LA RAGAZZINA BENDATA PER L’INTERROGAZIONE A SCUOLA

Mi dicono che scrivo troppo di scuola. E’ legittima difesa per non avere i travasi di bile. Io vedo sul campo sportivo i danni che fa la scuola italiana e non ho nessuna arma per difendermi, posso solo scrivere. Scrivo.

Quella della ragazzina bendata per affrontare la verifica a distanza è la goccia che fa traboccare il vaso.

E’ la classica dimostrazione della scuola dove conta solo quello che c’è scritto sul libro, di come ragiona il ragazzo non me ne frega proprio nulla, l’importante è che si studi il libro a memoria.

Ed allora se questo è il gioco è ovvio che il ragazzo si piglia il libro e legge il libro perché questo è ciò che vuole l’insegnante da lui.  Se vuoi solo che legga il libro non mi puoi bendare, sei tu a pretendere questo tipo di scuola. L’imbroglione non è il ragazzo che sta al gioco ed obbedisce ma l’insegnante che piglia uno stipendio per andare a scuola a verificare se i ragazzi hanno imparato il libro a memoria. Se è così, non serve l’insegnante, basta una commissione che decida che testi bisogna imparare a memoria. Risparmiamo soldi sugli insegnanti.

L’ammonizione a quell’insegnante che ha voluto far bendare l’allieva non deve essere perché il solo atto di far bendare un ragazzo è un gioco idiota se non si sta giocando a mosca cieca ma perché questa è la chiara dimostrazione che dai ragazzi si pretende che buttino dentro nozioni senza pensare. Pensare è un optional, anzi in questa scuola è pure fastidioso perché un ragazzo che pensa potrebbe aver pure voglia di cambiare questa scuola arcaica.