PERCHE’ LA CICLABILITA’ E’ UN FATTO TECNICO E NON POLITICO

Hanno sempre tentato di darmi un colore politico per capire i miei discorsi insistenti e monotoni sulla necessità di una buona ciclabilità nelle nostre città per renderle più sane e vivibili.

Che l’idea di privilegiare la bicicletta sull’automobile possa avere forti connotazioni politiche non c’è dubbio. Cambia l’assetto sociale, modifica fortemente alcune scelte economiche, è senza dubbio una scelta di forte impatto perché cambia la vita di molti cittadini e, e di riflesso, anche quella di chi non può permettersi il lusso di andare a piedi ed in bicicletta. Per certi versi a chiedere una ciclabilità migliore e veramente efficiente potrebbero essere proprio le persone disabili ed impossibilitate ad usare le proprie gambe nel senso che se la mobilità urbana migliora, migliora per tutti, anche per loro, e cade come per incanto quell’assurdo paradosso per cui bisogna limitare l’accesso alla guida dell’auto privata proprio all’unica categoria di persone che ne ha veramente bisogno, quella degli anziani con ridotte capacità di movimento, perché sarebbero ritenuti troppo pericolosi. E’ chiaro che chi patisce delle disabilità gravi può essere interdetto addirittura dall’uso dell’automobile ma chi ha un semplice rallentamento dei riflessi dovuto all’età non deve essere assolutamente limitato nella sua possibilità di usare il mezzo privato. Deve invece essere considerato il fatto che essenzialmente l’utovettura è riservata a questo tipo di utenti ed è anche per questo che il traffico delle auto private deve essere messo in sicurezza con disposizioni che ne limitino la pericolosità. Per dirne una, non ha nessun senso, proprio perché l’auto privata la usano essenzialmente gli anziani, mantenere il limite di velocità nei centri urbani a 50 chilometri all’ora. Tale velocità nei centri urbani è pericolosa anche per chi ha i riflessi pronti e scattanti della giovane età, diventa assolutamente inopportuna quando i tempi di reazione non possono più essere quelli della gioventù.

Non c’è colore politico nel garantire una città più sicura per tutti, anziani, bambini e persone di ogni età.

Oltre al fatto della sicurezza c’è il discorso della salubrità e anche quello, pur se intriso di connotati politici di forte impatto, è essenzialmente un fatto tecnico.

Dire che le politiche ambientali siano di destra o di sinistra non è possibiie. Le politiche ambientali ricadono certamente su un determinato sistema economico che è quello a base capitalista, ma porsi in atteggiamento fortemente critico nei confronti di questo tipo di sistema ormai non è più un atteggiamento di destra né di sinistra. E’ chiaro che va verso una conflittualità nei confronti dell’attuale establishment politico che tende a congelare questo sistema economico senza proporre soluzioni innovative perché un nuovo sistema economico provoca inevitabilmente sconquassi politici di vasta portata.

Ma anche sul tema ambientale la questione è essenzialmente tecnica. Il PM 10 non ha colore politico come non lo ha il PM 2.5 ed entrambi ti provocano il cancro indipendentemente dal tuo colore politico, dal tuo credo religioso e pure dal conto in banca. Dietro alla questione politica c’è un fatto tecnico oggettivo e purtroppo non trascurabile da nessuno.

C’è un termine con il quale si vogliono definire attualmente le politiche ambientali ed è un termine un po’ subdolo: è transizione ecologica. Questa “transizione ecologica” suona un po’ come il complesso delle normative in tema di ambiente che ormai sono urgenti ma che possono costantemente e cronicamente venir disattese perché ricadono appunto nella famigerata “Transizione ecologica”. Pare che si usi questo contenitore come il cesto delle cose fastidiose che siccome implicano un cambiamento strutturale di un certo tipo di politiche allora non è assolutamente il caso di affrontarle adesso. Allora il fatto è solo parzialmente politico nel senso che la questione tecnica è innegabilmente urgente e questo è sotto gli occhi di tutti, non solo dei partiti ambientalisti e grazie alla politica si prova a far finta che la questione non sia urgente e si usano gli strumenti politici appunto per procrastinarla all’infinito.

Insomma per tornare alla nostra stramaledetta mobilità urbana la questione è tecnica ed è urgente perché è un fatto di sicurezza e di salute poi, però, grazie alla politica, la questione perde il suo carattere di urgenza perché c’è il Covid, c’è la guerra, c’è la crisi economica, il costo dei carburanti ed insomma i morti da inquinamento devono mettersi in fila e aspettare diligentemente perché ci sono altri morti che contano di più.

Nessuno vuole la guerra e quanto sta avvenendo nell’est Europa è una disgrazia immane ma diciamo che fra la varie disgrazie quella dell’aumento del prezzo dei carburanti poteva essere la meno pesante, anzi quella che ci spingeva una volta per tutte a considerare l’importanza di potenziare il trasporto pubblico e a ad impegnarci a studiare degli autentici piani per la mobilità sostenibile nei nostri centri urbani dando un taglio una volta per tutte ai nostri esorbitanti consumi di petrolio da civiltà del secondo millennio. Niente di tutto ciò, al contrario si stanno studiando delle strategie per rendere gli aumenti meno traumatici e per poter mettere la gente in condizione di consumare carburante come se nulla fosse. Mi domando se faranno la stessa cosa se il prezzo del pane e della pasta saliranno nello stesso modo ma ho dei dubbi perché qui pare che il consumo di petrolio sia più importante del pane che mangiamo. Riuscire a svincolarsi dalla logica del petrolio è anche un fatto di sicurezza sociale oltre che di ambiente perché praticamente in tutte le guerre recenti c’è questo incubo del petrolio che fa da sfondo e che fa venire dubbi atroci sugli interessi economici che ci sono sotto. Insomma anche se il petrolio fosse un qualcosa che ci fa molto bene alla salute bisogna ammettere che ci ha provocato problemi sociali a non finire e già per quello non è un buon argomento per la salute del pianeta.

Dobbiamo avere il coraggio di guardare la Realtà per le sue evidenze anche tecniche che ci rivela, che poi dietro a questa Realtà ci siano anche le questioni politiche che informano un’altra Realtà non si può ignorare ma non possiamo fare finta che una questione di salute venga risolta grazie ad una decisione politica. Il PM 10 ed il PM 2.5 sono cancerogeni, lo sono sempre e non stanno a guardare se in giro c’è il Covid, se al governo ci sono forze conservatrici o forze laburiste, al PM 10 ed al PM 2.5 del governo non gliene frega proprio nulla. Se la cosa è reciproca noi non possiamo ignorarlo altrimenti diventiamo complici e non è facendo finta di niente che possiamo risolvere il problema.