SOCIETA’ “MUSCOLARE” E SOCIETA’ DELLA RIFLESSIONE

Può apparire curioso per chi si occupa di movimento sostenere un appello alla riflessione.

Sono un accanito sostenitore del movimento, propongo il movimento a tutti, da lattanti a matusa, ai campioni e soprattutto agli “scarsi”, incapaci di muoversi con buone abilità. Proprio per quello suggerisco loro di insistere con il movimento, per mettersi al pari con gli altri.

Sono un accanito sostenitore del movimento e non avrei scelto questo mestiere se non lo fossi e lo sono in modo grottesco quando affermo che nella pandemia hanno sbagliato tutto: ci hanno chiuso in casa a trasmetterci il virus l’uno con l’altro quando dovevano obbligarci ad uscire per limitare la trasmissione del virus che si propagava soprattutto negli ambienti chiusi.

Lo sono ancora di più quando sostengo che ormai è finita l’era dell’automobile perché inquina troppo e ci impedisce di svolgere la nostra dose minima di attività fisica quotidiana.

Eppure invito alla riflessione e diffido di questa società “muscolare” e ipertonica, qui casco in una netta contraddizione. Se il movimento è importante allora sono importanti anche i muscoli, senza muscoli non ci si muove.

Ed è qui la grande contraddizione della mia predicazione, spesso incompresa, perché non si riesce a scindere il concetto di muscolo ipertrofico dal concetto di movimento funzionale, efficace e salutare.

Siamo convinti che più il muscolo sia grosso e ipertonico e più funzioni meglio. Abbiamo fatto così anche con le automobili: le abbiamo sempre più grosse ed inquinanti. Ci basterebbero delle trappole da meno di mezza tonnellata e tendiamo a viaggiare su barilotti da oltre due tonnellate e pure poco aerodinamici. Diciamo chiaro e tondo che dell’inquinamento non ce ne frega proprio nulla.

Nella società “muscolare” io invito alla riflessione perché non ci si può muovere bene ed in modo razionale se non pensiamo abbastanza a “come” ci muoviamo. Non siamo animali, non possiamo garantirci una buona qualità di movimento muovendoci in modo istintivo, al contrario in modo istintivo tendiamo a fare delle grosse fesserie quali quella di seguire le mode e per esempio gonfiare i muscoli in modo assolutamente inopportuno e irrazionale.

Pensiamo che sia opportuno prima gonfiare i muscoli e poi vedere a cosa ci servono quando è esattamente il contrario. Prima dobbiamo muoverci secondo le nostre esigenze e poi dobbiamo verificare se la qualità e quantità del movimento che abbiamo prodotto ci hanno portato delle modificazioni strutturali sconvenienti quali degli squilibri muscolari da rettificare. Quasi sempre invece siamo noi ad andare in cerca degli squilibri muscolari eccedendo in esercitazioni che hanno la sola funzione di gonfiare i muscoli senza prepararli specificamente ad alcun compito motorio specifico se non quello di sollevare pesi per… gonfiare ulteriormente il muscolo muovendoci in un circuito chiuso senza apprendimento motorio.

Solleviamo pesi che gonfiano i muscoli ed in quel modo impariamo solo a sollevare pesi che gonfiano ancora di più i muscoli. Con i muscoli sempre più gonfi siamo portati a sollevare sempre più pesi e così non impariamo nulla. Anche nel sollevamento pesi agonistico c’è molta ma molta più tecnica di quanta ce ne sia nei normali programmi di tonificazione che vengono allestiti a colpi di “schede”, pesi e macchine da palestra.

Il vero sollevatore di pesi indugia sulla tecnica molte ore e ovviamente stimola anche delle capacità coordinative oltre che l’ipertono muscolare.

Siamo abituati a pensare ad una contrapposizione fra movimento e riflessione, fra doti di forza e capacità tecniche e questo atteggiamento ci porta indubbiamente ad un pressapochismo in materia di affinamento del gesto tecnico.

Guardate un saltatore in alto che si appresta a valicare l’asticella ad una misura impegnativa. Vi pare che pensi poco? Che vada lì a fare il suo saltino come se nulla fosse senza pensarci nemmeno un po’? Tutt’altro, è quasi noioso vederlo pensare e ripensare al suo schema motorio ed immaginare nella sua testa cosa cavolo sta per combinare.

Nella vita di tutti i giorni molto spesso noi siamo dei saltatori che improvvisano il salto senza pensarci su. E’ così ci muoviamo male ed abbattiamo l’asticella, dal momento in cui prendiamo l’autovettura per fare un tratto di 300 metri che potremmo benissimo fare a piedi ma ormai siamo abituati così e non ci pensiamo nemmeno.

La società dell’ipertono si riflette su tutto e così siamo pieni di oggetti perché più cose abbiamo e meglio stiamo e produciamo un sacco di rifiuti e non riusciamo più a muoverci perché navighiamo in mezzo ai rifiuti. Ingombriamo istintivamente le case di una grande quantità di oggetti quando dovremmo stare pazientemente a riflettere su come fare per aver meno oggetti possibile e muoverci nel modo migliore possibile nelle nostre case superintasate.

E’ molto più facile acquistare le cose senza pensarci su continuando ad aderire alla società dell’iperproduzione e dei rifiuti che fermarsi a pensare per rivedere questa società che se vogliamo davvero affrontare con i fatti la questione ecologica e non solo a parole deve essere rifondata alla base,

Se continuiamo ad acquistare e a produrre a testa bassa non cambia nulla e per certi versi è più facile perché si continua a fare come si è sempre fatto, non c’è bisogno di riorganizzare nulla. Se invece ci fermiamo a pensare e ci prendiamo l’onere di cercare nuove soluzioni allora cambia perfino la guerra perché non c’è più bisogno di produrre armi come dei deficienti. La scelta dell’acquisto è l’arma più potente che abbiamo, più della bomba atomica. Non ti comporti bene? Non acquisto più un bel niente da te, vediamo come te la cavi.

L’ipertono ci condiziona in tutte le scelte e ci toglie la capacità di riflettere. Pensiamo che tutto vada risolto con soluzioni di forza e così nella guerra vince chi ha più armi e bombarda di più quando a volte fermarsi è più efficace che attaccare.

Il movimento migliore non è quello esercitato grazie ai muscoli più tonici bensì quello che ha stampato i migliori circuiti neuromuscolari e può contare sulla forza strettamente necessaria all’esecuzione di quel preciso gesto. Per incrementare la forza basta mettersi lì a sollevare pesi in modo ripetitivo, per migliorare gli schemi motori bisogna proprio pensarci e continuare a rivedere tutte le possibili soluzioni per tentativi ed errore. Insomma diciamo che da un certo punto di vista la vera rottura di scatole è proprio la messa a punto dello schema motorio.

E’ proprio perché credo nel movimento che vi invito a riflettere molto. Una società che riflette molto usa molto il movimento e cambia continuamente. Se invece l’obiettivo è non cambiare perché alcuni equilibri economici fanno comodo a chi orchestra questa società allora è molto utile non pensare. Muovetevi pure in modo istintivo e comprate quello che vi passa per la testa, ma fra un po’ navigheremo fra i rifiuti e saremo costretti a pensare per scansarli.