DIMOSTRAZIONE E PAROLE

Le parole per trattare di attività fisica sono fondamentali. E’ per quello che mi arrabbio molto quando, perché è di moda, perché fa figo e fa “marketing” si usano troppi vocaboli di inglese per esprimere concetti di attività fisica in italiano. Se sei inglese me li esprimi tutti in inglese senza usare termini di italiano o di tedesco, se sei italiano me li esprimi tutti in italiano senza sbatterci dentro, a ogni piè sospinto, termini di inglese che possono finire per fare caos (“misunderstanding” in inglese che è il massimo della follia espressiva perché vuol dire semplicemente “equivoco” e lo dici con un termine, in inglese appunto, che genera altro equivoco…) e generare equivoci.

Sono convinto che il miglior insegnante sia quello che usa per spiegarsi le parole e molto raramente ricorre alle dimostrazioni. Le dimostrazioni pratiche possono essere un’altra grande fonte di equivoco e nel mio specifico settore sono quelle che molto spesso fanno scappare l’allievo impaurito.

Io mi occupo di attività motoria per la terza età, attività alquanto bistrattata a livello istituzionale (non esiste un ruolo degli insegnanti, c’è una completa anarchia, siamo dei mezzi professionisti con gli oneri dei dipendenti pubblici…) dove riuscire a conquistare il cliente è fondamentale perché questo tende a scappare dalla palestra terrorizzato quando ha la sensazione che gli vengano proposte cose troppo impegnative. Il miglior modo per far prendere paura all’allievo in terza età, soprattutto che non ha mai fatto attività fisica o l’ha fatta solo a scuola, è quello di dimostrare troppo insistentemente gli esercizi. Soprattutto se il dimostratore è giovane finisce per non rendersi conto che sta dimostrando qualcosa che ripetuto tale e quale (ed è questo che pensa di dover fare l’allievo) non è molto opportuno come stimolo allenante per un soggetto che non ha ancora (e forse non le ha mai avute) grandi capacità motorie. Riusciamo a misurare molto meglio a parole ed a trasmettere a parole concetti che solo con una dimostrazione non riescono a passare ed anzi, quasi sicuramente, passano in modo distorto.

Per cui capisco che soprattutto per gli insegnanti giovani sia molto più facile “dimostrare” che parlare ma bisogna sforzarsi di parlare per essere più chiari possibile, per essere sicuri che passino i concetti che possano portare alla proposizione di un’attività fisica calibrata e razionale per il soggetto che ci interpella.

Sul mio sito non troverete mai uno straccio di disegnino dimostrativo di qualsiasi esercizio e questo che potrebbe sembrare un grosso limite per una comunicazione immediata (certamente avrei molti più lettori incuriositi dai famosi disegnini modello “tabella del percorso della salute” che vogliono dire tutto e niente) è una scelta metodologica ben precisa. Io parto dal presupposto che se uno capisce i principi fondanti del movimento poi i disegnini se li fa da solo perché capisce di quali esercizi ha bisogno per i suoi ben determinati obiettivi. Non solo, ma capisce anche come deve farli quegli esercizi ed è anche per quello che difficilmente mi metto a descrivere di “quantità” quando rispondo alle vostre domande. Le quantità ideali ed opportune di esercizio dipendono esclusivamente dalla vostra condizione specifica e dai vostri obiettivi e non potete trovarle indicate precisamente su nessuna stramaledetta tabella di percorso della salute o tanto meno su nessun fantomatico sito internet che dispensa tabelle per tutti.

Il grosso limite della dimostrazione che viene superato dalla precisione delle parole, se ben usate, è dato dall’alta specificità di tutti i discorsi inerenti l’esercizio fisico e così se il soggetto “X” ed il soggetto “Y” che sono evidentemente diversi perché non sono gemelli (ma un po’ diversi lo sarebbero pure se fossero gemelli) fanno lo stesso esercizio nello stesso identico modo evidentemente stanno facendo due cose diverse. Hanno un fisico diverso matematicamente non possono fare la stessa cosa “riproducendo” lo stesso disegno. Faccio un esempio stupido: se colori  con due pennarelli diversi e vuoi mettere giù il colore con i due praticamente nello stesso modo dovrai usarli in modo diverso. Se li usi nello stesso modo non potrai colorare ugualmente perché sei partito con due pennarelli diversi.

Molti soggetti che vanno in palestra (e magari usano pure i pesi…) mi domandano perché dopo un po’ che vanno in palestra mettono su peso. Ciò non accade a tutti nello stesso modo proprio perché siamo diversi, accade ad alcuni in modo netto ad altri in modo meno significativo, ad altri, al contrario non accade e succede invece il fenomeno contrario: perdono subito peso.

Molto spesso chi mette su peso è proprio chi parte già da strutture piuttosto pesanti e, proprio per questo, sarebbe invece desideroso di perdere subito peso. Vi siete mai chiesti che differenza c’è fra un soggetto che pesa 60 kg e solleva il suo braccio e un soggetto che pesa 90 kg e fa lo stesso movimento? Stanno facendo tutti e due lo stesso esercizio? Assolutamente no, stanno facendo semplicemente lo stesso disegnino e la componente di forza impiegata dal soggetto che pesa 90 kg per fare quel movimento dovrà essere decisamente superiore di quella impiegata dal soggetto che pesa 60 kg. Ecco che lo stesso esercizio che per un soggetto può essere un esercizio di mobilità articolare da svolgere in scioltezza senza grande impegno muscolare per l’altro soggetto è tutt’altra cosa e può addirittura richiedere un reclutamento di fibre muscolari tale da provocare, come adattamento, un ulteriore aumento della massa muscolare. Se in palestra si dimostra e basta ma non si parla abbastanza tali misteri, che non sono poi grandi misteri, non potranno essere spiegati e così l’utente si trova poi con le sorprese sgradite pensando di aver fatto la miglior cosa che poteva fare.

L’educazione fisica è quella materia nella quale le parole sono fondamentali anche se qualcuno crede il contrario e pensa che il bravo insegnante sia un bravo dimostratore. In realtà il bravo dimostratore serve solo a sé stesso che dimostrando si mantiene in forma ma non serve agli altri che più che di “vedere” l’esercizio fisico hanno bisogno di capirlo.