Commento a “Veloci o resistenti? Un altro semplice test per saperlo”

Pubblico integralmente un commento al test da me proposto recentemente per determinare le doti di velocità e di resistenza di un podista. Dopodiché tento di “commentare il commento”.

 

“Sono un mezzofondista per abitudine, non so quanto per doti naturali, da ragazzo al paese si faceva lo sci di fondo e lì mi sono misurato, devo dire con risultati ottimi, poi a 16 anni ho provato con il calcio e anche lì non ero malaccio, come si vede due discipline abbastanza diverse. Adesso che sono un master attempato, ahimè, rifaccio il mezzofondo. Perché, mi chiedo, fatico tanto quando un 200 o un 400, sia per la preparazione che per la gara, risulterebbe più divertente se non più facile? Non lo so. Il test suggerito, per quel che mi riguarda, potrebbe non darmi delle risposte. Se io faccio un 250 è una prova che ho spesso corso anche se non allenato in modo specifico, con il risultato di correrla benino, al contrario un 10.000, oltre a non averlo mai corso nemmeno in allenamento, lo farei con il freno tirato per il terrore della fatica, con il risultato di avere impegnato si e no il 70% delle potenzialità. Nel dubbio preferisco credere di essere un velocista e, a breve, se i tendini me lo consentiranno, correrò tali distanze. Andando in giro per i circuiti master noto quanto siano meno consumati e più belli gli atleti e soprattutto le atlete che fanno dagli 800 in giù.

Un cordiale saluto, Daniele.”

 

Comincio proprio dal fondo non perché sia più facile ma perché devo  misurare le parole altrimenti arrivano fiumi di interventi che riguardano solo l’aspetto “estetico”. Tu dici che i fisici degli atleti che corrono distanze brevi spesso sono “meno consumati”.

Adesso mi fai pensare ad una cosa da “gossip”. Io ho sempre guardato con interesse le gare delle mie colleghe sugli 800. Sono spesso, come orario, collocate vicino alla mia gara (anch’io facevo e provo a fare tutt’ora in qualche modo gli 800…). Pensavo che fosse per un fatto tecnico. Non è che se fossi stato un diecimilametrista o un centometrista avrei guardato comunque con un “certo interesse” anche gli 800 femminili? Mah, non so, dovrei rivivere una seconda volta per dirtelo.

Io penso che tutta l’atletica,  se fatta con razionalità, aiuti a mantenere un fisico anche esteticamente gradevole. Ho visto delle lanciatrici che anche se non avevano la silouette di una maratoneta avevano un fisico decisamente gradevole, ho visto delle maratonete che di consumato avevano solo l’esperienza di gara ma certamente non il fisico. Io non generalizzerei troppo e se proprio devo farlo direi che un’attività non esasperata in genere porta benefici anche sul piano estetico. Sono gli estremi ad essere pericolosi. E allora, più per televisione che sui campi di provincia, devo ammettere che ho pure visto atlete ed atleti “consumati” anche sul piano fisico oltre che dal punto di vista dell’esperienza e, visto che parlavamo di lanci, oltre che belle lanciatrici ho visto anche lanciatrici un po’ troppo mascoline e colleghi maschi muscolati in modo decisamente esagerato, poi magari battuti da colleghe meno mascoline e da colleghi meno ipermuscolati ma decisamente più evoluti sul piano tecnico.

E, giusto per non  incensare solo le colleghe femmine che hanno praticato la mia specialità, bisogna ammettere che soprattutto ad altissimi livelli, non tutte le atlete specialiste degli 800 metri avevano fisici decisamente aggraziati…

In sintesi il mio parere è che, oltre che la salute, sia influenzato positivamente l’aspetto estetico da attività condotte con raziocinio più che dal fatto di praticare una disciplina anziché un altra.

Per quanto riguarda il test tu mi segnali qualche difficoltà ad applicarlo. Nel tuo caso specifico, riesci a risalire senza fatica al tuo potenziale sui 250 ma non riesci altrettanto facilmente a determinare quello sui 10.000. Per molti è proprio il contrario, corrono spesso i 10.000 e comunque sanno cosa valgono su un presunto massimale su quella distanza ma non hanno idea di cosa possono combinare sui 250 e, soprattutto hanno paura a farlo. Come tu mi dici che hai “paura della fatica” a provare un 10.000 a buona intensità. Mi tocca dirti che questa cosa della paura è già una delle prime indicazioni del test. Se uno ha paura della velocità vuol dire che qualche problemino con la velocità ce l’ha. Se uno, come nel tuo caso, ha paura di correre un 10.000 ad elevata intensità, vuol dire che qualche problemino, almeno di ordine psicologico, con le lunghe distanze ce l’ha. E’ chiaro che per capire se il problema è solo psicologico o anche di capacità fisica bisognerebbe proprio mettersi lì a correre la distanza che non si ha  mai corso. Ma bisogna vedere se il gioco vale la candela. Allora di provare la distanza io lo consiglio. Sia il 250 per chi non ha mai fatto il 250 che il 10.000 per chi non ha mai fatto il 10.000 (a meno che non sia un principiante o un velocista puro di quelli che solo all’idea di correre 10 chilometri tutti nello stesso giorno viene preso dal panico). E’ chiaro che la paura va combattuta affrontando il test con intensità ridotte. Un 250 veramente massimale è effettivamente pericoloso da un punto di vista muscolare per chi non l’ha mai corso, un 10.000 altrettanto massimale è effettivamente molto faticoso per  chi non l’ha mai corso, soprattutto se questo atleta è dotato di una velocità di base che può consentirgli anche di tentare prestazioni interessanti. Chiaramente il test condotto ad intensità ridotte diventa più difficile da leggere e bisogna capire quali sono i risultati paragonabili. Posso dirti che ci sono velocisti che corrono facilmente sotto i 30″ sui 250 e che mi garantiscono che sotto i 40′ sui 10 km non ci vanno anche se non ci hanno nemmeno mai provato. Chi ti risponde così è un velocista “sulla fiducia” e non c’è nemmeno bisogno che si metta lì a provare il 10.000. Poi c’è chi dieci chilometri se li fa tutti i giorni in allenamento, sa dirti cosa vale sul massimale, 30″ più 30″ meno. Non sa cosa vale sui 250, ma,  per esempio, sa che sui 10.000 vale attorno a 36′. Allora gli chiedi se pensa di poter correre i 250 in 36″. Ci pensa un po’ su, fa quattro conti, dice: ” dunque 36″ sui 250 è circa 28″ sui 200… Ma sei matto? Non ci provo nemmeno.” E’ chiaro che uno che risponde così non è un veloce. I dubbi si pongono sui casi ibridi, sui mezzofondisti, quelli da 800 e 1500 metri appunto.  Quelli, più o meno, sanno quello che valgono su quelle distanze senza mettersi praticamente a svolgere il test. C’è che questi loro valori sono fluttuanti e anche nel corso della stagione possono variare. Normalissimo, per il mezzofondista, essere più resistente in inverno e più veloce d’estate. Questa cosa lui la sa e la scopre da tantissimi altri parametri, non ha certamente bisogno di fare il test. Poi ci sono le cose curiose, ma quelle fanno parte dei misteri del mezzofondo e scopri che quello che fa 29″e mezzo sui 250 e 33′ sui 10’000 corre i 1500 in 3’40” e sugli 800 non va molto, mentre quello che fa 30″ abbondanti sui 250 e 31′ sui 10.000 le prende sui 1500 da quell’altro ma… lo suona sugli 800. E queste sono le cose strane della corsa.

Cito, in chiusura, un mio leggendario compagno di allenamento di trent’anni fa (qualche giorno fa…). Lui mi batteva sui 1500 io lo battevo sugli 800. Facevamo gli sprint sui 60 e lui mi batteva (senza imbrogliare… tirando al massimo!). Facevamo dei “corto veloce” sui 20 minuti e pure lì mi batteva, e pure lì non lo pigliavo nemmeno se tiravo al massimo. “Ma allora era più forte di te in tutto, lo battevi solo perché interpretavi la gara degli 800 metri meglio di lui…” No, non era più forte di me in tutto. Andavamo fuori a correre un’ora o più, ci raccontavamo le barzellette ad un certo punto scoprivo che mi stavo raccontando le barzellette da solo, mi giravo ed era dietro di duecento metri che stava  arrancando: “Scusa ho dovuto rallentare non ce la facevo a starti dietro…” Lui era il millecinquecentista io l’ottocentista. L’attività motoria non è una scienza esatta.