ALLENATORI O SCENOGRAFI?

C’è un po’ di conflitto fra il nuovo ed il vecchio e siamo arrivati al punto che si fa un po’ di fatica a distinguere fra il nuovo ed il vecchio. La storia ormai è vecchia e per quello si casca in contraddizione. Non solo, il vero nuovo, praticamente è il “vecchio” ed allora proprio non ci si può capire più nulla.

Andiamo piano e con ordine, per tentare di capirci qualcosa. Partiamo dall’articolo di ieri dove mi lamentavo di essermi chiamato “Personaltainergratuito” perché la figura del personal trainer è stata completamente travisata nel campo dell’attività motoria e così adesso viene confusa con quella di un pessimo scenografo invece che essere identificata con quella di un buon allenatore che segue personalmente l’allievo (personal trainer letteralmente sarebbe proprio “Allenatore personale” e non “pessimo scenografo”).

Intanto perché “pessimo scenografo”. Perché ho un gran rispetto per gli scenografi in genere e ritengo che nel campo dello spettacolo il loro lavoro deva essere considerato veramente importante, è decisivo per la qualità dello spettacolo e, cosa non da poco, è pure determinante per aiutare il lavoro dell’attore.

Quando l’attore è attore sul palco e basta non ci sono dubbi: lo scenografo interviene sul palco poi tutto finisce. Ma nella scenografia ci può essere qualcosa di complesso che riguarda proprio l’attore ed allora sono coinvolti il costumista ed il truccatore che hanno un ruolo importante come quello dello scenografo e, sempre con riferimento allo spettacolo, mettono letteralmente le mani sull’attore provocando una sua trasformazione temporanea che serve per andare in scena  e rendere lo spettacolo gradevole, ne più ne meno come fa lo scenografo, in lavoro di equipe con questi, in perfetta coordinazione con questi.

Poi accade che l’attore si confonda con il suo ruolo e deva restare attore 24 ore su 24. L’attore non è più attore e basta, è un personaggio costantemente a disposizione del pubblico anche quando è fuori scena. Il “divismo” produce questo e costringe l’attore a sentirsi sempre in scena quando è in pubblico, il teatro ed il cinema non esistono più, o meglio non hanno più confini, ogni occasione di contatto con il pubblico è teatro, è cinema.

E’ lì che nasce la figura del “Personal Trainer” ma non è il personal trainer autentico che intendo io, quello che ti prepara per farti stare bene e ti allena. E’ il personal trainer “pessimo scenografo” che accetta lo sconveniente incarico di tenerti in scena 24 ore su 24. Una volta esistevano gli attori che si trasformavano sul set (ricordo un grandissimo De Niro in “Toro scatenato”) e avevano questa capacità di calarsi nel personaggio fino a cambiare il loro fisico. Ma poi tornavano nel loro fisico, magari pronti per rientrare in quello di un personaggio molto diverso di quello precedente, da portare nuovamente sul set.

Il “pessimo scenografo” è quel tecnico che si assume la responsabilità di tenerti in scena costantemente, come se fossi un “personaggio cronico” che non smette mai i panni di attore per tornare alla vita di tutti i giorni. Così abbiamo gli attori e le attrici che vanno in depressione perché a lavorare 24 ore su 24 non ce la fanno. Ma l’egoismo della platea è questo. Alla platea non gliene frega più niente di come hai recitato sul set. E’ quasi più interessata a vedere come reciti fuori dal set, è più interessata a vedere come ti muovi sul “red carpet” a vedere se sei in forma o no. Quello che è successo sul set è una cosa relativamente importante, semmai da dare in pasto ad una elite di critici che decidono in base a criteri strani se valutarti in un modo o nell’altro.

Come ha fatto la figura del “finto personal trainer” che sarebbe una nuova figura che gravita attorno al mondo dello spettacolo a diventare l’emblema del “Personal trainer” non si sa. Forse dipende proprio dal fatto che questi divi sono sovraesposti e tutte le scemate che fanno diventano terribilmente importanti. E’ certo che se facciamo coincidere la figura del personal trainer con quella di un tecnico che ti mette in scena perché devi apparire in un certo modo agli occhi del grande pubblico non abbiamo capito nulla.

Il personal trainer è uno che si occupa della tua attività fisica e della tua salute, non della tua attività cinematografica e/o di come devi apparire.

Vi sono grandi personaggi della finanza, banchieri ed assicuratori che si fanno affiancare dai personal trainer “scenografi” perché hanno deciso che l’aspetto fisico è determinante per la professione. Alla fine il miglior personal trainer per “l’uomo di successo” è quello che riesce a farti avere l’aspetto fisico che vuole la platea senza rovinarti la salute più di tanto.

Ma la grossa differenza, inequivocabile, è che il vero personal trainer non punta all’aspetto fisico quanto alla salute. E così il personal trainer del miglior scacchista della terra non sarà certamente un personal trainer finto perché se il miglior scacchista della terra non è perfettamente a punto può pure sbagliare quella mossa che lo declassa. Laddove conta l’aspetto fisico, e ai giorni nostri è in tantissime attività professionali, soprattutto dove circola molto danaro, c’è bisogno del personal trainer scenografo.

Il conflitto fra il nuovo ed il vecchio è fra la finzione e l’autenticità dove si fa fatica a capire quale sia il nuovo e quale sia il vecchio. Se sia più importante l’esteriorità del banchiere (che poi, sotto sotto, deve essere intelligente perché altrimenti non può fare il banchiere) o l’autentica efficienza dello scacchista che non chiede nulla di frivolo al personal trainer ma solo ciò che serve per funzionare al meglio. Se una cosa serve per farmi stare meglio mi  serve davvero se invece ha mera funzione scenografica allora la proponi ad un attore.

La mia grande fesseria è stata quella di intendere come personal trainer esclusivamente la figura di quel professionista che mette il tuo fisico in grado di funzionare meglio e di avere un miglior stato di salute grazie all’attività fisica. Ho ignorato del tutto la componente “estetica” dell’attività fisica che è quella che viene scatenata da grandi carichi di allenamento e può arrivare a modificare la struttura corporea. Molto spesso è proprio ciò che si cerca più che i benefici reali dell’attività fisica che si cercano con  un altro approccio metodologico. E allora la domanda “Voglio modificare il mio fisico, che tipo di attività fisica devo fare?” non è del tutto imprevedibile ed è semplicemente il frutto della cultura dell’esteriorità, del divismo, dell’attore “cronico” che non smette mai i panni di attore.

In realtà il “personal trainer” che pensa alla tua preparazione fisica in  termini di salute e non di apparenza non è il nuovo ma è l’origine di quel ruolo. Poi bisogna ammettere che  la cultura dell’apparenza è ormai radicata da un tot. di decenni e allora, in modo rivoluzionario, ci tocca dire che il vero personal trainer, quello che punto a restituirti l’efficienza fisica e non a cambiarti le forme è una figura nuova, anche se in realtà non è proprio nessuna rivoluzione ma semplicemente una lenta e molto difficoltosa restaurazione. Alla fine, forse, la razionalità torna a galla.