MUOVERSI PER SALVARE L’AMBIENTE

Questa affermazione si presta ad almeno tre interpretazioni diverse, tutte e tre valide ed importanti. Le prime due sono di stampo politico, l’ultima ha carattere prettamente tecnico. Siccome mi accusano sempre di fare politica qui sopra (in particolar modo quando tratto di scuola e movimento…) tento di essere più sintetico sulle prime due per analizzare un po’ meglio il dettaglio sulla questione tecnica.

Prima interpretazione: bisogna “muoversi” perché ormai è veramente tardi. Bisogna muoversi nel senso che bisogna fare in fretta, è un’emergenza grave ed è decisamente una questione politica. Mi fa ridere e mi getta nella disperazione al tempo stesso quando parlano di “transizione ecologica”. Transizione ecologica un corno. Ormai è una grana che è esplosa con danni inestimabili. Poteva essere transizione ecologica forse mezzo secolo fa quando, anche se nettamente evidente non era devastante come ora, ma proprio per quello abbiamo finta di niente continuando ad inquinare a più non posso. Fare finta di niente adesso è semplicemente criminale e a chi dice che ormai non c’è più nulla da fare perché è troppo tardi, anche se in linea teorica è vero, bisogna rispondere che fin che siamo vivi non possiamo arrenderci anche a ciò che di ineluttabile abbiamo già fatto se non per ripristinare una situazione che in tempi brevi non si può ripristinare, almeno per dare una speranza alle generazioni future che altrimenti avranno problemi inaffrontabili. Insomma temporeggiare ora è peccato grave nei confronti dei nostri figli più che dei nostri coetanei visto che ormai la frittata l’abbiamo già fatta e anche agendo tempestivamente non poniamo rimedio in fretta a tale situazione.

Seconda interpretazione, anch’essa politica: muoversi nel senso di mettersi in movimento, mettersi a lavorare per affrontare questa situazione, prendere delle decisioni, non aspettare la manna dal cielo, tentare, per quanto possibile di anticipare le situazioni invece di continuare a subirle.

E’ un “muoversi” organizzativo e pertanto politico e anche questo mette al bando la “transizione ecologica” perché qui di transizione non c’è proprio nulla. Bisogna anticipare il disastro, prendere energiche decisioni politiche. E siccome è politica anche questa lasciamo perdere: salvo che bisogna precisare che fra queste iniziative c’è pure quella di istigare la popolazione a muoversi di più proprio in senso fisico, in senso lato. E’ opportuno incentivare la popolazione a praticare più movimento. Viene utile da un punto di vista tecnico ed allora questa oltre che una questione politica è anche una questione tecnica e come tale può anche essere sviscerata dagli esperti del movimento.

Dunque su questo terzo punto non mi allontano tanto dal seminato se ci metto becco ed è giusto precisare alcune cose proprio tecnicamente. Cose, che una volta precisate avranno un rimbalzo politico sulle questioni a monte.

Il nostro movimento fisico può aiutare l’ambiente. Per cose che sono anche facilmente intuibili.

Primo fra tutti il muoversi a piedi ed in bicicletta. Muoversi a piedi ed in bicicletta è un ottimo sistema per contribuire a pulire le nostre città.

Chi dice che le città le salviamo con l’auto elettrica ha le fette di prosciutto sugli occhi. L’auto elettrica può essere vagamente utile se è leggera e va piano. Se è pesante e va pure veloce, come la maggior parte di quelle immesse sul mercato fino ad ora, non serve praticamente a nulla se non a cambiare il tipo di inquinamento ma senza ridurlo quantitativamente.

Il monopattino è già un vago tentativo di aiutare l’ambiente perché consuma una quantità abbastanza bassa di energia ma ha una marcia in meno rispetto alla cugina bici elettrica perché si basa comunque essenzialmente su una propulsione elettrica senza farci mettere del nostro e poi tende ad essere un po’ fastidioso per i pedoni quando abbiamo la necessità di mettere i pedoni a loro agio più possibile senza costringerli a chiudersi in auto. Da questo punto di vista la bici elettrica è meno impattante, più governabile e, se usata bene, non da alcun fastidio ai pedoni.

La bici elettrica deve essere usata bene perché se usata con lo spirito sbagliato diventa una specie di ciclomotore, troppo veloce e pure pericolosa in mezzo alle altre bici ed ai pedoni. Anche chi va in bici senza motore deve comunque avere rispetto degli altri ciclisti e dei pedoni perché chi sviluppa “cavalli” anche solo con la forza delle proprie gambe non può diventare il padrone della strada in virtù di questa potenza.

Insomma il movimento per strada è utilissimo ed è molto meglio, anche per fini salutistici usare la nostra forza più che quella di un motore, ma deve essere disciplinato per favorire il movimento di tutti. Dobbiamo proprio imparare a muoverci. Imparare ad usare il monopattino, imparare ad usare la bici elettrica e pure quella non elettrica per non dire che in certi ambiti é proprio il caso di ripristinare le buone maniere anche quando si va semplicemente a piedi, rispettando i più anziani. Una città nella quale l’anziano va via tranquillo è una città nella quale si muove con una certa sicurezza anche il bambino e pertanto, almeno da quel punto di vista, è una città sana.

Da tecnici del movimento è impossibile non fare una certa osservazione: come tecnici dobbiamo impegnarci a convincere la gente comune a fare più movimento per la strada e meno in palestra. E’ chiaro che se uno esaurisce la sua quota di movimento in palestra su fantomatici tapis roulant e ciclette computerizzate poi quando è fuori in strada finisce per prendersi la sua bella automobilina o lo scooter che tanto la sua quota di movimento l’ha già svolta.

Per certi versi le macchine da palestra inquinano anche se meno delle automobili e dobbiamo metterci in testa che in palestra va fatto solo il movimento che non può essere fatto fuori.

In tal senso è opportuno immaginare un tipo di esperto del movimento che esce dalle mura della palestra e va dove c’è bisogno di lui anche fuori, pure nei percorsi della salute oltre che negli impianti sportivi.

A chi mi dice che l’idea che le macchine da palestra inquinano pare grottesca rispondo che è un modello filosofico in discussione. Tutto quanto si può fare fuori va fatto fuori perché dobbiamo propagandare il concetto che la salute si trova fuori e non al chiuso. Stare al chiuso contribuisce ad inquinare di più se non altro perché dobbiamo climatizzare, riscaldandoli o raffreddandoli, gli ambienti dove soggiorniamo e già quello è un consumo energetico. Poi, se tutti ci chiudiamo in palestra, chi si trova fuori a combattere per una città più a misura di pedone e di ciclista che di automobilista si trova in minoranza e va a combattere una battaglia persa in partenza perché l’esercito degli automobilisti è imbattibile.

Per cui dobbiamo muoverci per salvare l’ambiente nel senso di fare in fretta, dobbiamo muoverci nel senso che dobbiamo studiare delle strategie adesso senza rimandare al domani e dobbiamo muoverci anche nel senso di fare movimento fisico perché fra queste strategie c’è anche quella di contenere i consumi energetici grazie al nostro movimento che può sostituire quello dei motori, almeno di quelli più potenti ed inquinanti.

Poi c’è un altro aspetto che io tocco sempre qui sopra, che fa fatica ad essere compreso perché siamo immersi nella società dei consumi, che è quello di muoversi per produrre di meno ed in un mondo dove produrre di più pare l’imperativo per restare competitivi sul mercato l’idea di impegnarsi a produrre di meno pare proprio follia.

E qui torniamo alla politica e non possiamo far finta di credere che si possa parlare di movimento senza toccare la politica. Se vogliamo davvero fare movimento e metterlo fra le cose importanti della nostra vita dobbiamo lavorare di meno perché altrimenti tempo per il movimento proprio non ce n’è. E’ chiaro che lavorando di meno produciamo di meno e così facendo finiamo per promuovere un tipo di economia che è ben distante da quella attuale. Il movimento è rivoluzionario, inutile che ci diciamo balle e se vogliamo dargli molta importanza non possiamo rispettare tutti i moniti che ci provengono dai santoni del nostro tempo. Si tratta di spegnere la televisione per cambiare la politica, per cambiare il sistema economico, per muoversi di più e alla fine, fra un secolo forse lo capiranno, per avere qualche possibilità di salvare l’ambiente da questo menefreghismo cosmico.