TOMBINI

Nella mia città questa è stata la settimana dei tombini.

Alcuni, che sono diventati rapidamente famosi, si sono chiusi in seguito ad una grandinata eccezionale che ha poi provocato un accumulo di acqua e grandine in una viuzza che è diventata famosa in tutta Italia perché in un video di quelli che diventano virali ci si vedeva un giovane camminare con il ghiaccio fino al collo. Quelle immagini le hanno viste tutti e a questo punto Greta ci da quasi fastidio perché continua a ripeterci che i cambiamento climatici rischiano di metterci nella cacca quando è evidente che nella cacca praticamente ci siamo già. Ormai chi nega i danni del cambiamento climatico è un eccentrico che lo fa per propaganda elettorale e se riesce a trovare seguaci solo perché sostiene queste tesi, complimenti, vuol dire che il partito degli idioti viaggia ancora forte.

I tombini dei quali voglio scrivere sono altri, meno pubblicizzati e dai quali non riesce a salvarci nemmeno Greta.

Sono tombini che si trovano nel bel mezzo di corsie ciclabili disegnate proprio in questi giorni. Questi tombini non sono stati piazzati lì per prevenire l’intasamento di quelli diventati famosi, no quei tombini c’erano già da prima, da tanto tempo ed io mi auguro che famosi non lo diventino perché il potenziale di ipotetica disgrazia per diventarlo ce l’hanno tutto.

Non si capisce perché le corsie ciclabili che presumibilmente saranno utilizzate soprattutto da ragazzini (se avranno il coraggio di farlo) perché servono essenzialmente le scuole nei paraggi, siano state disegnate con precisione millimetrica proprio sopra a quei tombini preesistenti. Qualcuno dirà che se sono ben evidenti (e lo sono, non c’è dubbio) basta scansarli ed evitare di passarci sopra. Impossibile, la corsia ciclabile è talmente stretta che è inevitabile invadere la carreggiata per le auto se si vuole scansare il tombino. Qualcuno dirà che basta rallentare per non perdere l’equilibrio e proseguire senza pericoli. Impossibile anche quello, sul mio sito non metto figure o fotografie e non voglio spendere mezzo articolo per descriverli come potrebbe fare una bella foto. sono semplicemente pericolosi, fidatevi, profondi quel tanto che basta per finirci sopra, perdere l’equilibrio e cadere. Qualcuno sosterrà: “Che cosa vuoi che sia cadere in bicicletta, tutti i bambini sono caduti più volte ed anzi è proprio in quel modo che hanno imparato ad andare in bicicletta…”. E’ vero, ma il punto delicato è proprio questo. Quelli non sono tombini piazzati nel bel mezzo di un cortile dove giocano allegramente dei bambini (esistono ancora quei cortili? No, magari, troppe macchine, non c’è spazio, i bambini se ne stiano a casa con il loro tablet) o su un percorso interno al campo giuochi. No, sono tombini su una corsia ciclabile che ti deve portare a scuola che percorri magari con uno zaino in spalla che pesa troppo perché del rispetto della legge che regola il peso degli zaini non gliene frega niente a nessuno (e qui direttori didattici e genitori sono splendidamente assenti) e che se per caso cadi perché perdi l’equilibrio perché sono molto infossati è pure possibile che in quel mentre ti passi a fianco un’auto ai 50 chilometri all’ora. Questa è la vera tragedia, l’incubo della presenza di automobilisti che del rischio di viaggiare troppo velocemente a fianco ad una corsia ciclabile non gliene frega niente.

E questo è il punto centrale di tutta la trattazione di questo  articolo monotono e ossessionante che partito da un’ immagine un  po’ nuova (il malcapitato che naviga nel ghiaccio fino al collo per colpa della grandinata eccezionale )finisce sul solito polpettone che mi provoca l’attribuzione di “polemico delle piste ciclabili”.

“Formula consigli sull’attività motoria invece di rompere le balle continuamente con queste piste ciclabili!”.

Io consigli sull’attività motoria continuo a darne ed il più urgente che do è proprio quello di protestare contro chi non vuole farci andare in bicicletta. Con chi, con  atteggiamento miope, ci consiglia di usare l’auto ed andare a pedalare in palestra.

Disegnare una corsia ciclabile poco più larga di un metro e che passa pure sopra a tombini pericolosi è un vero e proprio monito a continuare ad usare l’auto. Anche perché l’auto che passa a fianco a quella corsia non ha subito nessun restringimento di carreggiata ed è proprio per quello che la corsia è stata disegnata così stretta e pure sopra ai tombini: non si è voluto in nessun modo modificare la circolazione delle auto. Era molto più semplice, anche senza disegnare l’impossibile corsia ciclabile, mettere dei restringimenti di carreggiata per invitare gli automobilisti a procedere ad andature che non creino pericoli ai ciclisti. Solo se la differenza di velocità fra autovetture e biciclette è abbastanza contenuta il rischio patito da queste ultime può essere contenuto altrimenti la disgrazia è sempre in agguato.

Non c’è il coraggio di prendere decisioni importanti che favoriscano davvero e non per finta l’uso della bicicletta. Così come nel confronti del mezzo pubblico l’automobilista ha il coraggio di scendere dalla sua auto per salire sull’autobus solo se vede che quest’ultimo procede indisturbato su corsie preferenziali che lo portano a destinazione prima del mezzo privato, anche nei confronti delle biciclette l’automobilista incallito può avere la folle idea di servirsene solo se vede che sono davvero rispettate da tutti e che la velocità del traffico non è tarata sull’uso dell’auto ma su quello della bici.

Comanda ancora una presunta velocità che è finta perché se tutti usano le auto gli intasamenti sono all’ordine del giorno, le sgasate per andare da zero a cinquanta nel minor tempo possibile la norma e quelle poche vetture che spengono automaticamente il motore nelle immancabili code non ci salvano certamente dalla cloaca dei gas di scarico.

Manca il coraggio di dire che siamo entrati nell’era della vera lotta all’inquinamento e va fatto con mosse eccentriche, decise e coraggiose.

Una corsia ciclabile mal fatta non serve a nulla, o meglio è la conferma del fatto che non si vuole risolvere con decisione il problema.

Un restringimento di carreggiata laddove le auto raggiungono molto spesso i 50 chilometri all’ora ( e magari possono anche farlo perché i in troppe vie c’è ancora il limite dei 50) è una mossa ad effetto molto più coraggiosa della stesura di quelle corsie ciclabili.

Non occorre vernice, occorre buona volontà, coraggio e chiarezza di idee. Siamo nel 2020 le auto possono andare indisturbate sulle tangenziali e sulle autostrade ma non nei centri urbani.