SUL SISTEMA NERVOSO CENTRALE

Sono un emerito cretino. Perché se è vero che chi si occupa di cose più grandi di lui è un cretino non posso rinunciare alla patente di cretino. Non si può trattare l’attività motoria compiutamente ignorando il Sistema Nervoso Centrale e su questo non ne sappiamo praticamente nulla, o meglio sappiamo una grandiosa quantità di cose che confrontata con quelle che non sappiamo è una quantità terribilmente esigua.

Il muscolo è un aggeggio piuttosto semplice e pure ignorante, non fa nulla che non sia strettamente correlato con le decisioni del Sistema Nervoso Centrale e non è in grado di modificare sé stesso. Chi è in grado di modificare se stesso è il cervello che è un organo del quale non ci abbiamo capito praticamente niente.

Se chiediamo ad un bambino delle elementari cos’è il cervello probabilmente ci risponderà che quell’argomento lo approfondirà alle scuole medie. Ma non è vero perché nemmeno alle medie quell’argomento potrà essere approfondito in modo esaustivo e nemmeno nei corsi di studio successivi.

Come insegnanti di educazione fisica dovremmo studiare bene il Sistema Nervoso Centrale perché essenzialmente dovremmo insegnare ad usare nel miglior modo possibile i muscoli. Non dobbiamo insegnare ad ingrossare il più possibile i muscoli ma dobbiamo insegnare ad usare i muscoli che già abbiamo nel miglior modo possibile. E’ questo l’equivoco di fondo. E’ chiaro che capirci qualcosa del Sistema Nervoso Centrale è molto più difficile che capire come fare per ingrossare i  muscoli.

Il quesito essenziale che dobbiamo porci e che dovrebbe porsi anche la comunità scientifica e non solo gli insegnanti di educazione fisica ed i tecnici di sport (divido le due cose perché ci sono molti tecnici di sport che non sono insegnanti di educazione fisica e non necessariamente le due figure sono coincidenti) è se il cervello sia allenabile. Di questo come più o meno di tutte le questioni che riguardano il cervello ed il Sistema Nervoso Centrale in genere, non ne abbiamo capito pressoché nulla, ma se la risposta è “Sì” ed è attendibile e pure probabile che possa essere “Si”, allora come tecnici stiamo sbagliando quasi tutto ma stiamo sbagliando tutto anche come educatori e qui lancio il mio anatema e mi procuro l’ira dei colleghi che insegnano materie che non c’entrano niente con l’attività fisica, stiamo sbagliando anche come educatori in genere. Esagero, c’è qualcosa che non quadra in tema anche nel settore sanitario, dove pur assistiti da un sistema molto efficiente, regna una settorialità che è a dir poco imbarazzante ed i medici di base che sono i soggetti che si dovrebbero occupare di limitare i danni di questa settorialità non sono messi nella condizione di fare il loro mestiere nel miglior modo. In breve, una miriade di specialisti fanno un casino pazzesco pur animati da nobili intenti, i coordinatori di questi arrancano dietro ad una burocrazia che è selvaggiamente presente anche nel settore sanitario.

La polemica tenuta ben nascosta e secretata dai mass media (perché da molto, troppo, fastidio, in quanto supportata da basi scientifiche) sull’eccesso di compiti dati a casa ai nostri scolari nasce dal fatto che stiamo usando il cervello soprattutto come contenitore. Facciamo in piccolo sui nostri figli ciò che il Sistema Sanitario Nazionale fa su di noi. Inseriamo una gran quantità di informazioni (gli specialisti…) ma non coordiniamo queste informazioni fra di loro, rischiando di provocare il caos e di non allenare il cervello ad usare sé stesso (la gente non va più dal medico di base, che in questo caso sarebbe il “cervello” ma va direttamente dallo specialista anche quando questa mossa è del tutto inutile). Ora, questa cosa che già con riferimento al funzionamento del Sistema Sanitario Nazionale crea problemi di funzionamento significativi, come minimo riconducibili ad eventuali sprechi che si potrebbero evitare, per quanto riguarda il sistema scolastico e dell’informazione in genere (l’informazione non è solo scuola…) è semplicemente devastante.

Arriviamo ad ostacolare un uso razionale del cervello perché quando questo è allenato ad immagazzinare informazioni (e quasi certamente si allena in tal senso ed è proprio il tipo di allenamento che ci stimola la scuola) paradossalmente di disabitua a rielaborarle. Per assurdo i nostri ragazzi hanno una gran quantità di informazioni ma di queste informazioni non ne sanno un bel nulla perché non hanno tempo di analizzarle e di sottoporle ad analisi critica in quanto sono troppo impegnati ad acquisire nuove informazioni in una girandola perversa di accumulo delle stesse. Esempio banalissimo: i nostri studenti studiano la storia ma non studiano le fonti storiche rinunciando a capire cose molto importanti relativamente all’informazione in proposito.

In tema di attività motoria questa situazione ha prodotto molto semplicemente ad alto livello la diffusione del doping sistematico e a bassi e medi livelli la diffusione di pratiche allenanti cosiddette con “lo stampino” perché l’individualizzazione della preparazione è una cosa molto complessa che deve passare necessariamente per lo studio di complesse dinamiche regolate dal Sistema Nervoso Centrale. In breve, studiamo i muscoli, al più il substrato biochimico dell’attività fisica ma poi ci fermiamo lì, anche se nei corsi di Scienze Motorie si studiano comunque le neuroscienze ma poi c’è un’inevitabile frattura fra teoria e pratica e quando il neolaureato va sul campo con folli propositi innovativi gli dicono “Tornatene all’Università che qui non abbiamo tempo da perdere” e non per nulla nell’attuale panorama sportivo ci sono tecnici di alto livello che non sono nemmeno diplomati ISEF (non solo “non laureati”) perché con l’attuale modo di agire il tecnico non sente questa gran necessità di informarsi in una certa direzione. La via del doping probabilmente è proprio quella che ha stroncato l’ingresso delle neuroscienze nello sport e nell’attività fisica in genere. Dopare un atleta è molto più facile che allenarlo con pratiche innovative, anche forse più sicuro in termini di risultati.

Studiare il cervello purtroppo è scomodo, non solo perché mette a nudo i limiti di molti assunti scientifici al momento indiscutibili ma anche perché da fastidio a tutto il nostro sistema informativo. E’ il sistema della pubblicità che va in crisi con lo studio del cervello ed è quello che ci propina lo stile del bombardamento di informazioni. Con il sistema della pubblicità si fa funzionare solo ciò che si vuole perché ciò che non si conosce non viene assolutamente alla luce. Nessun libro segreto come nello splendido romanzo di Umberto Eco “Il nome della rosa”.

Il grande Pietro Mennea aveva prodotto un libro sul doping che in poche pagine faceva capire tutto sul doping nello sport di alto livello. S’intitolava “Sistemi di occultamento del doping”. Sapete come hanno fatto per limitarne la diffusione? L’hanno eliminato dagli scaffali! Fin troppo semplice, hanno occultato il libro… Così anche se Mennea è stato colui che ha detenuto per 17 lunghi anni il record del mondo dei 200 metri piani del fatto che abbia pure scritto un libro illuminante sul doping non ne sa niente nessuno. Ciò che fa comodo si può sapere, ciò che non fa comodo è meglio che non si sappia. Già tanto che ci ricordiamo di Mennea come atleta, che non tentiamo di dimenticarcelo perché ha scritto un libro che rompe le scatole a troppe persone. Il sito “Basta compiti” che tratta del problema del cervello “ingolfato” dei nostri ragazzi a scuola è già tanto che esista ancora. Sia mai che a scuola se ne parli, sia mai che venga diffuso con il rischio di dover ripensare criticamente a tutto il nostro impianto scolastico.