SPORT E “TROPS”

“Trops” è la parola sport letta al contrario. Di “trops” in giro ce n’è veramente troppo e non alludo ad un modo poco sportivo di fare lo sport ma proprio allo spirito “poco olimpico” e per nulla sportivo che anima tutta la società.

Partiamo dai giovani, dalla scuola. A scuola di sport se ne fa gran poco ma di “trops” se ne fa veramente molto. Cos’è il “trops” della scuola? Sono 30 ore di banco alla settimana abbinate ad altre 10 ore (quando va bene perché molto spesso sono anche 15 o più) di studio a casa. In totale sono 40 ore, più di un lavoratore adulto e spesso a fronte di un monte ore settimanale dedicato all’attività sportiva che non supera le 5 ore. E’ una proporzione di 8 a uno che vuol dire che le ore dedicate allo sport sono il 12% di quelle dedicate allo studio. Io mi ricordo che il 12% era la percentuale di succo d’arancia nelle famose bevande gassate che adesso sono giustamente criticate perché non troppo salutari ma 12% non può essere la quota di attività sportiva di un ragazzo nel pieno del vigore fisico.

E allora se l’attività fisica è sport le ore di studio sono veramente “trops” e lasciano “trops” poco spazio alla sopravvivenza.

Nel mondo del lavoro le cose non vanno molto meglio. Già un bel po’ di anni fa si ipotizzò che fosse opportuno portare la settimana lavorativa a 30 ore per contrastare il fenomeno della disoccupazione che si prevedeva con largo anticipo che avrebbe interessato la società attuale. La settimana da 30 ore è rimasta un miraggio ed invece si è tornati in molti ambiti a quella da 50 ore o più che si sperava morta e sepolta. In effetti la disoccupazione pone molti lavoratori nella condizione di fare anche gli straordinari per poter mantenere qualche disoccupato che non trova quel lavoro da 30 ore che proprio non esiste. Anche questo è veramente “trops” e si può certamente dire che in quel lavoratore viene meno la possibilità di praticare sport e soprattutto muore quello spirito sportivo che deve animare la vita. Il lavoratore non affronta la sua professione con spirito olimpico ma al contrario con un agonismo esasperato che rende la sua esistenza veramente “trops” stressante.

Il “trops” in effetti esiste anche nello sport dove molti sportivi (particolarmente quelli professionisti) in realtà affrontano la pratica sportiva con uno spirito che non è per niente olimpico e dove il motto “L’importante è partecipare” è solo una clamorosa balla perché l’importante è decisamente vincere e pure in tutti i modi. Quel trops di atleti professionisti che si impegnano veramente trops e molto spesso guadagnano cifre che sono veramente trops esagerate genera un altro trops nei telespettatori che finiscono per stare trops ore davanti al televisore e perdono la possibilità di praticare un vero sport senza tanti “trops”.

Insomma attorno al mondo dello sport c’è un po’ “trops” disattenzione e si rischia di smarrire il vero spirito sportivo che dovrebbe informare tutta la società. La funzione dello sport è quella di incanalare la pulsione agonistica non di esasperarla al massimo. Filosofia di vita e filosofia dello sport si mescolano e se è vero che si può pensare ad uno sport per tutti che migliori la società, vedendola dall’altra parte si può forse anche utopisticamente pensare ad una società che si evolve e nella persecuzione dell’antico motto “lavorare meno-lavorare tutti” possa finalmente lasciare spazio all’idea di uno sport veramente per tutti. Ovviamente questa è un’idea trops utopistica e se è vero che sognare è lecito e doveroso è giusto anche precisare che forse sognare “trops” non fa nemmeno bene alla salute.

Ecco, allora con spirito olimpico e veramente sportivo si può sperare in una società che evolva lentamente verso un modello meno competitivo ed agonistico per lasciare spazio a tutti, bravi e meno bravi, non solo nello sport ma anche nella vita.