AUSPICI PER IL TERZO DECENNIO DEL TERZO MILLENNIO

Il terzo decennio del terzo millennio quasi sicuramente sarà quello della green economy e lo sarà per necessità, non per scelta.

Probabilmente l’attuale sistema finanziario opporrà una grande resistenza alla rivoluzione dell’economia verde ma poi gli stati dovranno prendere delle decisioni politiche pesanti a costo di raddoppiare le tasse per salvare il pianeta dalla catastrofe che ormai non è più un’idea di pochi visionari potenziali registi di film di fantascienza.

Il negazionismo sui cambiamenti climatici si sta inesorabilmente sgretolando ed è ipotizzabile che irrompa sulla scena politica qualche personaggio con le spalle un po’ più larghe della svedesina di 17 anni che, anche se terribilmente seria, finora è stata ridicolizzata, offesa ed emarginata da tutti i potenti della terra.

Trattare di sport in un contesto simile può sembrare quasi irriverente, un capriccio. Forse ci sarà talmente tanto da lavorare che non ci sarà nemmeno tempo per fare sport ma è pure probabile che non ci sia più nemmeno tempo per guardare la televisione e allora potrebbe accadere che ci si accorge che lo sport è più importante della televisione dovendo scegliere fra i due.

E’ quasi certo che dovrà cambiare anche lo sport e forse dovrà essere uno sport più “green”, meno ipertrofico nell’alto livello e più diffuso alla base. Si capirà che lo sport è più importante praticarlo che guardarlo alla televisione.

La curiosa pantomima sul doping potrà cambiare connotati (siamo ancora al giochino dello stato colpevole e dello stato innocente con la Russia che deve far finta di essere l’unica responsabile di una situazione decisamente globalizzata) ma forse si arriverà a capire che il vero doping non è quello materiale delle sostanze ingurgitate dagli atleti di alto livello quanto quello ideologico (la scuola vive nell’ideologia del doping per rendere di più a tutti i costi: i cosiddetti “ricostituenti sono nati negli anni ’60 anche per “aiutare” i ragazzi a scuola…) del ragazzo  che viene bocciato a scuola se prova a fare cinque allenamenti alla settimana (senza nessun doping di alcun tipo, né per migliorare il rendimento sportivo e tanto meno per migliorare quello scolastico…) nel suo normalissimo sport non professionistico quando un altro ragazzo, un po’ più fortunato, può pure permettersi il lusso (forse nemmeno tanto lusso…) di fare due allenamenti al giorno perché tanto frequenta una scuola specifica per “potenziali campioni dello sport”.

La normalità del vero sport per tutti forse potrà trionfare solo nel momento in cui verrà sgonfiato lo sport ipertrofico, quello dell’importante è “vincere e non solo partecipare” (che, guarda a caso, è lo stesso stile della scuola di oggi), quello dove ancora la maggior parte degli stati investono una gran parte dei danari riservati allo sport perché, è inutile che ci nascondiamo dietro ad un dito, non è “doping di stato” ma “ipertrofia” dello sport di stato dove il doping o presunto tale perché ormai non si chiama nemmeno più così (il doping è solo quello dei cretini che fanno da soli, quelli che con il loro comportamento ingenuo quanto idiota giustificano il mantenimento del carrozzone dell’antidoping che è un istituto di una ipocrisia epica…) non è che uno degli aspetti incoerenti di uno sport che ha due pesi e due misure a seconda che deva servire per la salute del cittadino o per l’immagine dell’organizzazione sportiva di alto livello.

Fin tanto che lo sport continua ad essere foraggiato secondo la logica dei risultati televisivi invece che quella della reale e concreta diffusione presso la popolazione continueremo ad avere uno sport a due velocità dove uno va troppo piano ed è poco vero in quanto poco coinvolgente e l’altro va troppo forte ed è anch’esso poco vero per tutt’altri motivi.

L’auspicio di uno sport autentico per tutti, di tutti i giorni, fatto in modo impegnato ma non esasperato è un auspicio da favola ma se il prossimo decennio dovrà essere un decennio di grandi cambiamenti perché non sperare che questi cambiamenti possano essere anche in meglio? Nell’era green lo sport esisterà ancora ed ha pure la possibilità di essere meglio di questo, un po’ finto, un po’ troppo comandato dal mercato.