L’ATTIVITA’ MOTORIA MIGLIORE E’ QUELLA CHE SI FA GRATIS TUTTI I GIORNI

La necessità di costruire una rete ciclabile efficiente almeno come la rete stradale per le automobili non è dettata solo dalla necessità di riuscire a contenere l’uso dell’automobile per contenere l’inquinamento atmosferico ma anche dall’importanza di condurre con strumenti efficaci la lotta contro la sedentarietà. Il recente decreto d’urgenza sull’obbligatorietà dei vaccini ha avuto l’obiettivo di sanare tempestivamente una condizione di ipotetico rischio conseguente ad una copertura vaccinale che si attesta attorno al 90% sul territorio nazionale. Trattando di attività motoria stiamo trattando di un problema che riguarda oltre il 40% della popolazione nel senso che la quota di popolazione sufficientemente attiva arriva a malapena  al 60% del totale. Qui un obiettivo accettabile a differenza che nel caso dei vaccini, potrebbe essere arrivare ad una “copertura” dell’80% nel senso che un 20% di sedentari si riuscirebbero a gestire con minori difficoltà e potremmo finalmente far respirare il sistema sanitario nazionale.

Non mi pare di scorgere decreti d’urgenza nell’affrontare questo problema, purtroppo non vedo all’orizzonte nemmeno provvedimenti a lunga scadenza. E si che stiamo parlando di un problema che riguarda la salute di circa 20 milioni di italiani.

Il rischio di danni alla salute patibile da una popolazione che vede una diminuzione sensibile del numero dei suoi abitanti vaccinati è un rischio grave, ipotetico e comunque monitorabile. I danni alla salute patiti da una popolazione sedentaria non sono un rischio, sono danni certi, gravi e riscontrabili senza grossa difficoltà a livello statistico. Se non decreti d’urgenza ritengo che almeno progetti a lunga scadenza dovrebbero essere previsti. Con un’ espressione al limite del ridicolo mi pare sensato affermare che “come minimo si ravvisa l’urgenza di predisporre in tempi brevi la redazione di programmi a lunga scadenza”. Non esiste un piano nazionale per la creazione di una rete di piste ciclabili capillare ed efficiente.

La premessa a tutto ciò è che l’attività motoria più importante, quella più urgente, è quella che si fa tutti i giorni nello svolgimento delle proprie normali attività. Non si possono costringere i cittadini ad iscriversi in palestra per andare a fare “cardio fitness” perché durante il giorno sono costantemente incastrati fra un lavoro sedentario e spostamenti sedentari. Visto che ci sono poche possibilità di modificare la sedentarietà delle nostre professioni non resta che gettare le basi per modificare la tipologia dei nostri spostamenti che se continuano a restare prevalentemente affidati all’automobile non possono certamente risolvere il problema della sedentarietà.

Nell’affrontare lo spinoso problema della percentuale dei vaccinati si è offerta alla popolazione la possibilità di rimediare a questo inconveniente in modo del tutto gratuito. In questa “incentivazione” alla risoluzione del problema ci si è spinti ben più in là andando a sancire addirittura con una legge d’urgenza (fra l’altro contestata da una regione disobbediente…) un obbligo di adeguamento in tempi brevi che ha creato disagi organizzativi alla popolazione e addirittura malumori e sospetti. I sospetti sono fin troppo leggibili e sono legati al fatto che quando dietro a qualche provvedimento legislativo vi sono gli interessi di qualche multinazionale il progetto di legge viaggia più veloce della luce mentre quando, al contrario,  questa legge rischia di minacciare gli interessi economici di privati molto influenti allora tutto si impantana in tempi biblici, o peggio ancora, come nel caso della rete di piste ciclabili, non si predispone nessuna legge, nessuna pianificazione di intervento.

E’ chiaro se in Italia approntiamo in tempi brevi una rete ciclabile di serie “A”  creiamo un bel numero di posti di lavoro nell’immediato ma ne mettiamo a rischio un numero altrettanto elevato in tempi successivi. Non  è difficile prevedere come l’industria automobilistica possa patire una nuova crisi nel  momento in cui una rete ciclabile efficiente si trova a disposizione di tutti gli italiani. Ma questo non avviene dall’oggi al domani e come si sono trovati i sistemi per porre rimedio alle crisi precedenti si possono trovare i sistemi per porre rimedio a quella incombente nel momento in cui si cambiano le abitudini di spostamento degli italiani.

In ogni caso la prevenzione non è quella di prevenire la crisi dell’industria automobilistica procrastinando all’infinito  la costruzione di una rete di piste ciclabili da paese evoluto bensì quella di prevenire il peggioramento delle condizioni di salute dei cittadini dovuto alla mancanza di un piano organico sulla somministrazione dell’attività motoria quotidiana. Importante come l’acqua fresca e non sostituibile da nessuna menata di moda proposta dalle palestre private.