QUELLO CHE SI VEDE E QUELLO CHE SI SENTE

Con i telefonini tutti che rivedono, pure al rallentatore, il gesto tecnico e possono commentare tecnicamente i vari problemi. ‘Na volta tanto il telefonino serve a qualcosa. Non serve più per telefonare perché ormai nessuno più risponde al telefono però almeno serve per rivedere il gesto tecnico e possiamo avere delle utili informazioni per migliorarlo.

Però c’è un però (e volevo vedere che con il telefonino di mezzo non arrivava una critica da PTG…) se tutto ciò che si vede diventa stramaledettamente importante va a finire che ciò che si sente rischia di perdere importanza. Ci concentriamo molto su ciò che si vede ma perdiamo “di vista” ciò che si sente.

“Stai bene con il vestito rosso…” – “Ho capito, ma mi sento comunista e sono io che non mi posso vedere con il vestito rosso…”. Può pure esserci una conflittualità fra ciò che si vede e ciò che si sente e questa conflittualità non può essere trascurata, non si può dire a priori se sia il caso di dare la precedenza alla realtà delle immagini o alla realtà, altrettanto concreta, delle sensazioni.

Inutile negare che siamo nella società delle apparenze e allora, tanto per cambiare siamo in un’altra situazione dove il telefonino rischia di mandarci decisamente fuori strada. Non sto affermando che sia inutile rivedere il gesto tecnico, anzi è una buona occasione per capire cosa si è fatto e cosa si sta facendo ma bisogna capire come utilizzare queste immagini e poter valutare eventuali correttivi o altre idee per il miglioramento del gesto tecnico.

Insomma, siamo tutti in possesso di una telecamera facile da usare che ci segue in ogni dove (chi dice che non siamo mai stati controllati in tutto e per tutto come ora non ha poi torto) ma molto spesso non sappiamo usarla e rischiamo pure di fare dei danni se condizioniamo la preparazione solo sulla base di ciò che ci fa vedere la telecamera.

Nel mio campo ho sempre detto che la tecnica di corsa è molto importante ma bisogna saperla maneggiare con cura altrimenti si fanno danni gravi e si arriva facilmente all’infortunio. Piuttosto che intervenire in modo maldestro meglio non intervenire per niente. Mi è capitato di scoprire espedienti per migliorare apparentemente la tecnica di corsa di un mio allievo poi questo mi dice “Si ma così mi sento dimmerda…” e allora non ho scoperto un bel niente perché preferisco quel correttivo inguardabile che apparentemente peggiora la tecnica del mio allievo se lo fa sentire bene rispetto a quello miracoloso che lo porta a correre bene secondo i crismi tradizionali della corsa ma lo mette in una situazione di disagio.

Può esistere una situazione di conflittualità fra ciò che si vede e ciò che si sente, bene evidenziarla, se questa emerge non ha senso dare sistematicamente più importanza a ciò che si vede come si fa quasi sempre in tutte le questioni sociali. In tema di sport ciò che si sente è importantissimo e molte volte più determinante di ciò che si vede.

Allora, giusto per non bastonare ulteriormente tutte le opportunità che ci arrivano dall’uso compulsivo del telefonino, bene alla possibilità di filmare facilmente quanto avviene nello sport, poi da un punto di vista tecnico ricordiamoci di chiedere all’allievo cosa sente altrimenti se lo assoggettiamo alle risultanze della telecamera gli abbiamo costruito un’altra gabbia che limita le sue possibilità di movimento e di evoluzione tecnica.