LA MOZIONE PARLAMENTARE PER FARE I 100 METRI NELLA PISTA DEL QUARTIERE

E’ stata presentata una mozione parlamentare firmata da 23 onorevoli che essenzialmente chiede che non venga ostacolata la partecipazione dei maratoneti stranieri alle maratone italiane richiedendo certificazioni mediche che nei loro paesi non sono richieste, che hanno un costo decisamente elevato e non sono per niente facili da produrre.

Sono assolutamente d’accordo con la richiesta ma leggendo pazientemente la circostanziata mozione non posso esimermi da fare delle osservazioni di contenuto tecnico che forse possono anche essere sfuggite ai più.

Le premesse di questa mozione sono decisamente chiare e non nascondono nulla: dietro alla moda della Maratona che è una corsa molto lunga di 42 chilometri che affatica molta gente ma ne ammazza meno di quelli che vanno allo stadio ed al cinema a vedere qualcosa da seduti, senza correre, c’è un business colossale che muove molti turisti, decisamente più di quanti sono i maratoneti e per un bel numero di giorni. Visto che c’è una correlazione netta fra il basso numero di atleti stranieri che frequentano le maratone italiane e la complessità delle certificazioni mediche che questi devono produrre per poter partecipare, tentiamo di semplificare queste procedure perché certamente le maratone italiane, corse in città dalla forte vocazione turistica, potranno così ospitare un gran numero di atleti e accompagnatori stranieri.

E’ sottinteso che se in tutto il mondo non ti rompono le scatole più di tanto per correre una maratona anche in Italia si può essere abbastanza elastici ed evitare di chiedere la presentazione della documentazione medica. Non te la chiediamo quando vieni allo stadio a vedere una partita di calcio che è un evento molto stressante e pericoloso non si vede perché dovremmo chiedertela per venire a correre una maratona che è un evento forse anche stressante ma tutto sommato meno pericoloso.

Mi sia permessa una prima precisazione su questo punto. In Italia siamo molto pignoli sulla certificazione medica ma non facciamo nessuna distinzione di sorta fra documentazione necessaria per correre la mezza maratona che si corre sulla distanza di 21 chilometri e sulla maratona che si corre sulla distanza di 42 chilometri. A dire il vero questa distinzione non la facciamo nemmeno per correre gli 800 metri che sono ben più corti ma preferisco soffermarmi un momento sul confronto fra mezza maratona e maratona che sono le due competizioni citate nella mozione come oggetto di notevoli flussi turistici.

Allora in realtà fra mezza maratona e maratona c’è un abisso per il semplice motivo che a correre una mezza maratona non si affatica troppo nemmeno un principiante mentre per correre una maratona si affatica molto anche un atleta evoluto. Mentre sulla mezza maratona se non sei molto allenato basta che te la prendi con comodo che al traguardo in qualche modo ci arrivi senza danni di alcun tipo, sulla maratona puoi andare anche piano che comunque sul traguardo ci arrivi molto affaticato e se hai sbagliato il ritmo di gara puoi arrivarci proprio in condizioni tali che chi ti vede arrivare può pensare che correre a lungo non sia una cosa molto salutare.

Perchè in giro per il mondo anche se la “mezza” è molto più salutare della distanza intera si continua a proporre, soprattutto nelle grandi città, la maratona intera anche per gli atleti delle categorie amatoriali non molto allenati? Per il semplice motivo che la maratona intera, sulla distanza di 42 chilometri, è un contenitore molto più capiente della mezza e può ospitare fino a 40.000 atleti mentre la mezza fa fatica a contenerne 10.000. La capacità di “contenere” atleti è esponenziale con l’aumentare della distanza. E’ per quello che le corse sui 10 chilometri sono poco di moda: possono contenere a malapena 2000 atleti senza creare disagi organizzativi cioè ben venti volte di meno di quelli ospitabili da una maratona che è solo quattro volte più lunga.

Tutto questo preambolo che rischia di essere ancora più prolisso della già circostanziata premessa della mozione parlamentare, per dire che dei 100 metri che si disputano sulla pista del quartiere non gliene frega niente a nessuno. Perché non vengono turisti a correrli, perché si corrono in batterie da sei atleti o al più da otto se la pista di quel quartiere è una pista all’avanguardia con ben otto corsie, perché l’iscrizione a quella gara se il comitato organizzatore non ci mangia su costa 3 o al massimo 5 euro. Niente turisti, niente business. Però la certificazione medica è obbligatoria ma non solo obbligatoria, anche fortemente vincolante ed è questo il punto. Mi sta benissimo che in Italia ci sia l’obbligo di sottoporsi a certi esami per poter affrontare la pratica agonistica anche amatoriale. Mi piacerebbe che questo obbligo fosse a cadenza biennale perché obiettivamente sostenere i costi di quel tipo di accertamenti medici tutti gli anni è un po’ oneroso, ma soprattutto mi piacerebbe che una volta effettuati quegli accertamenti e scoperta l’assenza di patologie gravi, l’atleta fosse lasciato libero di gareggiare anche in presenza di fattori di rischio importanti da segnalare ma non così gravi da sconsigliare la pratica sportiva. Se vogliamo essere pignoli si potrebbe distinguere in fattori di rischio molto gravi, tali da sconsigliare la pratica agonistica e fattori di rischio meno gravi per i quali l’atleta presa coscienza del problema è lasciato libero di decidere sul da farsi. Ovviamente il fattore di rischio dovrebbe essere correlato all’attività sportiva e così per gli sport dove il rischio è esteso anche agli altri concorrenti (penso all’automobilismo dove un improvviso malore di un concorrente può provocare un disastro anche fra gli altri) potrebbe esserci una limitazione più severa.

Non mi pare di aver scritto cose folli. E’ chiaro che queste cose non hanno una grossa rilevanza economica perché chi va a fare i 100 o gli 800 metri sulla pista del quartiere non sposta cifre da capogiro. Ma se parliamo di salute quelle gare è proprio bene che se le faccia e sono autentica prevenzione più ancora del giro dall’altra parte della terra a correre 42 km che anche se sono meno pericolosi di un normale attraversamento sulle strisce pedonali sono comunque una fatica più consigliabile agli atleti molto allenati che non agli amatori.