Domanda su “Campioni, sedentari e sportivi normali”

Mi è stata posta una curiosa domanda sul confronto fra tre grandi gruppi di persone: i campioni, gli sportivi cosiddetti “normali” (non professionisti) ed i sedentari. Ovviamente mi è stato chiesto un parere da insegnante di educazione fisica ed in quell’ottica ho provato una risposta che ho detto subito che era soggettiva. Vi scrivo subito il succo della risposta per poi provare a motivarla, sempre in modo soggettivo, con motivazioni che penso che possano essere abbastanza condivisibili.

Allora, a mio parere, ho detto che penso che ci sia più differenza fra uno sportivo normale ed un sedentario che non fra uno sportivo normale ed un campione. In sintesi in una ideale distanza fra sedentario e campione lo sportivo normale è più vicino al campione che al sedentario. La domanda precisa in effetti (e curiosa) era proprio in termini quasi matematici più che fisiologici (nelle fattispecie si parlava di risultati cronometrici dell’atletica) qual’era la differenza più marcata fra il doppio confronto fra i tre gruppi.

Intanto mi piacerebbe chiarire i termini della questione. Cosa intendo io (e cosa intendevamo noi all’interno del quesito che ci siamo posti) per sedentario, per campione e per sportivo normale.

Già qui ci sarebbe da discutere e noi, da “sportivi normali” abbiamo inteso che il campione è quello che dalla sua attività sportiva ci guadagna pure qualche soldino e comunque si allena praticamente a tempo pieno condizionando decisamente i tempi di lavoro (se c’è…) e/o di studio alle esigenze di preparazione nell’attività sportiva. In Italia sono poche migliaia di persone, dunque un numero statisticamente quasi irrilevante ma comunque abbastanza elevato per poter rientrare in un certo discorso e far capire quali sono le condizioni di questo “gruppo”. Sul sedentario già potremmo essere contestati perché abbiamo deciso che per sedentario non intendiamo solo chi sta decisamente fermo e non pratica nessun tipo di attività fisica ma pure chi lo fa in modo talmente saltuario da non poter beneficiare in modo significativo dei benefici dell’attività fisica. Pertanto non solo chi è completamente fermo ma anche chi si muove, a nostro avviso, “troppo poco” dove quel “troppo poco” è visto con l’ottica di chi pratica regolarmente sport. Per sportivo normale abbiamo inteso chi pratica sport con una certa regolarità e non ogni scusa è buona per saltare l’allenamento però, certamente se ci sono cause di forza maggiore si salta pure l’allenamento perchè non ci sono contratti di sorta ed insomma l’attività fisica è vista quasi più come un piacere che come una necessità e se ci sono rotture di balle improcrastinabili bisogna pure saltare l’allenamento perchè nessuno ci paga per allenarci.

Secondo questa partizione, un po’ curiosa, i sedentari italiani non sono più venti milioni o meno (secondo alcuni un po’ meno del 30% della popolazione) ma sono probabilmente più di 30 milioni cioé oltre il 50% della popolazione. E’ un modo diverso di vedere le cose, non dibattiamo al momento su chi sia giusto considerare sedentario e chi no. Io dico molto semplicemente che chi, pur praticando sport, ha un rendimento sportivo che è del tutto simile a quando non lo praticava, per certi versi è ancora almeno un “quasi sedentario”. Pertanto con una definizione un po’ complicata ci siamo accordati sul fatto che intendiamo per sportivi “normali” quelli che come minimo, grazie alla loro attività sportiva, sono riusciti ad avere un significativo incremento delle loro prestazioni sportive.

Ecco, è sulla base di questa definizione che io mi sono permesso il lusso di dire che mediamente c’è più differenza fra uno sportivo normale ed un sedentario che non fra uno sportivo normale ed un campione.

Tale osservazione, se sta in piedi, è molto interessante e merita di essere riportata su un sito che tratta l’attività motoria perché in soldoni vuol dire che non è certamente necessario essere dei campioni per trarre notevoli benefici in termini di salute dall’attività fisica anche senza allenarsi come dei campioni

Tale domanda mi è stata fatta in altri termini altre volte con riguardo al numero di sedute di allenamento da considerare utili per una sana pratica sportiva.

Dando i numeri ma non troppo io ho dato risposte (sempre del tutto personali) assolutamente in linea con la risposta al quesito di questo articolo e più precisamente ho scritto che:

“Quando si tratta di due sedute settimanali siamo ai limiti della sedentarietà. Soprattutto se si tratta di ragazzini piccoli che dovrebbero giocare tutti i giorni non ci si può accontentare delle due sedute settimanali di un qualche accidenti di sport che magari viene pure interrotto durante il periodo estivo. E’ chiaro che ad una utile attività di questo tipo deve essere abbinata certamente altra attività fisica e tanto per dire, andare a scuola a piedi, sperando che la scuola non sia ad un tiro di sputo dall’abitazione, è un’ottima abitudine. Per quanto riguarda l’estate ai miei tempi si giocava tutti i santi giorni. E’ vero che non c’era Greta e quando si superavano i 30° si diceva “Accidenti oggi c’è proprio caldo…” mentre adesso quando ce ne sono 32° diciamo “Che bello. oggi non ci sono nemmeno 35°…” ma insomma l’estate non era una scusa per mettersi a non fare niente, tutt’altro, era occasione per aumentare l’attività fisica.

Pertanto il numero di sedute di allenamento che contraddistingue chi fa veramente attività fisica dovrebbe essere quello che oscilla fra 3-4 e 7 sedute di allenamento alla settimana. Molti le sette sedute non le considerano nemmeno, diciamo semplicemente che 5 sono meglio di 3 ma poi dipende anche dal carico singolo di queste sedute.

I numeri del professionista o campione come dir si voglia, sono ben diversi, trattiamo anche di 12-14 sedute settimanali, praticamente le due sedute giornaliere che ti impediscono di fare una vita normale e di poter essere considerato uno sportivo normale. Addirittura, in quei casi, c’è pure chi si chiede se tutta quell’attività fisica non sia invece pericolosa per la salute più che utile ed il quesito non è del tutto strampalato e se sentite alcuni medici “moderni” (io non sono “moderno”, sono decisamente all’antica e non sono nemmeno medico, per quello faccio fatica a capirli) sostengono che rinunciare ad una ponderata integrazione farmacologica quando si effettuano due sedute giornaliere di allenamento sia una grande fesseria.

Anche se non sono medico sono convintissimo che fino ad una seduta al giorno, le classiche sette sedute settimanali, si possa benissimo fare sport senza nessunissima integrazione alimentare e che in quel caso lo sport faccia solo che bene, anzi aiuta proprio a contenere un eventuale consumo di farmaci più che a protrarlo nel tempo. Se con quel carico di allenamento si va in sovraccarico si può benissimo rivedere il carico delle singole sedute di allenamento senza ricorrere a nessuno stramaledetto integratore alimentare, anzi il recupero fisico deve essere proprio il miglior segnale per capire gli effetti della preparazione e non ha nessun senso alterarlo con mezzi esogeni con il rischio di far pure confusione nella comprensione dei carichi normalmente tollerabili in modo fisiologico.

Allora, tornando a bomba sul quesito, è decisamente utile praticare sport in modo costante, da sportivi “normali” come con la definizione strana di questo articolo osiamo definire questi soggetti e lo è proprio perché uno sportivo normale fisiologicamente assomiglia più ad un campione più che ad un sedentario. Di più ha solo i benefici del campione senza averne gli oneri perché non deve certamente allenarsi due volte al giorno per contratto e non ha nessun bisogno di supportare la preparazione con chissà quale bevanda magica perché la preparazione normale si sostiene con un’alimentazione normale, senza correttivi.

Un ulteriore quesito che può sorgere dopo la lettura di questo articolo è “A chi può interessare questa cosa?” Ed io sostengo che alle migliaia di sportivi professionisti che ci sono in giro per l’Italia probabilmente non interessa proprio per niente nel senso che loro sono interessati da problematiche ben più complesse. Invece la cosa può interessare molto a quei trenta milioni o più di italiani che pur non essendo sedentari “totali” praticano un’ attività fisica che è ai confini con la sedentarietà. Quelli, se vogliono avere dall’attività fisica i benefici che sono equiparabili quasi a quelli che hanno i campioni (ed in più senza rotture di scatole…), basta che si allenino con una certa assiduità tutti i giorni o quasi. Per certi è impossibile per problemi di tempo più che di buona volontà. E allora io dico che questo è uno dei problemi della società del nostro tempo, talmente evoluta e talmente tecnologica che non troviamo nemmeno il tempo per farci stare un po’ di sana attività fisica quotidiana.