PASSIONE E RAZIONALITA’ NELL’ATTIVITA’ MOTORIA

Se scrivo di passione non sto scrivendo di cose scientifiche. Mi rifiuto di credere che ci sia un qualcosa di scientifico dietro alla propensione verso le more o le bionde e se pure lì esiste un aspetto scientifico a spiegare queste passioni non voglio assolutamente trattare quell’aspetto.

Trattare l’attività motoria con passione o con razionalità è un qualcosa che va al di fuori degli schemi. Posso trovare un dirigente di società sportiva che facendomi un contratto da professionista mi dice: “O ti i inquadri in un certo modo o non ti faccio il contratto” ma parlando di attività motoria diretta ai dilettanti non posso inquadrare proprio per nulla la passione di nessun soggetto. Un medico potrà dire ad un certo paziente che secondo lui ha bisogno di una certa attività fisica invece che di un’ altra ma dovrà comunque fare i conti con le passioni del soggetto altrimenti vuol dire che è un pressapochista o comunque uno che non ci ha capito niente di attività motoria.

Qualche volta in modo un po’ appassionato mi sono lasciato andare all’idea che la passione nell’attività motoria dei dilettanti sia quasi tutto ma sono piuttosto convinto di non aver detto la più grossa della castronerie quando ho affermato ciò.

La passione informa molto anche le gesta dei professionisti dello sport che a volte incastrati fra mille impegni da razionalizzare con precisione certosina si sentono un po’ soffocati nella loro passione per lo sport ed il loro rendimento rischia di risentirne in modo importante. Questi sono professionisti pagati fior di quattrini eppure anche loro influenzabili sotto l’aspetto emotivo figuriamoci un dilettante che non vede una lira bucata ed anzi per fare attività sportiva è costretto a pagare.

Dunque quando scrivo “Passione e razionalità” ho già immaginato un titolo sbagliato perché con riferimento ai comuni mortali dovrebbe essere “Passione e basta”.

A volte la passione porta a razionalizzare l’attività fisica e così c’è quel dilettante che, pur essendo un dilettante, ci tiene così tanto ad un determinata gara che è disposto a sacrificarne altre dieci pur di rendere bene in quella precisa gara. I professionisti hanno le Olimpiadi o i Campionati del Mondo delle loro varie discipline, i dilettanti hanno i campionati di condominio o il torneo scapoli e ammogliati ma non per questo non hanno le loro priorità agonistiche. Da questo punto di vista sono più professionisti i dilettanti dei professionisti veri e propri, nel senso che il professionista in quanto tale ed esposto al pubblico è costretto a far finta di dare importanza anche a gare delle quali non gliene frega niente e ad avere un  rendimento almeno decoroso anche in quelle mentre il dilettante puro, che non deve fare i conti con nessuno se non con se stesso, può pure permettersi il lusso di fare figuracce terribili in alcune gare nelle quali decide di gareggiare solo per la compagnia e senza alcuna velleità agonistica per concentrare la sua attenzione su impegni che ritiene più importanti.

La passione può portare anche a programmare ed a razionalizzare perché ci si rende conto che la razionalizzazione dell’attività può dare risultati migliori e pertanto  produrre situazioni più entusiasmanti.

A volte questo percorso è un po’ un cane che si morde la coda perché è vero che la razionalizzazione dell’attività può dare risultati migliori ma è anche vero che nella stragrande maggioranza delle situazioni ogni programmazione tende a soffocare l’istintività e la componente emotiva del movimento.

Così si apre un po’ un conflitto psicologico divisi fra la necessità di dare importanza all’attività e quindi riuscirla ad inquadrarla secondo un approccio metodologicamente valido e l’ambizione di poter improvvisare come un vero dilettante è tenuto a fare non dovendo rendere conto a nessuno dei suoi risultati. Insomma ci si divide fra appassionati “veri” che sono i cosiddetti artisti sempre pronti ad improvvisare e a vivere l’attività motoria con l’entusiasmo di un bambino e appassionati meno “veri” (non diciamo finti perché in realtà, in un altro modo, sono appassionati anche loro) che giocano a programmare l’attività un po’ come i professionisti e per far questo arrivano anche a fare degli allenamenti o delle uscite che comunque non sono troppo entusiasmanti e istintive.

Più difficile capire la passione per chi per esempio fa semplicemente della ginnastica per contrastare i dolori. Quel movimento può anche non essere molto “appassionante” ma lo è in relazione ad altri movimenti che mette in grado di fare e così se una persona che non pratica nessuna disciplina sportiva è comunque molto propensa a farsi belle camminate senza accusare problemi articolari può provare entusiasmo anche verso della banale ginnastica perché è quella che le consente poi di camminare senza problemi. Per cui anche quella può essere una passione “mediata” ma pur sempre un certo tipo di passione. C’è da augurarsi che il soggetto che deve fare ginnastica non provi disgusto ed un senso di noia mortale per la ginnastica che va a praticare per avere una buona condizione di mobilità articolare generale perché se così è si può arrivare al paradosso che il soggetto pur di non fare la ginnastica è anche capace di rinunciare alle camminate, ma di solito non è così ed è vero invece il contrario nel senso che la passione per belle camminate è così importante che arriva a condizionare addirittura il vissuto emotivo della ginnastica che, potenzialmente noiosa, diventa divertente in quanto vista come quello strumento che ti mette in grado di camminare senza problemi.

Lo stesso discorso va trasferito anche a tutte quelle innumerevoli attività fisiche che vengono praticate con il solo scopo di dimagrire. C’è da sperare che l’entusiasmo per il presunto dimagramento (che a volte è solo presunto perchè non sempre ad un certo piano di attività fisica corrisponde un dimagramento “garantito”) contagi anche quello per l’attività fisica. Il top si raggiunge quando il soggetto che voleva dimagrire prende davvero entusiasmo per una certa attività fisica e prende la passione per praticarla sia che faccia dimagrire sia che non faccia dimagrire. Quando invece questo entusiasmo è inequivocabilmente legato ai soli risultati prodotti in dimagramento allora la situazione non è delle più favorevoli perché sarà molto facile che quell’attività venga abbandonata appena ci si accorge che il dimagramento prodotto non è quello che si sperava. Si arriva spesso a barattare dell’attività fisica con una nuova dieta e questa è una vera tragedia perché qualsiasi dieta non può sostituire l’attività fisica anche se la sua adozione può far dimagrire più di qualsiasi attività fisica.

Insomma la passione per l’attività fisica è determinante e non a caso quando qualcuno mi chiede consigli per una qualsiasi attività fisica che possa servire a mantenere un buono stato di salute la mia prima reazione è una controdomanda: “Cosa ti piace fare?”.