SUL SIGNIFICATO DELLA PAROLA EDUCARE

Quando tratto di scuola io sono semplicemente patetico perché ho decisamente sbagliato pianeta.

Mi scaglio contro chi sostiene che a scuola si vada per informarsi ed il ruolo dell’educazione deva essere lasciato esclusivamente ai genitori. Una scuola che deve informare e basta a mio parere può benissimo essere sostituita con dei computer o con degli aggeggi elettronici comunque. Io vedo che la mia Circoscrizione per passare le informazioni è dotata di una splendida bacheca elettronica che può essere comodamente aggiornata quando si vuole e non c’è nessun impiegato della Circoscrizione lì a sostituire la bacheca perché questa fa più che degnamente il suo lavoro anche se non è carina e gentile quanto potrebbe essere un dipendente incaricato di svolgere questo incarico. Ma sarebbe un lusso esagerato. Io sostengo che se la scuola deve solo informare allora gli insegnanti sono un lusso esagerato, è meglio lasciarli tutti a casa perché costano troppo e sostituirli con dei meccanismi elettronici.

In ogni caso c’è anche chi, sostenendo che la scuola è un luogo dove essenzialmente ci si informa, sostiene che questa informazione deva essere mediata e controllata come un computer non sa fare e poi sostiene che se sostituissimo tutti gli insegnanti con dei computer sarebbe un problema sociale colossale perché improvvisamente ci sarebbe un’inifinità di nuovi disoccupati.

Ecco lasciando perdere questa categoria di persone che per conto mio non ha un’opinione molto elevata della scuola io vado a scagliarmi quasi ancora di più con chi parte da presupposti che “sarebbero” (e sottolineo il condizionale “sarebbero”) simili ai miei. Se anche ammettiamo che la scuola resta un luogo dove si fa educazione, perché in origine era così è inutile che ci raccontiamo frottole, è sul concetto di educazione che vado a scontrarmi con la maggior parte degli insegnanti.

All’ISEF mi hanno insegnato che educare vuol dire “tirare fuori”, ma forse era solo una scuola per pazzi rivoluzionari scatenati ed utopisti, per quello l’hanno riformata e ricondotta in binari più consoni trasformandola in “Scienze motorie”. Non conosco bene gli insegnamenti di Scienze motorie ma se anche lì, come all’ISEF, continuano a sostenere che educare vuol dire “Tirare fuori” allora c’è qualcosa che non mi torna. Il tirare fuori mette sotto accusa tutta la scuola italiana che non tira fuori un bel niente.

Tirare fuori vuol dire mettere l’allievo in condizione di visitare i contenuti informativi che passano per il convento (per la scuola…) e decidere se farli suoi o meno. Praticamente vuol dire “tirare fuori la capacità di informarsi” e non semplicemente informarsi e basta. Avete visto negli ultimi 50 anni qualche allievo della scuola italiana che era in  grado di “decidere” su quali contenuti formativi soffermarsi? Se fosse esistito credete che non lo avrebbero internato in manicomio dicendogli “Guarda che il ’68 non è andato a finire come speravi tu! Informati!”.

Ecco, fra la mia scuola ideale e quella che esiste in Italia ancora oggi c’è un abisso, per quello forse è inutile che ne scriva. Non è solo inutile, è quasi pericoloso per me perché disegno un mio ritratto di pazzo disadattato che forse non è nemmeno autentico. Non passo i miei giorni a tentare di rifondare la scuola perché mi rendo conto di pensarla in modo non consono, per cui anche se non  riesco a trattenermi dall’esternare ipotesi di scuola evoluta non mi illudo di trattare di argomenti che interessano più di qualche pazzo scatenato furioso.

Una scuola evoluta a mio parere non dovrebbe perdere tempo nella valutazione degli allievi e tanto meno in quella degli insegnanti. La frequentazione dei corsi dovrebbe essere libera e sarebbero gli allievi a premiare gli insegnanti più “interessanti” con una frequentazione superiore. A quel punto ci sarebbe il rischio di trovare l’insegnante che fa di tutto per essere più interessante e fa lo showman anziché l’insegnante per avere più spettatori, più che allievi. Potremmo trovarci di fronte ad una scuola che somiglia alla televisione e dispensa cretinate invece di cultura.

Io la vedo diversamente. Una scuola evoluta a mio parere ammazza la televisione e lo spirito commerciale che la informa. Una scuola evoluta ti cambia la società radicalmente perché da un potere ai giovani che non hanno mai avuto che potenzialmente sarebbe pure pericoloso e che non si vuole assolutamente dare perché gli sconvolgimenti sociali fanno paura a tutti. Una scuola evoluta metterebbe in crisi le multinazionali perché toglierebbe loro il potere di comandare la società in tutti gli ambiti come di fatto sta avvenendo ora. Sarebbe il trionfo della cultura sul mercato. In breve ci troveremmo al collasso economico, tutti più colti ma decisamente più poveri. Utopia.

Abbiamo la scuola che decide il mercato. Che fa finta di informare ma non informa nemmeno. Che ha rinunciato ad educare perché il significato di educare è ambiguo. Per qualcuno vuol dire tirare fuori per altri vuol dire insegnare all’adeguamento sociale come nella scuola negli insegnamenti dell’800. Ecco l’educazione che si fa adesso nella scuola, dove si fa, è quella di stampo ottocentesco dove si insegnano le buone maniere.

Le buone maniere nel ventunesimo secolo vuol dire che se ti diamo computer, tablet, televisione e telefonino ti devi tenere quelli e non devi rompere le scatole con assurde pretese di rinnovamento. Anzi per dimostrarti che siamo evoluti su tablet, telefonino etc poniamo pure dei veti così aumenta la tua sete di quegli aggeggi e siamo sicuri che non ti perdi in strane cose. La scuola attuale fa finta di condurre la battaglia contro la tecnologia rimbecillente ma in realtà oppone solo una ridicola resistenza ed avvalla in tutto e per tutto la “non cultura” dei nuovi sistemi di deviazione dell’informazione.

Non è detto che tutto resti così. Io nei giovani ho abbastanza fiducia. Mi domando solo quanto rimbecillimento dovranno subire ancora prima di capire che la scuola non può far finta di niente e non può restare ferma nei secoli dei secoli. Amen.