Domanda sulla “quantità di cammino”

Mi viene spesso chiesto quanto “bisogna” camminare per offrire una stimolazione al nostro organismo. La domanda mi fa piacere perché vuol dire che la gente ha capito che camminare fa bene alla salute, al tempo stesso mi lascia senza una risposta ben precisa per il semplice motivo che una risposta ben precisa proprio non esiste.

C’è un’ampia soggettività relativa alle quantità di cammino utili per stimolare adeguatamente il nostro organismo che impedisce di dare risposte stereotipate.

Bisogna anzitutto fare i conti con la “storia motoria” del soggetto che pone la domanda e poi considerare una serie molto lunga di fattori che possono influenzare la scelta di adottare carichi più o meno consistenti. La risposta a questa domanda in realtà può darsela solo chi cammina scoprendolo di giorno in giorno durante la pratica di questa salutare attività. Come tecnici possiamo solo dare delle indicazioni su come interpretare i segnali provenienti dal nostro organismo per scegliere i carichi delle sedute successive.

Come tecnici abbiamo formazione e convinzioni molto diverse e così ognuno di noi potrà dare indicazioni molto diverse ad uno stesso soggetto che gira il quesito a più tecnici. Io penso che la scelta finale debba spettare sempre a chi cammina che deve essere assolutamente convinto di quello che va a fare altrimenti rischia di farlo controvoglia, chiaro che se il camminatore sente centomila pareri diversi dopo dovrà rielaborare il tutto e giungere ad una sintesi di ciò che ha ascoltato.

Io sono un prudente per definizione e consiglio sempre di non rischiare di esagerare con i carichi. Mentre qualcuno consiglia di non farsi troppi problemi se ogni tanto si sente qualche doloretto e di ignorarlo almeno nella sua fase iniziale sperando che adattamenti successivi lo facciano sparire, io consiglio di fare sempre molta attenzione a qualsiasi doloretto, anche di bassa entità, e di essere pronti a rettificare il carico per vedere se questo doloretto riesce a regredire con una certa tempestività.

Abbiamo due indicatori di eccesso di carico: uno è di tipo psicologico ed è la classica noia verso l’allenamento o la camminata che sia, l’altro è di tipo fisico ed è rappresentato dagli innumerevoli doloretti da sovraccarico funzionale che si possono manifestare anche in attività fisiche a basso impatto (qual’è il cammino) purché reiterate con una certa continuità.

Generalmente la psiche precede il fisico e per questo è importante sentire anche la propria predisposizione al movimento più che seguire uno schema precostituito che ci programma le quantità di carico magari per mesi e mesi. Purtuttavia l’entusiasmo a volte può anche sopprimere certi segnali che dovrebbero arrivare normalmente a segnalare l’eccesso di carico e così ciò che non è rilevato dal cervello viene rilevato dai muscoli, dai tendini, dalle articolazioni. Certi tipi di sovraccarico non si possono assolutamente ignorare ma sarebbe proprio opportuno prevenirli più che considerarli quando hanno già creato dei danni inequivocabili.

Purtroppo non è difficile sbagliare con le quantità di carico ma c’è da aggiungere che per fortuna errori in tal senso vengono smascherati abbastanza in fretta e, altrettanto in fretta ci si può porre rimedio con una lieve correzione al ribasso del carico. A tal proposito è bene precisare che è molto meglio riuscire a contenere il carico più che essere costretti ad andare ad annullarlo completamente per alcuni giorni ed in questo senso è raccomandabile la rettifica sollecita dello stesso più che la sua soppressione quando ormai è troppo tardi. L’ondulatorietà del carico non solo consegue a questo tipo di atteggiamento ma è anche una condizione necessaria per promuovere i migliori adattamenti per l’organismo. Non siamo dei robot e non abbiamo la stessa condizione fisica tutti i giorni, non solo ma questa è pure difficilmente prevedibile nelle sue fluttuazioni.

Il camminatore che si ascolta impara abbastanza in fretta ad autodisciplinarsi, quello che continua a chiedere consigli e poi esegue meccanicamente senza pensarci o, peggio ancora si affida ai riferimenti di un cardiofrequenzimetro, ritarda l’apprendimento delle sue capacità di riconoscimento del carico idoneo. Non esistono aggeggi di alcun tipo che possano sostituire i nostri naturali parametri di fatica ed un banale cardiofrequenzimetro non ha assolutamente alcuna capacità di interpretare i segnali provenienti dal nostro cervello. In questo caso il cervello è di gran lunga più importante del cuore, anche se la pompa che fa partire il tutto è proprio il cuore. C’è da sottolineare però che anche se il cuore è un muscolo involontario e pertanto funziona benissimo anche da solo senza che gli diamo indicazioni in proposito, chi decide “come” utilizzare questa pompa è proprio il nostro cervello. Un buon cervello con una pompa scadente si spera che si darà da fare per migliorare il motore del suo organismo, ma un cervello poco allenato anche con un cuore molto efficiente è difficile che sia in grado di produrre scelte di alta qualità. Per quello vi invito sempre a pensare a ciò che fate oltre che a chiedere consigli a persone preparate in materia. Quando andate al supermercato meditate su ciò che comprate per vedere se state facendo un acquisto conveniente o meno, lo fate per salvare la vostra tasca perché, giustamente, spendere bene i propri soldi è una cosa importante anche per chi ne ha abbastanza (anzi a volte per questi soggetti è ancora più importante ed è in  virtù di tale atteggiamento che hanno abbastanza soldi…) a maggior ragione quando scegliete che attività motoria praticare dovete scegliere con raziocinio perché qui ne va di mezzo la vostra salute che è ben più importante dei vostri soldi. Ovviamente non si può stare a drammatizzare ogni singolo movimento della vostra esistenza ma anche muoversi sempre senza pensarci su minimamente non è molto sensato a meno che non abbiate capacità di movimento esagerate che vi consentono di fare quel che volete senza nessun problema. Ma anche se fosse così vuol dire che come minimo un problema ce l’avete: sarete probabilmente un campione di qualche sport e come tale soggetto alle pressioni di una infinità di persone che sul campione investono emozioni e progetti. Vi auguro di essere dei comuni mortali e come tali interessati a delle normali quantità di movimento che dovete scoprire rigorosamente voi nel vostro intimo, ovviamente deviati da una moltitudine di pareri diversi. Buone camminate.