WOODY ALLEN E LE SCIENZE MOTORIE

“Fino allo scorso anno avevo un solo difetto: ero troppo presuntuoso, adesso non ho più nemmeno quello…” E’ di Woody Allen questa e solo per questa, a mio parere, si meriterebbe la laurea in Scienze Motorie “Honoris Causa”.

I dottori in Scienze Motorie non è che siano presuntuosi, hanno solo un problema: sono soffocanti. E’ un problema che hanno da un tot. di anni (direi praticamente da quando esistono) e, a differenza di Woody Allen, ce l’hanno anche quest’anno. Io, che sono presuntuoso e, sempre a differenza di Woody Allen, lo sono anche quest’anno, sostengo che come “diplomati ISEF” eravamo (potrei tranquillamente dire “siamo” perché non siamo ancora morti tutti…) un po’ meno soffocanti.

Mi spiego: una volta gli atleti si allenavano in modo molto diverso, poco standardizzato e difficilmente “riconoscibile” nel senso che non c’erano protocolli universalmente riconosciuti. Diciamo pure che si sperimentava molto di più e si aveva meno paura di sbagliare.

Quello che avevamo potuto osservare, comportandoci così, è che si poteva giungere allo stesso risultato proveniendo da strade opposte. Avremmo dovuto dedurne che la Scienza del Movimento non è una scienza esatta e pertanto era più che lecito continuare a provare metodi diversi. Poi è arrivato l’appiattimento culturale. Non so perché. Magari la contemporanea apparizione degli Istituti di Scienze Motorie è una pura coincidenza e non c’è nessun nesso di causalità. Purtroppo è un po’ troppo semplificato il concetto che mentre alle ISEF ci dicevano “Sperimentate con umiltà che la realtà non ce l’ha in tasca nessuno” a Scienze Motorie hanno cambiato decisamente atteggiamento ma… questa è stata l’evoluzione recente.

Sul campo ciò si è tradotto in una standardizzazione delle preparazioni e mentre  un neofita una volta andando sul campo non capiva assolutamente come ci si prepara per certe discipline sportive perché c’era un groviglio inestricabile di metodologie e di teorie, adesso osservando un po’ come si preparano gli atleti va via con l’idea che ci sono delle scuole di pensiero dalle quali non ci si scappa. Ho scritto “scuole di pensiero” al plurale perché oltre che presuntuoso sono anche un po’ tollerante e posso ammettere che un leggero margine di variabilità nell’applicazione della teoria dominante sia rimasto ancora ma se fossi solo presuntuoso (come Woody Allen lo scorso anno…) dovrei scrivere che di scuola di pensiero ne è rimasta una sola.

Ora che questo appiattimento culturale sia il frutto di semplificazioni che per certi versi possono anche aver fatto bene all’evoluzione della cultura del movimento mi può anche andare ma che i tecnici abbiano perso la capacità di innovare con la loro testa mi spiace molto anche perché questo atteggiamento è un po’ contagioso. Così come mancano i tecnici “fantastici” dove per fantastico intendo animato da una grande fantasia si sono persi per strada pure gli atleti rivoluzionari, quelli in grado di provare cose che nessuno si è mai sognato di provare.

Forse per spiegare questa deriva bisogna fare un passo indietro e dire cosa è successo circa una trentina di anni fa ma ciò non giustifica completamente il nuovo atteggiamento più prudente e quasi dimesso.

Siamo un po’ tornati indietro perché eravamo arrivati a preparazioni talmente colossali in volume che qualche medico aveva sentenziato che ci si faceva più del male alla salute allenandosi in quel modo senza doping che non dopandosi oculatamente ma riducendo la preparazione su ambiti più razionali. L’osservazione, probabilmente non era del tutto campata in aria e non era assolutamente una scusa per giustificare il ricorso al doping, pratica molto diffusa già allora anche se non in modo sistematico come adesso.

Adesso ci si allena di meno e si fanno meno follie, anche in tema di doping è finita l’era dei “cani sciolti” e se qualcuno fa di testa sua viene giustamente pigliato subito (sarebbe divertente se ci fossero i sistemi per bloccare anche chi non fa di testa sua, ma quello è un discorso troppo complesso) quello che non va è che in questo nuovo corso si è perso il piglio “innovatore” che caratterizzava la preparazione di ogni atleta che voleva spingersi sempre un po’ più avanti degli altri.

A livello scientifico siamo entrati nell’era dell’obbedienza, dell’accettazione del dogma e mentre un tempo l’allenatore del primatista del mondo del miglio poteva essere anche un salumiere, un postino o un giocatore di scacchi adesso si parte dal presupposto che il ragazzino per emergere dovrà essere subito inquadrato da un tecnico preciso ed osservante delle moderne metodologie di allenamento che di moderno non hanno proprio nulla perché non sono altro che la rivisitazione rigorosamente codificata di ciò che si faceva già 40 anni fa. E’ finita l’era dei pionieri.

Ho definito chi applica rigorosamente il protocollo universalmente accettato “soffocante” e non presuntuoso perché in realtà attualmente risulterebbe “presuntuoso” chi prova a scostarsi da questi protocolli.

In sintesi abbiamo bisogno di un personaggio tipo Woody Allen per una nuova primavera della teoria e metodologia dell’allenamento sportivo. Questo personaggio all’inizio avrà un solo difetto: la presunzione. Poco dopo non avrà più nemmeno quello perché si sarà accorto che non è lui a fare giusto, sono gli altri che sbagliano.