NON PENSARE AD UN ELEFANTE ROSA

E magari pure con i pallini neri. Per la legge del contrappasso mi sono trovato a scrivere in modo spasmodico di corona virus ultimamente. All’inizio mi ero messo in testa di non accennarne nemmeno. Illuso, poi è stato devastante, ha condizionato lo sport e tutta l’attività fisica dell’intera popolazione in modo drammatico e mi sono trovato a scrivere più di covid che di attività fisica. Adesso non avrei nessuna voglia di scrivere di gara degli 800 metri piani in corsia perché mi sembra una scemata insostenibile ma se faccio di questi proclami dopo mi sa che mi trovo a scrivere articoli tipo “Aspetti tattici della gara degli 800 metri piani in corsia”.

Se ti dicono di non pensare ad un elefante rosa (e magari pure con i pallini neri che sembrerebbe ancora più raro…) automaticamente ci pensi. Anche se questo non esiste. Anche se il covid dovesse sparire del tutto dal nostro territorio si continuerà a pensarci e continuerà a condizionarci ancora per molto.

E’ chiaro che è assolutamente lecito, pur nel rispetto delle precauzioni che ancora bisogna adottare, pensarci meno possibile, ma è anche chiaro che per quanto ci sforziamo non riusciamo a non pensarci e non solo perché la gente (in certi casi anche più che giustamente) continua ad usare le mascherine anche all’aperto, “dispositivo” questo che anche nelle zone fra le più inquinate del pianeta (la Pianura Padana) praticamente nessuno ha mai avuto l’abitudine di usare, soprattutto all’aperto. Se si vedeva qualcuno in giro con la mascherina si pensava che avesse qualche serio problema di allergia, qualche altro problema raro o al limite che fosse un cinese perché circolava questa strana abitudine fra i cinesi già ben prima dell’apparizione del corona virus. E’ anche per questo che pensavamo che la Cina fosse inquinatissima, molto più della Pianura Padana e sul fatto che fosse inquinatissima ci azzeccavamo ma sul fatto che lo fosse molto di più della Pianura Padana purtroppo ci sbagliavamo.

Non si può evitare di pensare all’elefante rosa con i pallini neri nel momento in cui questo viene descritto e allora, forse, l’unico antidoto è pensare anche a qualcosa di più divertente, perché per quanto interessante la calcificazione del pensiero sull’elefante rosa a lungo andare non è molto produttiva. O meglio forse potrebbe anche essere produttiva ma è comunque stressante. Come ho già ribadito molto spesso, l’importante non è produrre come vuole farci credere questa società esageratamente competitiva ma sopravvivere, e non solo “sopravvivere” che pare un po’ riduttivo ma, addirittura, “sopravvivere nel miglior modo possibile”.

Pertanto invece di un bell’articolo sugli 800 in corsia mi permetto di scrivere altre cose che ritengo più entusiasmanti anche se, tanto per cambiare, provenienti da argomenti innescati dalla situazione corona virus.

Una delle battute più belle circolate in questo periodo dove tutti si sforzavano di trovare battute per sorridere è stata quella della possibilità che gli italiani piazzassero atleti nei primi posti delle gare su lunghe distanze perché improvvisamente pareva che tutti gli italiani si fossero messi a correre. Così appena è venuta fuori la notizia del definitivo rinvio delle Olimpiadi al prossimo anno il commento spontaneo è stato: “Peccato, quest’anno ai podisti keniani gli avremmo fatto vedere i sorci verdi…”.

In effetti c’è stato un momento all’inizio della pandemia nel quale le attività produttive erano già bloccate e non si capiva bene cosa cavolo si poteva fare che tutti gli italiani si erano trasformati in podisti. Negozi chiusi, uffici chiusi ma podisti a volontà. Per le strade c’erano podisti e ambulanze. Paesaggio un po’ inquietante ma diciamo che l’idea dei podisti tendeva a mitigarlo, anche se qualcuno aveva paura che prima o poi qualche podista finisse sotto ad un ambulanza o anche più semplicemente che le ambulanze fossero costrette a rallentare per colpa di tutti questi podisti in mezzo alle scatole.

I podisti poi sono stati eliminati (non fisicamente, a colpi di decreti) non perché finissero sotto le ambulanze o perché le frenassero ma per motivi che non si è mai capito bene. La caccia al podista ha assunto contorni leggendari. Qualcuno diceva che con tanta gente costretta a non lavorare e chiusa in casa vedere questi podisti in giro urtava i nervi e sono stati tolti dalla circolazione per proteggerli. Avrebbe potuto iniziare un tiro al bersaglio da parte di quegli invidiosi che non essendo in grado di correre non sapevano che scusa inventarsi per uscire (in realtà si narra che qualcuno molto attento ai vari decreti per risolvere questo problema abbia iniziato a fumare: si poteva uscire per acquistare le sigarette…). Qualcuno sosteneva che il podista era un possibile untore perché poteva trasportare il virus addirittura sotto la suola delle scarpe. Non penso che sia stata la bufala più grossa perché dopo un po’ è circolata quella che il fumo faceva bene per contrastare il virus. A quel punto s’è rischiato che i cecchini diventassero i podisti nei confronti dei fumatori visto che non erano capaci di arrendersi al fatto che i fumatori fossero protetti da lobby più potenti.

Adesso quel periodo è passato, sfumata la possibilità di un podio completamente tricolore sulle lunghe distanze alle Olimpiadi potremmo però continuare a cullare questo sogno.

In fin dei conti all’elefante rosa ci abbiamo già pensato. Abbiamo pensato a Olimpiadi dove gli atleti italiani fanno man bassa di medaglie nelle lunghe distanze perché non potendo lavorare vanno a correre tutti i giorni e così diventano imbattibili. Ora, moderando un po’ la presunzione, non si potrebbe pensare ad italiani che avendo scoperto quanto è bella la corsa perché in un certo momento potevano fare solo quella, avendo scoperto quanto ti girano le scatole quando ti vietano di correre mentre lasciano uscire chi “deve” andare a comprare le sigarette, una volta che si può correre di nuovo tentano di trovare il tempo per correre di nuovo anche se magari sono fra quelli che hanno potuto riprendere felicemente la loro professione senza ostacoli insormontabili?

Correre per il solo di gusto di correre. Il podio lo lasciamo ai keniani come nella tradizione degli ultimi decenni. C’è un rischio, se torna a risalire il covid e decidono ancora che una delle precauzioni utili è bloccare i podisti tale imposizione sarà molto più sopportabile da parte di chi non corre. Chi è assuefatto alla corsa è quasi peggio di un fumatore. Questo l’hanno capito con riguardo al fumo (si poteva uscire a comprare le sigarette) ma non l’hanno capito con riguardo alla corsa (ad un certo punto non si poteva più correre neanche 10 metri fuori da casa).

Allora si tratta di non pensare ad un elefante rosa. Se pensate che il covid possa tornare in modo incontrollabile allora fate bene a non correre perché sarete quelli a patire di più il blocco totale. Si può pensare anche a qualcosa di meno catastrofico, per esempio un covid che pur non debellato del tutto si riesce a controllare con precauzioni meno devastanti di quelle adottate nel periodo nero di primavera 2020.

La corsa, almeno su strada, in questa fase è consentita, prendiamola come una buona novella anche se ci narrano di gare sugli 800 metri in corsia. Con riferimento alla gara degli 800 metri c’è da dire che per tradizione, dopo un breve tratto in corsia si correvano “alla corda”. Ecco, con un gioco di parole io direi “Se non ci danno la corda (con tutta la componente tattica ad essa legata) attendiamo a dare “corda” alla bufala degli 800 metri in corsia”.