STANATE I VOSTRI ISTRUTTORI DALLE PALESTRE

La salute si riconquista più facilmente camminando che mettendosi a sollevare pesi. “Ma il mio istruttore è sempre in palestra e se voglio contattarlo devo iscrivermi in palestra…”: Siete proprio sicuri che sia così? Il fatto che la maggior parte degli istruttori lavori rintanato in palestra spesso è un fatto organizzativo logistico e non dipendente dal fatto che quell’istruttore può lavorare solo in palestra. Al contrario, soprattutto nel periodo primaverile estivo nel paese del sole, l’istruttore dovrebbe poter lavorare più agevolmente all’aperto dove le condizioni ambientali sono più favorevoli per poter impostare un programma di attività fisica effettivamente salubre e utile per la salute dell’allievo.

In Italia c’è un grosso problema culturale sull’attività fisica per la salute. Il fatto che si esageri con le preparazioni di palestra ne è la dimostrazione lampante ed il fatto che si faccia fatica a trovare un istruttore che ti riesce a seguire all’aperto non è che la conferma di questo gap organizzativo. A livello pubblico succede anche peggio che a livello privato. La maggior parte degli impianti pubblici all’aperto fa orari semplicemente assudi: non aprono prima delle otto di mattina e sono capaci di chiudere alle 19.30 la sera. Praticamente sono chiusi proprio nell’orario migliore per poter fare attività fisica all’aperto. Soprattutto con i cambiamenti climatici (quelle cose che Greta ci racconta ma tutti fanno finta di non sentire perché danno fastidio agli industriali) l’orario ideale per fare attività fisica all’aperto viene spostato di molto e si può ben dire che nella maggior parte delle città italiane è collocato fra le 6 e le 8 di mattina e fra le 19 e le 21 alla sera. Quanti impianti pubblici trovate aperti in Italia in quest’orario? Se li trovate fatemi un fischio perché li cerco pure io. Anche lì è un fatto meramente burocratico più che politico. Assumere un dipendente comunale costa un’infinità e far fare un nuovo orario ad uno già assunto diventa un problema irrisolvibile. Si farebbe prima a fare una soluzione all’italiana e dunque trovare un volontario che tenga aperto l’impianto pubblico in orari effettivamente utili all’utenza nel periodo estivo ma ci sono problemi assicurativi e burocratici a non finire e allora… l’impianto finisce per essere quasi inutilizzabile oppure utilizzabile solo per quelle attività che si riescono comunque a svolgere con  temperature superiori ai 30° che purtroppo sono diventate la norma e non l’eccezione nel clima del terzo millennio.

Dunque si fa fatica a stanare l’istruttore dalla sua palestra anche perché non sa dove andare e finisce per proporvi la sua attività in orari comodi ma… al chiuso e utilizzando l’aria condizionata e sappiamo benissimo che queste non sono le condizioni ideali da un punto di vista sanitario. Forse il primo passo è proprio convincere l’istruttore ad uscire dalla sua palestra e anche se non potrà seguirvi come un baby sitter, direttamente nello svolgimento della vostra attività fisica all’aperto (in orari per lui un po’ scomodi) potrà comunque darvi le indicazioni per svolgere quel tipo di attività perché ha le competenze per farlo. Che gli istruttori siano solo soggetti che danno consigli su come affrontare una preparazione con i pesi o comunque una preparazione di palestra è solo una nostra fantasia perché se sono istruttori diplomati devono avere competenze su tutta l’attività fisica non solo su quella da svolgere al chiuso. Si tratta semplicemente di abbattere alcuni clichè culturali. La maggior parte delle volte non è l’istruttore che fa parte di una palestra ma la palestra che fa parte di un istruttore, nel senso che la palestra è un luogo del quale l’istruttore si serve per svolgere il proprio mestiere ma non l’unico e pertanto l’identificazione di un istruttore con una ben precisa palestra è uno stereotipo da cancellare. E’ pur vero che molte volte l’istruttore è il proprietario stesso della palestra e pertanto, anche per motivi logistici, tende a concentrare la maggior parte delle attività all’interno della stessa, ma soprattutto quando invece non è il proprietario non ha nessun senso che resti confinato all’interno delle quattro mura della palestra a svolgere la sua professione nemmeno se è vincolato dal datore di lavoro con chissà quali vantaggiosissimi contratti di esclusività della sua prestazione. L’istruttore deve mettersi in testa che è comunque un professionista più che un dipendente e pertanto deve ben valutare, in ogni rapporto di lavoro che non venga ostacolata la sua possibilità di poter lavorare meglio possibile. Occorre consapevolezza, agilità e capacità di liberarsi da inutili stereotipi. Siamo in Italia, paese del sole, in palestra ci si sta il minimo indispensabile, poi si va all’aperto ovviamente negli orari utili per fare attività fisica e non in quelli utili alla burocrazia per continuare a far finta di niente.