CAMBIARE LA SCUOLA PER CAMBIARE LA SOCIETA’

Se i ragazzi attendono che siano gli adulti a cambiare la scuola temo che dovranno aspettare ancora molto. Sono favorevole al diritto di voto a sedici anni non perché penso che tale mossa possa cambiare gli equilibri della politica (magari…) ma perché penso che tale scelta possa servire ad aiutare i ragazzi ad interessarsi e quindi a fare politica a scuola per poterla cambiare. A scuola non si fa politica ed è per quello che la scuola non cambia mai, perché cambiare la scuola è una scelta decisamente politica e riformista ed è una cosa che dovrebbe seriamente coinvolgere i giovani visto che la scuola è fatta per loro e non per gli insegnanti.

Greta ha creato un movimento di opinione ma non un movimento politico ed è un peccato perché le istanze di Greta non sono assolutamente da buttare a partire dall’idea di far entrare i problemi della società dentro alla scuola. Non si può vivacchiare dentro alla scuola come in un limbo ben separato dalla realtà sperando che il giorno che si sono terminati gli studi la società sia migliorata da sola e possa essere affrontata serenamente con un bel titolo di studio pronto da utilizzare con successo. La società per migliorare ha bisogno del contributo concreto dei giovani a partire da una boccata di ossigeno sulla scuola che deve evolversi per poter contribuire a cambiare il mondo del lavoro. Scuola che informa il mondo del lavoro e non il contrario, questa è la vera rivoluzione. Se a scuola si capiscono le dinamiche di un mondo del lavoro che è alla deriva quando si è fuori da scuola si deve essere pronti per contribuire a cambiarlo non per andare ad alimentarlo sempre nello stesso modo con le sue aberrazioni, con le sue contraddizioni e con i suoi blocchi legati all’immobilismo di una politica non politica che viene fatta per televisione ma non nelle piazze.

L’economia verde ha bisogno di giovani che sappiano portare idee nuove nel mondo del lavoro non di giovani che sanno solo adattarsi alle vecchie logiche senza aver l’ambizione di costruire qualcosa di nuovo.

La scuola dove si studia davvero come poter cambiare può essere fatta solo dai giovani perché sono soprattutto loro ad avere necessità di cambiamento a partire dal diritto a studiare in una scuola che insegna di più e pretende di meno. Questa è una scuola profondamente conservatrice perché imbottendo i ragazzi di nozioni impedisce loro di poterle rielaborare per poter cambiare davvero. Sembra quasi che l’allievo non abbia diritto di parola se prima non si è cuccato integralmente tutti i programmi ministeriali delle varie materie. L’allievo è schiavo dei programmi ministeriali della scuola ed è in virtù di quelli che perde tutte le energie per ipotizzare una scuola nuova. Pertanto il monito al ragazzo non perfettamente preparato è: “Zitto tu che non sai nemmeno i programmi ministeriali, taci e studia che altrimenti fuori ti aspettano lunghi anni di disoccupazione”. E quella è la grande bufala della scuola italiana perché non sta scritto da nessuna parte che il ragazzo più preparato riesca a trovare lavoro prima di quello meno preparato.

E’ una scuola che deve evolversi per non prendere in giro nessuno ma dove il cambiamento fa paura a tutti in primo luogo ai giovani che non si sentono pronti a partecipare davvero ai reali problemi della società. Il diritto di voto a sedici anni non è voluto nemmeno dai giovani. Sono loro i primi a dire “No, per carità, non ho tempo per interessarmi di politica, ho troppo da studiare, se devo anche interessarmi di politica non ho più tempo per nient’altro” e così facendo non si rendono conto che operano già una scelta politica di forte impatto che non è molto azzeccata perché crea la premesse per mantenere una grande distanza fra scuola e mondo del lavoro.

Chi vuole bene ai giovani non propone semplicemente a loro di poter votare a sedici anni, glielo consiglia vivamente perché il vero problema dei giovani è che invece di darci una mano a cambiare la società si sono rassegnati a subirla così com’è, come se non ci fossero speranze di miglioramento e se abbiamo raccontato questo a loro sono schiavi di una grande menzogna. Se il diritto di voto a sedici anni può fornire stimoli di riflessione anche in tal senso ben venga il diritto di voto a quell’età. Sappiamo tutti che quanto a equilibri politici non cambierà praticamente nulla ma potrebbe essere utile per accendere una miccia che riesca a far partire un auspicabile processo di rinnovamento della scuola italiana.