento. Per “salvare” l’allievo ci sarebbe quasi da bluffare e dire che il movimento è davvero la miglior arma per dimagrire. Quando poi uno ha cominciato a muoversi sta davvero meglio, può rinsavire e poi capisce che non si vive per dimagrire ed emulare i modelli della televisione.

Insomma la cultura del movimento è stritolata dalla cultura delle diete e anche il movimento viene visto, alla stessa stregua di una dieta, come un mero strumento per dimagrire. Forse dovrebbero cominciare i dietologi a dire che non si mangia per dimagrire ma si mangia per stare bene così a noi insegnanti di educazione fisica risulterebbe più facile poi affermare che ci si muove per stare  bene e non per perdere peso.

E’ vero che c’è pure un’ emergenza obesità nel nostro paese ma quella è alimentata da un sistema che pubblicizza da un lato i piaceri della tavola a più non posso e dall’altro i canoni estetici delle modelle anoressiche come modello fisico ideale. L’obesità trae grandissimo beneficio dalla pratica di una equilibrata attività motoria che tende a ridurre il grasso di chi è decisamente sovrappeso. Ovviamente il buon senso è richiesto ancor più a chi è in sovrappeso perché è chiaro che svolgere attività fisica con una zavorra di alcune decine di chili in eccesso non è per niente facile. Se l’obiettivo è la salute con calma si possono raggiungere risultati entusiasmanti, se l’obiettivo è il ventre piatto allora la delusione è dietro l’angolo, ma la vera disgrazia è se questa presunzione ci acceca al punto tale da non farci vedere come possa essere utile l’attività fisica al di là dei risultati estetici che è in grado di garantirci.