Un tempo si diceva che per esempio con il pugilato si potevano salvare i ragazzi dalla strada portandoli in palestra, dandogli un motivo di vita e mettendoli a fare cose per le quali avevano talento. Il classico ragazzo di strada era il personaggio che in un’accademia pugilistica partiva già con i numeri giusti, se poi diventava un campione tanto meglio, se non lo diventava l’avevamo comunque salvato dalla strada
Oggi, io con “salvare i ragazzi dalla strada” intendo un qualcosa di molto più sottile e discutibile per il quale forse molti miei colleghi ritengono che non valga la pena dannarsi tanto l’anima e bisogna invece cavalcare l’onda dei tempi ammettendo che questo è l’andazzo e va bene così.
Accade che nell’atletica leggera, disciplina sportiva che notoriamente si pratica su pista, ci sia un ‘abbandono sempre più precoce dell’attività agonistica. Il numero dei tesserati è elevato ma sono sempre più ragazzini e tendono a troncare la loro attività dopo pochi anni appena gli impegni di studio diventano più assillanti o quando l’entrata nel mondo del lavoro richiede un’ organizzazione un po’ complessa per conciliare il lavoro con lo sport.
Questi ragazzini, un po’ meno ragazzini rientrano all’atletica qualche anno più tardi dalla porta di servizio che è il mondo della strada appunto, il mondo delle infinite corse su strada che tutte le domeniche si organizzano nel Bel Paese e questa pare prassi consolidata.
Praticamente viene considerato normale che un discreto atleta abbandoni presto l’attività agonistica, che per un po’ di anni non faccia proprio un cavolo di attività sportiva strutturata come Dio comanda e che alcuni anni più tardi rientri come se nulla fosse, senza più nessuna velleità agonistica di un certo tipo, magari con la curiosità di vedere quanto fa sulla maratona per tentare di battere il collega di ufficio.
Accade che questo ragazzo magari a sedici-diciassette anni fosse capace di correre gli 800 metri attorno ai due minuti, quando rientra è lì a tentare di correre la maratona in 4 ore o tre ore e mezza se va bene.
Per carità, con la maturazione agonistica puoi anche scegliere la maratona così come puoi scegliere anche i 3000 siepi, altra disciplina alla quale puoi arrivare dopo un trascorso sulle distanze brevi del mezzofondo, ma se a sedici anni correvi gli 800 metri in due minuti a 25 anni la maratona devi provare a correrla in due ore e dieci minuti o al più in due ore e venti minuti perché correrla in 4 ore è crono da quarantenne con la panza.
Dunque per “salvare i ragazzi dalla strada” io intendo stranamente ed in modo complesso, dargli tutti gli stimoli affinché non abbandonino la pista, continuino con entusiasmo una pratica agonistica autentica e non di tipo amatoriale in un’ età nella quale l’aggettivo amatoriale non ci sta e, se proprio proprio, attendano il momento giusto per darsi alla strada che più o meno è il rifugio peccatorum di tutti gli amatori, a meno che non vogliano darsi alla strada verso i 20-22 anni ma con ambizioni ben diverse del quarantenne con la panza.
Se andiamo ad analizzare bene è una missione un po’ sofisticata che nulla ha a che vedere con quella molto più accettata che era il salvare il ragazzo dalla strada in modo autentico, dalla delinquenza.
Il fatto tragicomico è che io ritengo che abbandonare l’attività agonistica precocemente per trasformarsi altrettanto precocemente in un amatore delle corse su strada sia atto praticamente delinquenziale anche se meno grave di colui che non praticando sport esercita il mestiere di delinquente al lato pratico proprio per strada e non nelle “corse su strada”.
Ed allora, tornando sul dettaglio, spiego perché un ottocentista da due minuti se si trasforma in un maratoneta deve correre la maratona in due ore e dieci o al più due ore e venti e non in quattro ore come fa qualche personaggio che nel frattempo in pochi anni ha messo su oltre dieci chilogrammi di peso.
L’ottocentista da due minuti, visto che è giovane continua a migliorare ma magari migliora di poco ed è per quello che vuole cercare fortuna in distanze sempre più lunghe. E allora si porta per esempio a 1’57” sugli 800 ma non ci sta perché i suoi coetanei più veloci di lui corrono già in 1’52”. allora passa ai 1500 dove corre in 3’54” ma anche lì non ci sta perché li altri corrono sotto i 3’50” allora, novanta su cento, molla tutto ed invece il passaggio successivo sarebbe quello decisivo perché è quello che ti fa fare 14’20” sui 5000 e lì si che combini qualcosa perché poi da lì ti sposti a ventinove e mezzo sui 10.000 metri e quindi a un’ora e tre minuti sulla mezza maratona per approdare infine a due ore e dieci o giù di lì sulla maratona facendo dire ai tuoi colleghi che hai fatto proprio bene a darti alla strada.
Scritto così sembra proprio semplice ma non è per niente di moda perché implica che tu metta lo sport fra le cose veramente importanti della tua vita quando è accettata questa scelta solo se può procurarti un certo reddito. Da un punto di vista economico invece la trasformazione di un ottocentista da due minuti in un maratoneta da due ore e dieci è quanto di più rischioso possa esistere perché non è per niente detto che ce la fai e se lo fai come un investimento economico bisogna ammettere che è un investimento ad altissimo rischio.
Peggio ancora io ti dico di non farlo nemmeno questo investimento, resta pure sugli 800 che a differenza della corsa su strada è una disciplina povera, accontentati di correre in 1’52” e fai l’atleta vero senza panza che però le prende da quelli che si allenano due volte al giorno ed hanno fatto dello sport un mestiere. No, questo messaggio fa fatica a passare, lo sport vero è quello di chi molla subito o di chi diventa un professionista, le mezze misure fanno solo casino e pare quasi che diano fastidio.
Perché? Perché se passa questo concetto allora tutti dopo vogliono fare sport in modo autentico ed è un lusso che nella nostra società non è ancora previsto. Salvare i ragazzi dalla strada alla fine vuol dire salvarli dallo stress e salvarli dal concetto che ad una certa età non c’è più tempo per fare sport come si deve.
Alla fine, nella nostra società, il vero delinquente è chi prova a fare 1’52” sugli 800 non chi accetta rassegnato di rientrare come stradista della domenica.