RELIGIONE, EDUCAZIONE CIVICA E ATTIVITA’ MOTORIA

La scuola non andrebbe nemmeno riformata. Non ce ne sarebbe bisogno se solo si desse più spazio alla Religione, all’educazione civica e all’attività motoria. Queste tre materie fondamentali per far crescere un ragazzo sano e con sani principi morali sono invece considerate le cenerentole della scuola italiana, quelle materie che se anche non esistessero non cambierebbe poi nulla ed il cui studio non è incentivato e caldeggiato a dovere. Perché parlo di “studio” anche con riferimento all’attività motoria faccio un po’ fatica a sintetizzarlo qui sopra e forse non sono riuscito a sintetizzarlo nemmeno negli oltre 400 articoli precedenti ma sull’importanza della Religione e dell’educazione civica vorrei soffermarmi proprio ora.

Ovviamente non si trovano tempi e spazi per estendere questi insegnamenti anche per una mera questione economica ed allora, invece che dilungarmi molto sull’importanza di dare attenzione all’educazione fisica, mi limito ad osservare come l’ampliamento dell’orario di questa disciplina potrebbe farla diventare lo sponsor di tutta l’operazione. Se i ragazzi sono più sani si ammalano di meno, si risparmia in assistenza sanitaria, adesso e soprattutto in futuro, i minori costi di assistenza sanitaria ripagano gli sforzi economici fatti per dare spazio a queste tre materie.

Quando scrivo che non sarebbe necessaria una riforma lo scrivo perché dare spazio a queste materie che sono così poco considerate attualmente porterebbe ad un cambio di mentalità che rivoluzionerebbe tutto il mondo di intendere la scuola. Anche tenendo inalterato l’orario delle altre materie cambierebbe il loro approccio, illuminato da una visione più ampia e razionale.

Il perché non è difficile da capire e forse è proprio perché è facilmente comprensibile che non si pensa ad una scuola che da importanza a questi ambiti, non si vuole stravolgerla.

La Religione è importante. Lo è anche per i veri Atei che in realtà si occupano molto di religione. I veri atei non esistono, o meglio, forse sono quelli osservanti di qualche religione che la praticano in modo anestetizzato ed indolore, senza tentennamenti , osservanti dei dogmi ma senza pensarci su e andando via a testa bassa. Questi non investono molto sulla religione e la subiscono più che praticarla. Sono personaggi che non si rendono conto che qui abbiamo a disposizione pochi attimi per conquistare l’Eternità, sono quelli che credono che l’Eternità sia il segno nella storia che lasci quaggiù e dunque relazionano tutto ad una realtà terrena. Qui sei stato un pirla? Resterai un pirla in eterno. Non riescono andare al di là della visione del mondo terreno e questo è il loro disperato ateismo.

Gli Atei che si dichiarano Atei in realtà sono persone che lottano contro i dogmi della religione, in genere provenienti da una particolare religione con la quale hanno avuto un rapporto controverso e nei confronti della quale si sono posti in modo critico rielaborando il vissuto religioso. Questi non sono veri atei ma si può pure dire che non hanno pace, che vivono il trascendente in modo tumultuoso e non riescono a trovare spazio in nessuna delle religioni terrene per lo più perché sono dei contestatori incalliti, dei dubbiosi per natura, ma non è che non siano animati da senso religioso, al contrario questo è talmente importante nelle loro teste che non riescono a giungere a compromessi e restano in conflitto perenne con chi ai loro occhi si è adeguato troppo.

La tragedia delle religioni non sono questi eccentrici che in genere sono anche persone abbastanza miti che alla fine hanno dei principi morali anche piuttosto solidi che si guardano bene da attribuire all’osservanza di un qualche credo religioso. La tragedia sono le interpretazioni  strane delle varie religioni quando portano all’intolleranza nei confronti di altre religioni. La religione che dovrebbe unire divide. Siccome per colpa della tua religione sono morte delle persone io ti faccio la guerra. Non si dice: “Visto che per l’atteggiamento deviato di alcuni appartenenti alla mia religione sono morte delle persone posso immaginare che ne muoiano altre per colpa dell’atteggiamento deviato di appartenenti ad altre religioni”. Praticamente conta più chi sbaglia di chi fa giusto, se per centomila che si comportano bene ce n’è uno che non ha capito niente il simbolo di quella religione diventa il pirla che non ha capito niente.

A scuola dobbiamo studiare le religione e anche se per sbaglio questo studio aumentasse il numero degli Atei poco male perché sarebbero Atei che pensano e che certamente non cascano nella trappola della violenza.

La trappola della violenza è il carburante che scatena lo strapotere della religione più frequentata al giorno d’oggi che è quella del Dio danaro che è una religione trasversale che fa strage in tutte le culture e riesce a camuffarsi in tutte le religioni dogmatiche. Forse riesce ad entrare pure nel mondo degli atei perché anche lì ce ne saranno certamente alcuni che fanno gli atei per comodità perché il loro ateismo è la giustificazione morale per continuare a fare i loro affaracci sporchi (ma in genere gli Atei riflessivi non fanno parte di questa “congrega”).

Se studiamo davvero le religioni e non partendo dal presupposto che la nostra religione resta e sarà comunque quella del Dio danaro, ci accorgiamo che in tutte le religioni i principi morali sono anteposti alla logica del danaro e pertanto in questo senso esiste già una comunanza di tutte le religioni che potrebbe portare certamente ad un mondo migliore. Se ci interessiamo davvero di religione, qualunque essa sia, il danaro passa in secondo ordine. Forse anche gli Atei convinti, in quanto fortemente riflessivi, sono portati ad ammettere ciò e trovano un tratto in comune con i credenti. Non dico di fondare una nuova religione che faccia la guerra al sistema del danaro, che ci riporti al baratto, dico solo di considerare la religione con la giusta importanza, anche quando questa va ad ostacolare le dinamiche della logica economica.

Questa “omelia” si fonde piuttosto bene con un discorso sull’importanza dell’educazione civica che, a questo punto, è un discorso abbastanza consequenziale che acquista grande significato ed importanza nella formazione dello studente.

Invece di fare un’altra “omelia” piuttosto scontata sull’importanza dell’educazione civica, che sarebbe certamente sostenuta e rinforzata da una grossa attenzione verso la religione, mi limito alla descrizione di un esempio concreto per far capire che concetto ho io di studente impegnato più di quello che studia tutte le pagine del libro per filo e per segno. In questi giorni a scuola di mia figlia non c’è un vigile che fa rispettare il divieto di transito agli autoveicoli privati nell’orario di accesso all’istituto. C’è la la tabella che vieta l’accesso in questo orario ben evidente e messa all’inizio della via ma nessuno la rispetta. Queste utili disposizioni non sono un assurdo capriccio. La strada dell’istituto diventa pericolosa se continuamente percorsa da auto di genitori che pretendono di portare i loro figli fino a dieci metri dall’ingresso, non solo ma questo traffico continuo, oltre ad un danno ipotetico, porta anche un danno certo che è il peggioramento drastico della qualità dell’aria in quella via che in quei momenti diventa una via ad alto traffico. Inutile dire che i veicoli che la percorrono non sono esclusivamente veicoli ecologici, tutt’altro: l’inquinantissimo gasolio impera ancora come carburante più diffuso (se a qualcuno interessasse davvero dell’ambiente il gasolio sarebbe stato bandito ancora prima della benzina rossa come carburante per uso privato). Ebbene uno studente con un’alto senso civico direbbe al papà: “Papà, lo so che per te è più comodo e rassicurante portarmi fino a pochi metri da scuola ma ti chiedo di rispettare le disposizioni di legge altrimenti questa via, se fanno tutti come te, diventa una cloaca ed un casino insopportabile… grazie”. Non ha fatto educazione civica il papà o, se l’ha fatta ha fatto finta di farla, e non la sta facendo il figlio. Che queste cose le dicano a catechismo è pretendere un po’ troppo ma se studi bene le religioni puoi pure arrivare alla conclusione che i tuoi interessi non devono prevaricare quelli degli altri ed arriveresti alla stessa conclusione che ti porta un elevato senso civico. Se tutti fanno esclusivamente i loro interessi la strada diventa invivibile, bisogna pensare anche a ciò che è utile per gli altri non solo a ciò che ci fa comodo.

Ho trattato la religione (quasi come un prete) ed ho fatto un esempio di educazione civica. Di attività motoria ne scrivo sempre e, anche se può apparire strano, è decisamente collegata a queste due importanti cose. Il senso civico è alla base anche della pratica di qualsiasi sport. La religione ci insegna che il nostro corpo è un tempio e dunque non possiamo danneggiarlo secondo le logiche dell’economia come troppe volte facciamo adesso. Nel lungo periodo aver rispetto per l’attività fisica è anche una mossa utile per l’economia anche se in un primo tempo pare che sia solo in conflitto con questa.