SCIOCCA PRESUNZIONE

E’ questo quello che penso dell’idea della Federazione Europea di Atletica di rivedere i record’s dell’atletica facendoli passare da nuovi filtri per separare quelli che potrebbero essere inquinati dall’ombra del doping da quelli che non hanno ombre. Un’ assurda ed utopistica manovra di discriminazione di alcuni record’s in favore di altri. Se vogliamo ridicolizzare l’atletica perdiamo pure tempo su queste cose. E’ opportuno fare una campagna di sensibilizzazione contro l’uso indiscriminato di farmaci nello sport, contro l’eccesso di medicalizzazione della preparazione sportiva. E’ opportuno fare cultura in tal senso ed è proprio per questo che bisogna smetterla di prendere in giro il pubblico in tema di doping, bisogna smetterla di fare i presuntuosi e far finta molto ipocritamente di avere sotto controllo una situazione che non è mai del tutto sotto controllo e sfugge sistematicamente e cronicamente ad ogni accanimento di presunto controllo. Come diceva Marco Pantani il doping è sempre un passo più avanti dell’antidoping e con i flussi finanziari che gravitano attorno allo sport di alto livello è praticamente impossibile che non sia così. E’ proprio il livello di evoluzione dei sistemi di antidoping che determina il livello di evoluzione del doping che deve comunque essere sempre uno scalino più su, altrimenti casca il palco.

E’ opportuno essere sinceri sull’argomento e dire che non siamo assolutamente in grado di distinguere fra i record’s che forse sono stati conseguiti anche grazie alle pratiche dopanti da quelli, se ci sono, che probabilmente sono stati conseguiti senza quell’ausilio.

Ipoteticamente tutti i record’s dell’atletica sono stati conseguiti anche grazie all’uso di pratiche dopanti ma, per fortuna, non abbiamo nessun mezzo per poter dimostrare ciò come, d’altro canto, non abbiamo nemmeno i mezzi a disposizione per dare la patente di verginità ad altri record’s che potrebbero, ipoteticamente, anche essere stati ottenuti senza alcun ausilio farmacologico. Pertanto, visto che non abbiamo a disposizione questi diabolici strumenti che ci possano portare ad emettere tali sentenze è inutile che ci perdiamo in folli elucubrazioni su nuove liste di record’s.

L’atletica di alto livello ha un problema di coerenza perché se da un lato si sta facendo un’ampia campagna informativa a favore dello sport pulito, dove per pulito si intende senza un uso indiscriminato di farmaci, dall’altro, nella preparazione dei campioni non si rinuncia ad investire molto tempo e danaro per capire cosa è lecito e per fare in modo che anche ciò che teoricamente non è lecito possa in pratica diventare lecito. Insomma nessuno è dopato ma nessuno rinuncia ai farmaci. Il confine fra lecito e non lecito ormai è diventata una mera questione burocratica perché, nella sostanza, all’aiuto proveniente dalla chimica non si vuole rinunciare.

Allora, invece di prendersi in giro con le nuove liste di record’s, sarebbe il caso di cominciare a fare una vera campagna informativa e dire cosa fanno gli atleti di alto livello e perché, a differenza degli sprovveduti, non cascano mai nella rete dell’antidoping e sarebbe anche il caso di tentare di capire se davvero rischiano la salute o  invece la rischiano di più quelli che si allenano come i disperati rinunciando integralmente al supporto farmacologico. Tutto ciò non per incentivare il doping ma solo per fare chiarezza, nella speranza che la smania di fare risultati di alto livello non porti tutti a rischiare la salute invece di istigare ad uno sport davvero meno pericoloso in tutti i suoi aspetti.

C’è indubbiamente la paura che una volta spiegato il doping nei suoi dettagli il popolo di chi se ne serve aumenti invece di diminuire ed in tal senso si continua a gridare “Al lupo, al lupo” per convincere chi non fa attività di vertice a rinunciare ad inutili rischi. Che il doping sia pericoloso non c’è dubbio, che lo usi molta più gente di quelli che sono portati a farci pensare i controlli è un fatto che deve far pensare e deve far pensare anche che probabilmente fino ad ora la battaglia contro il doping non è stata condotta in modo molto convincente. O meglio è stata condotta in modo convincente solo nei confronti degli atleti di seconda schiera, di quelli che se si dopano più che da medico sono da psichiatra perché nemmeno dopandosi possono ambire a risultati che li possano integrare nell’ambiente professionistico.

Quanto all’ambiente professionistico sta passando una linea perbenista volta a coprire tutto come se il doping fosse un male inevitabile e si giustifica ciò dicendo che sostenere preparazioni colossali senza farmaci è ancora più pericoloso che con i farmaci, che gli atleti, proprio perché devono risultare negativi ai controlli sono seguiti giorno per giorno e pertanto rischiano molto meno di quei quattro deficienti che buttano giù farmaci a casaccio e che, giustamente, vengono sistematicamente pigliati dai controlli antidoping.

Considerare l’antidoping così oltre che ipocrita è pure molto limitante e non aiuta a far comprendere il problema nella sua complessità. Uno sport con meno farmaci è possibile, certamente non si inventa facendo nuove liste di record’s. Fare cultura è doveroso, probabilmente è il primo passo da fare per combattere davvero l’uso indiscriminato di farmaci nello sport. E’ chiaro che sul piatto della bilancia c’è l’immagine di uno sport candido che non si vuole scalfire e un problema molto serio che forse non è il caso di continuare a coprire se si ha davvero a cuore la salute degli atleti. Probabilmente nessuno ha la ricetta magica per affrontare nel modo più efficace la questione ma appare piuttosto chiaro che siamo stufi di uscite di stampo giornalistico che non servono a spiegare il doping.