INFORMAZIONE SEMPLICE ED INFORMAZIONE COMPLESSA

L’articolo sulla Maratona di Roma ha provocato, a cascata, una serie di riflessioni.

Scrivendo di banalità e complessità dell’informazione mi sono cacciato in una strada impervia.

L’informazione è tutta complessa. L’informazione semplice purtroppo non esiste, o meglio, ogni semplificazione è comunque un’ulteriore complicazione di una cosa che è già terribilmente complessa.

Se pensate che il gesto di un soggetto che mescola tranquillamente lo zucchero nel caffè sia un gesto semplice vi sbagliate di brutto. Forse lo è per la letteratura e non ho mai trovato nessuno scrittore che si dilunga più di tanto nella descrizione di questo gesto. Penso che un romanziere che decidesse di dedicare alcune pagine alla narrazione di questo gesto non farebbe molta fortuna. Da un punto di vista tecnico, invece, la sola descrizione di quel banale gesto potrebbe richiedere la scrittura di alcuni libri.

La Realtà è più complessa di quanto possiamo credere, alla faccia dei contenuti di quell’interessantissimo libro di Toraldo Di Francia intitolato “Un Universo troppo semplice” e molti tentativi di semplificazione sono spesso fonte di equivoco e di ulteriore complicazione.

Purtroppo la semplificazione è di moda e necessaria per rendere facilmente trasferibile e vincente un certo tipo di comunicazione. Il linguaggio della pubblicità è terribilmente semplice, ai limiti di una banalità snervante. Un certo tipo di giornalismo è ugualmente semplice ma prima di criticarlo bisogna capire le finalità che si prefigge.

Partendo dal punto di vista degli effetti e tornando sulla Maratona di Roma, alla quale sono ormai affezionato, un articolo che la incensa e la archivia come bella manifestazione del tipo “tutti contenti e tutti felici” è meno utile di un articolo dissacrante che denuncia che un buon 50% dei romani non ci ha ancora capito niente e ne fa un caso nazionale.

Se vogliamo far progredire la Maratona di Roma dobbiamo spiegarla ai romani, visto che i podisti hanno già dimostrato di apprezzarla e comprenderla nelle sue sfumature.

Quando saremo riusciti a coinvolgere i romani potremo pure poi fare un’indagine sociologica per capire come può una maratona qualsiasi diventare la più importante del mondo. Perché questo è il punto: un comitato organizzatore può anche mettere a punto la miglior organizzazione del mondo, pianificando tutto alla perfezione e magari coinvolgendo pure i più forti atleti del momento ma se la popolazione non partecipa quella resta una Maratona di serie “B”.

Al contrario, se la popolazione partecipa con entusiasmo quella Maratona può diventare la più importante del mondo, a prescindere dal valore assoluto dei contendenti che si giocano le prime piazze ed a nulla valgono in confronto spot pubblicitari e collegamenti televisivi.

Questa è complessità ed ogni tentativo di semplificazione è utopia è banale e non ci aiuta assolutamente a comprendere tutto quanto ruota attorno ad una manifestazione di questo tipo.

Siamo abituati a pensare che lo sport sia semplice. E’ bello, è spontaneo, è genuino e dunque è semplice. Mi tocca deludere i miei lettori ma l’unico sport veramente semplice è quello corrotto perché funziona in base ad un unico criterio che è quello dell’ottimizzazione del profitto. Lo sport vero, quello autentico, non è inquinato dal denaro, è terribilmente complesso e forse è affascinante proprio per questo.

Non esiste corruzione per una città che deve capire il fascino di una manifestazione che nessuna città al mondo può replicare. Non si possono corrompere un milione di spettatori pagandoli per venire a dare una mano per costruire uno spettacolo sublime, perché comunque sarebbero delle comparse inattendibili, incapaci e non funzionali all’impresa. Roma ha bisogno dei suoi cittadini per lanciare questa grande Maratona e ne ha bisogno in modo sincero perché solo così si può creare quella magia che passa da spettatore ad atleta.

A New York dicono che in qualche modo si riesce a finire la gara perché è il pubblico che ti porta a finirla, ti incita per farti superare la fatica. A Roma il pubblico potrebbe anche avere un compito più semplice perché il Maratoneta in una città come Roma non ha bisogno di arrivare alla fine quanto prima ma ha bisogno di condividere con altra gente la poesia di una città inimitabile. Ogni tentativo di semplificazione è semplicemente fuorviante. Auguri alla Maratona di Roma.