STEFANO MEI ED IL “CAMPO-ORATORIO”

Stefano Mei, brillante e fortunato presidente della Federazione di Atletica Leggera di questi anni, se ne esce con una battuta un po’ originale e dice “Dobbiamo metterci in testa che ormai l’atletica leggera ha preso il posto dell’oratorio e dobbiamo far funzionare quest’oratorio nel miglior modo possibile.”

Sono abbastanza d’accordo con questa visione pittoresca ed è proprio per questo che mi va di fare alcune osservazioni in proposito.

Intanto dire che il campo di atletica sta funzionando come un vecchio oratorio vuol dire che sta funzionando bene. I vecchi oratori erano sempre pieni, ci andavano in massa ed era la cosa più normale di questa terra frequentare l’oratorio. Se l’atletica è nella normalità dei ragazzi (un po’ come il grande calcio) vuol dire che sta andando alla grande. Poi altre considerazioni per le quali io sarei proprio d’accordo che prendesse molto dall’oratorio. All’oratorio ci si andava gratis e anche se l’atletica si riesce a praticare ancora a prezzi non del tutto inaccessibili però purtroppo bisogna segnalare che non è quasi mai gratis da nessuna parte. All’oratorio non era richiesto alcun risultato minimo, ci potevano andare proprio tutti e non era fatta pressione di alcun tipo sul rendimento sportivo. I più performanti si divertivano di più i meno bravi probabilmente in certe situazioni si divertivano di meno ma comunque potevano giocare tutti e non venivano certamente allontanati se non avevano un certo rendimento.

Anche sul campo di atletica non viene richiesto un rendimento minimo e anche sul campo di atletica non viene cacciato via nessuno se questo rendimento minimo non viene raggiunto. Però bisogna segnalare come chi raggiunge buoni risultati sia incentivato a restare nell’ambiente molto di più di chi non li ottiene. E’ un cavillo ma ha la sua importanza. Soprattutto per ciò che succede dopo.

Ciò che succede dopo è ciò che succedeva anche sistematicamente all’oratorio. Anche se c’era parità di trattamento verso i 15-16 anni sparivano sistematicamente tutti. Ed è in questo che l’atletica deve riuscire a discostarsi dall’oratorio. Non è sufficiente incentivare i più bravi sperando che resista una ristretta cerchia di eletti e che continui a frequentare il campo a anche a 18, 20, 25 anni. A differenza dell’oratorio il campo sportivo deve tenersi i suoi atleti anche dopo i 16 anni altrimenti è davvero un oratorio. Pertanto il campo sportivo può anche sembrare un oratorio ma non è un oratorio perché lo sport va fatto fin che si campa e non solo nella breve età dell’oratorio.

Per cui mi può stare anche bene l’accostamento all’oratorio per segnalare questa normalità della pratica sportiva ma attenzione che poi lo sport ha un compito molto gravoso: quello di gettare le basi per un qualcosa che poi verrà fatto per tutta la vita. Lo sport nella sola età dell’oratorio non va a bersaglio e poco conta che coinvolga una gran massa di partecipanti se poi li perde tutti. Il problema della Federazione di Atletica, che mi auguro che anche Stefano Mei possa affrontare nel suo fortunato mandato, è quello di trovare i sistemi per tenere sul campo sportivo anche i giovani nell’età del massimo rendimento (anche se non sono dei campioni) e non solo fino ad età da oratorio per poi riprenderli vent’anni più tardi quando ormai fanno sport solo per buttare giù la pancia. Il salto di qualità decisivo dell’atletica italiana può avvenire non quando si dilata ulteriormente questa grande base ma quando da questa gran base almeno un 70-80% degli atleti restano nelle categorie assolute. Tale obiettivo vuol dire quasi decuplicare i numeri di chi fa atletica vera perché al momento nell’atletica vera, che a prescindere dal rendimento è quella che si pratica dai 20 ai 30 anni circa ci sono si e no il 7-8% degli atleti che hanno iniziato a 12 o 13 anni se non addirittura molto prima come ormai è prassi consolidata.

Benissimo il campo oratorio, l’atletica vera è quella che si pratica dopo i 20 anni e che salti due metri e venti nell’alto o solo un metro e 80 poco conta. Se insisti a fine carriera potrai arrivare a due metri anche partendo da un metro e 80 se molli subito è pressoché sicuro che i due metri da master non li farai perché oltre una certa età è impensabile poter essere competitivi come a 25 anni.

Il campo sportivo è una specie di oratorio. Se funziona bene per tutte le età, soprattutto per quella fascia di età che va dai 20 ai 30 anni che è la grande assente, almeno nei grandi numeri, dell’atletica attuale.