SPORT DI VERTICE, SPORT DI BASE E ATTIVITA’ FISICA PER TUTTI

Da circa 44 anni mi occupo di sport e attività fisica in genere e da circa 44 anni percepisco a vari livelli una certa confusione sui concetti di sport di alto livello, di sport di base e di attività fisica per tutti intesa come strumento per combattere la piaga sociale della sedentarietà. I tre concetti sono tre concetti ben distinti e vengono discussi ed affrontati essenzialmente da due tipi di organizzazioni: le federazioni sportive e gli enti di promozione. Forse un primo motivo di caos nasce proprio dal fatto che abbiamo tre configurazioni distinte di attività fisica e due tipologie di enti organizzatori di questa attività. Ma se andiamo a guardare bene il dettaglio non sarebbe nemmeno così perché poi gli enti di promozione sportiva si dividono a loro volta in enti di promozione sportiva propriamente detti ed enti di “promozione sociale” che sono un’ altra cosa e possono benissimo occuparsi di attività fisica per il cittadino senza occuparsi di sport.

La questione continua ad essere complessa perché se è vero che fra l’attività sportiva di vertice, quella che fa capo al CONI  ed ha la sua espressione massima nel movimento degli atleti che parteciperanno o potranno partecipare alle Olimpiadi, e l’attività fisica, anche non sportiva, per il cittadino comune c’è un abisso non è vero che ci sia altrettanta differenza fra l’attività sportiva di vertice propriamente detta e quella veramente agonistica anche se non di vertice strutturata dalle Federazioni sportive così come non c’è questa differenza mostruosa fra lo sport veramente di base e le varie attività motorie e carattere ludico sociale che possono interessare anche gli enti di promozione sociale. Insomma la differenza è ben netta agli estremi di questo mosaico molto variegato ma non lo è altrettanto al suo interno dove un’infinità di sfumature fanno dire che più che di un mosaico con tante tessere si tratta di una sfumatura di colori dalle numerosissime tonalità.

Perché è importante capirci qualcosa all’interno di queste configurazioni di attività fisica? Perché se è vero che il 34% degli italiani pratica un qualsiasi accidenti di sport e un altro 26% di italiani pratica un qualche accidenti di attività ludico motoria o anche in forma non organizzata si arrangia comunque a praticare dell’attività fisica, un terribile restante 40% di italiani non fanno praticamente un cavolo, possono essere considerati a tutti gli effetti dei sedentari e sono un problema sociale assolutamente non trascurabile, anzi urgente e che ha delle ricadute anche in termini di bilancio dell’assistenza sanitaria che sono semplicemente devastanti.

Una prima analisi, su cosa sia lo sport di vertice e cosa sia lo sport di base può apparire anche quasi superflua nel senso che l’atleta di vertice prima di diventare uno sportivo dello sport di alto livello è comunque un atleta dello sport di base e pertanto anche l’atleta dello sport di base è giusto che sia considerato dalle Federazioni sportive, almeno fin tanto che la sua maturazione sportiva non è tale per poterlo definire in effetti attore dello sport amatoriale o, al contrario, protagonista dello sport spettacolo. Semmai una prima distinzione interessante è questa: stabilire chi si deve far carico dell’attività sportiva di quell’atleta che o per caratteristiche attitudinali o per scelta di vita ad un certo punto della sua carriera sportiva (si spera più in là possibile…) ha deciso che non sarà mai un protagonista dello sport spettacolo. Se sono ancora le federazioni sportive a doversi far carico dell’organizzazione sportiva indirizzata al soddisfacimento della domanda di sport di questi soggetti allora bisogna ammettere che le Federazioni hanno un incarico che va obiettivamente al di là dei compiti istituzionali attribuiti originariamente dal CONI che sono essenzialmente di reclutamento e preparazione degli atleti in odore di Olimpiadi. In tal caso Federazioni sportive ed Enti di promozione sportiva si troveranno a dover collaborare e confrontarsi in molti ambiti dell’organizzazione sportiva perché il loro compito si sovrappone e non si sa bene dove inizia la competenza di uno e dove comincia l’onere dell’altro. Che si sovrappongano pure, che ognuno faccia la sua parte nel modo meno caotico possibile, l’importante è che non vengano a mancare i fondi per l’organizzazione dello sport di base, che non accada che il ragazzino di 14 anni che si capisce che non riuscirà mai a giocare come Roberto Baggio non venga per questo allontanato dal campo.

Ma la questione non si ferma lì perché qui stiamo comunque trattando di sport, parte importantissima della questione riguarda quel 40% di italiani sedentari che non fanno proprio un accidenti. Qui è quanto meno lapalissiano che le Federazioni sportive non c’entrano proprio nulla, se questi non fanno un accidenti di sport è impossibile che dall’oggi al domani diventino dei probabili olimpici, dei protagonisti dello sport spettacolo. Tali personaggi hanno bisogno di essere avvicinati alla pratica dell’attività fisica da enti che con le federazioni sportive non c’entrano proprio nulla e possono essere enti di promozione sportiva o possono essere anche enti di promozione sociale ma devono comunque avere delle strutture di riferimento perché se da soli non sono riusciti ad accostarsi a nessun accidenti di attività motoria vuol dire che proprio da soli non ce la fanno.

Circa otto anni fa, quando ho avviato la mia idea bislacca di Personal Trainer Gratuito nel parco cittadino più frequentato dai podisti il sindaco della mia città dopo che un suo collaboratore aveva esaudito alle mie richieste mi ha chiesto se avevo bisogno di qualcosa. Istintivamente gli ho detto “Soldi!…” ma sapevo che questa era solo una battuta di spirito. Quando ho proposto questa idea, infatti, subito mi hanno detto: “Ottima idea, peccato che non abbiamo i mezzi per realizzarla…! Quando dopo mezz’oretta (ci ho pensato su troppo poco) sono tornato dicendo che “Personal Trainer Gratuito” era gratuito a tutti gli effetti e pertanto come lo era per la cittadinanza lo era pure per l’amministrazione comunale, allora hanno cominciato a muoversi con grande sollecitudine, autorizzazioni alla velocità della luce (pure contestate dall’opposizione… ma l’opposizione contesta sempre perché per profilo istituzionale deve contestare?!?) una bacheca in mezzo al parco che potesse presentare il servizio e sollecitudine e cortesia in tutte le mie richieste di carattere organizzativo. Mi ricordo che al sindaco risposi: “Beh mi occorrerebbe la collaborazione dei medici di base, che i medici di base pubblicizzassero questo servizio per i cittadini e mi mandassero i sedentari che hanno bisogno di indicazioni per cominciare a muoversi.” Adesso la mia richiesta al sindaco sarebbe molto diversa e non direi più né “Soldi!” né “Collaborazione dei medici di base” ma semplicemente “Piste ciclabili” C’è bisogno di un centinaio di chilometri di piste ciclabili per rendere davvero percorribile la città in bici.

Perché dalle Federazioni sportive sono passato a questo argomento che pare distante anni luce dalla tematica delle Federazioni sportive? Perché è un problema di politica dell’attività motoria e l’attività motoria non è solo quella che fa il futuro campione dei 1500 metri piani ma è anche quella del cittadino che non si muove (quello stramaledetto 40%) perché non ha tempo di muoversi e quindi avrebbe un urgente bisogno di andare a lavorare in bicicletta ma non può perché con le strade che ci sono è troppo pericoloso.

Allora l’attività fisica dei cittadini è un problema organizzativo ma è anche un problema di strutture, non attendiamoci che le federazioni sportive chiedano la costruzione delle piste ciclabili perché non è assolutamente nei loro fini istituzionali, ma un ente di promozione sociale non può certamente ignorarne l’urgenza perché è quotidianamente a contatto con persone che lottano con questi problemi.

E’ certamente un discorso economico di vasta portata e quando lo affrontiamo dobbiamo aver ben presente le ricadute dei mancati investimenti in tal senso. Se l’attività delle Federazioni sportive è finanziata male c’è il rischio che ne risenta lo sport di vertice e poi bisogna capire se questa cosa deve riguardare anche lo sport di base (che a mio parere è ancora più importante). Se le associazioni di promozione sportiva e sociale sono ignorate nelle loro esigenze il danno è per la cittadinanza inattiva fisicamente che è già una tragedia conclamata ed ha bisogno di risposte piuttosto urgenti. E’ chiaro che gli enti di promozione sportiva e sociale non hanno i mezzi per mettersi a costruire le piste ciclabili ma sono quelli che, più delle federazioni, hanno il compito di inquadrare il problema nella loro complessità. Per come la vedo io la disputa non è su chi deva organizzare il torneo amatoriale riservato ai non campioni e pertanto chi si meriti di aver accesso agli eventuali contributi per l’organizzazione dello stesso ma è una disputa che si gioca ad un livello più alto: chi si deve far carico di studiare le strategie per fare in modo che tutta la popolazione, sport o non sport, si muova in modo sufficiente per tutelare la propria salute. Al momento attuale non appaiono all’orizzonte altre organizzazioni se non  gli enti di promozione sportiva e sociale.