DALL’OBBLIGO ALLA POSSIBILITA’

Il problema principale, nella fruizione di attività motoria in Italia, è che più o meno tutti “devono” ma “non possono” fare attività motoria. Con quel sistema abbiamo più o meno 20 milioni di sedentari cronici che sono personaggi che si muovono troppo poco e che gravano (o graveranno) sul sistema sanitario nazionale in modo un po’ troppo pesante. Non riusciamo a trovare le strategie per convertire quei 20 milioni di personaggi al movimento e così il bilancio del sistema sanitario nazionale continua a presentare conti da capogiro che potrebbero essere quelli di un paese grande più o meno il doppio del nostro.

La prima fase, più che passare al “devo” e “posso” probabilmente è l’altra delle due opzioni parziali e cioè “voglio” ma “non posso”.

Sembrerebbe una fase inutile e non  risolutiva del problema ma implicherebbe un cambio di mentalità decisivo per risolvere il problema. La sedentarietà italiana è anzitutto un fatto culturale prima ancora che un fatto di strutture e di possibilità.

Con la testa che ci ritroviamo attualmente anche se potessimo  improvvisamente disporre della miglior rete di piste ciclabili di tutta Europa dall’oggi al domani saremmo lì a chiedere la migliore asfaltatura delle tangenziali e delle strade a veloce scorrimento di tutto il territorio.

Dunque la realtà non è solo che “non possiamo” muoverci per colpa di problemi oggettivi ma soprattutto “non vogliamo” muoverci per problemi altrettanto oggettivi ma di ordine culturale che determinano le nostre scelte, il nostro atteggiamento nei confronti del movimento.

Le piste ciclabili si possono ottenere solo se votiamo i politici che le mettono nel  loro programma ma noi continuiamo a votare quelli che non le considerano una cosa importante e nel loro programma le considerano come una scelta opzionale, subordinata alla realizzazione di tante altre cose che probabilmente non saranno realizzabili. Stabilire delle priorità di eventi di difficile accadimento è come dire “Alle piste ciclabili ci penserò nella prossima vita, nell’Aldilà…”.

Quando dico che bisogna incominciare ad usare meno l’auto, ad andare di più in bici ed a piedi sembro un pazzo criminale che incita i cittadini a rischiare la vita inutilmente. Quando dico che bisognerebbe iniziare a pensare che i mezzi pubblici non sono sono solo il mezzo di trasporto di serie “B” per gli extracomunitari che non hanno i soldi per buttare dentro il petrolio in mezzi privati altamente inquinanti vengo preso per un radical chic che non si rende conto che a volte gli extracomunitari sono pure ubriachi e dunque… “In autobus con gli extracomunitari ubriachi vacci tu…”. Le statistiche però ci dicono che rischiamo la vita molto di più nel nostro splendido mezzo privato molto costoso e perfettamente inquinante che non sull’inquietante autobus che, anche se a volte costa un po’ troppo caro pure quello, quanto a sicurezza è decisamente più sicuro del nostro mezzo, nonostante gli exploit di qualche ubriacone che la maggior parte delle volte non è per niente pericoloso (magari nonostante che sia… davvero extracomunitario!).

Le possibilità di movimento esistono nonostante una situazione non del tutto ideale e se, per esempio, quelle poche piste ciclabili che esistono cominciamo ad usarle davvero invece che solo al sabato e la domenica, l’autobus lo riscopriamo come mezzo per camminare di più perché siccome l’autobus non ti porta proprio dove vuoi tu chi usa l’autobus deve anche camminare un po’ di più, oppure al centro commerciale come luogo di pellegrinaggio domenicale anteponiamo la scelta di un luogo senza negozi dove si cammina davvero e non ci si ferma ogni pisciata di cane (ovvero ogni occasione commerciale imperdibile) allora potremmo dire di essere in una situazione in evoluzione che può portare a creare realtà più a misura d’uomo, più salubri, dove il movimento ha la sua giusta importanza e dove la salute diventa un qualcosa di possibile senza lasciarci giù mezzo stipendio in farmacia.

I centri commerciali funzionano perché la gente continua a frequentarli. Ormai sono diventati luogo di passeggiata solo che purtroppo è una passeggiata malsana. La differenza fra la passeggiata in un luogo salubre e quella in un centro commerciale è sostanziale. Non solo per il numero di passi che riesci a fare che è praticamente sempre superiore nel posto in mezzo alla natura ma anche per almeno altri tre aspetti determinanti. Primo: nel centro commerciale per arioso che sia hai una qualità dell’aria che è peggiore di quella del più inquinato luogo che si possa scegliere per una passeggiata all’aperto. Secondo, anche se si cammina, nel centro commerciale si cammina in modalità di “stop and go”, cioè “a singhiozzo” per dirla in italiano, che non è certamente il miglior modo di camminare per far circolare bene il sangue. Terzo: il sangue te lo guasti perché inevitabilmente la camminata in un centro commerciale viene sempre a costare uno sproposito in proporzione al numero dei chilometri percorsi e trovare un italiano che riesce a farsi cinque chilometri in un centro commerciale senza spendere un euro è quasi impossibile, viene quasi da pensare che non sia italiano, come minimo qualche scemata assolutamente inutile dopo due o tre chilometri che sta camminando la compra di sicuro, è un fatto matematico.

Pertanto nella sostituzione di quel pericoloso “Devo ma non posso”, si potrebbe partire proprio dalla sostituzione dei luoghi di camminata dove per i centri commerciali potrebbe semplicemente diventare “Posso ma non devo” mentre per i luoghi in mezzo alla natura dovrebbe diventare “Voglio e… vediamo se davvero non posso o magari con un po’ di buona volontà riesco pure a trovare il tempo anche per quello”.

In fin dei conti si tratta di trovare proprio il tempo perché camminare in mezzo alla natura non è certamente oneroso. Il tempo lo si trova se si rinuncia al centro commerciale, se si rinuncia alla televisione. Con queste mosse strategiche forse poi può diventare meno azzardato provare qualche atteggiamento eccentrico durante la settimana tipo usare la bicicletta in un percorso che si ritiene sufficientemente sicuro oppure andare a piedi su un altro percorso che tutto sommato con un po’ di buona volontà è pure possibile. La leggenda dell’ubriacone sull’autobus poi può pure stare in piedi ma quando uno vede che muovendosi di più ci guadagna in salute riesce pure a diventare più obiettivo nella valutazione di questi rischi che non è che siano inesistenti ma a volte vengono ingigantiti sembra quasi per confinarci all’interno della nostra autovettura con più decisione. Brutto fare dell’inutile terrorismo ma dobbiamo  imparare a considerare il fatto che la nostra accogliente automobile è uno dei luoghi più pericolosi che ci sia. Da un punto di vista dei grandi rischi ipotetici per i disastri nei quali ci può accompagnare grazie ad un traffico che è una vera e propria giungla e dove gli ubriaconi più pericolosi sono proprio quelli alla guida di mezzi come il nostro pronti ad entrare in collisione in una infinità di occasioni. Da un punto di vista dei danni certi alla salute per le quantità di sostanze inquinanti che riusciamo ad inalare all’interno della nostra vettura che sono certamente superiori a quelle che subiamo spostandoci con altri mezzi di trasporto.

Abbiamo una cultura dell’attività motoria impostata sull’obbligo e così ci sentiamo obbligati ad iscriverci in palestra per porre rimedio a deficit di movimento acquisiti per pessime abitudini negli spostamenti di tutti i giorni. Se capiamo che muoversi è bello non ci sentiamo più “obbligati” ad iscriverci in palestra e scopriamo che invece abbiamo il diritto di chiedere modificazioni del tessuto urbano importanti per potersi muovere meglio e non per far muovere meglio solo la nostra auto. Non abbiamo il diritto di accedere in palestra gratis (non l’abbiamo nemmeno nelle palestre pubbliche figuriamoci se possiamo averlo in quelle private) ma abbiamo il diritto di spostarci in città che siano a misura d’uomo dove la nostra quota di movimento viene assolta nei normali spostamenti quotidiani.

L’obbligo è di salvare la pelle, la possibilità è quella di muoversi in spazi che non siano centri commerciali e che non siano troppo pericolosi. Se muoversi a piedi è troppo pericoloso allora bisogna schiarirsi un po’ le idee perché muoversi in auto è “sicuramente” pericoloso e non può essere l’unica opzione possibile.