REFRATTARIETA’ AL CAMBIAMENTO

Questo è un articolo che potrà dar fastidio ai “conservatori”. Noi non conserviamo un bel nulla e per certi i meccanismi omeostatici che pur esistono e sono inconfutabili sono una pia illusione, potremmo quasi dire che i meccanismi omeostatici funzionano proprio per garantirci cambiamenti ancora più rapidi nel senso che se non esistessero quei cambiamenti non potrebbero verificarsi senza danneggiare inesorabilmente il sistema.

La “conservazione” è un’inclinazione psicologica ma non esiste nemmeno per chi non fa nulla, anzi si è proprio visto che chi non fa nulla si deteriora più in fretta degli altri (un po’ come le automobili che hanno bisogno di essere usate per poter funzionare bene). Con l’attività fisica possiamo solo orientare al meglio i cambiamenti che comunque avvengono in ogni caso.

Essere refrattari al cambiamento, in breve, vuol dire essere un po’ disadattati nel senso che il cambiamento è nella nostra natura. Non vorrei essere frainteso in queste precisazioni. Non è disadattato chi si rifiuta di usare lo smartphone perché lo ritiene un aggeggio insulso e troppo invadente per il quieto vivere, ma è disadattato chi crede di non cambiare mai e non accetta i mutamenti fisiologici dell’organismo. Parlando di prestazioni sportive, per esempio, un quarantenne che non peggiora le proprie prestazioni sportive in realtà è un soggetto che sta migliorando di anno in anno ed il giochino più che plausibile e da incoraggiare non può durare molto a lungo perché va chiaramente contro natura. Analizzando in modo più fine la questione e coinvolgendo milioni di giovani, un ragazzo che dai 16 ai 20 anni non migliora le proprie prestazioni non è uno che ha dei buoni meccanismi di omeostasi bensì uno che ha già dei problemi di salute non trascurabili anche se mascherati dalla giovane età che non fa assolutamente trasparire queste cose.

Ho citato due esempi che sono di vasta portata perché la società pullula di quarantenni che non ci stanno a peggiorare i loro risultati sportivi e ripeto, questa presunzione, se non esasperata può anche essere tollerabile, ma pullula anche di ventenni che visto che sono baldi e giovani se ne strafregano di  dare la giusta importanza alla loro attività motoria non rendendosi conto che la loro capacità prestativa di ventenni è rimasta ingessata come se avessero ancora sedici anni e ciò non è certamente fisiologico, perché a quell’età se il fisico è adeguatamente sollecitato i miglioramenti si notano in modo netto.

Tornando allo smartphone, che mi serve ancora per far capire il concetto, tendiamo ad affidarci di più a questo accidenti per “tollerare” i nostri cambiamenti che non fare in modo che questi cambiamenti concreti vadano per il verso giusto e così osserviamo che rispetto all’anno precedente abbiamo cambiato smartphone e questo è stato un cambiamento apprezzabile ma ignoriamo il fatto che il nostro fisico è cambiato in modo molto più significativo di quanto sia cambiato lo smartphone che, gira e rigira, è sempre rimasto un aggeggio utile a far spendere un po’ di soldi.

Quando pensiamo ai cambiamenti del fisico più che della tecnologia che ci sta attorno per semplificare tendiamo a valutare il fisico per il suo peso. Un po’ come se valutassimo il nuovo smartphone solo per il suo peso. Da quel punto di vista il top l’avevamo raggiunto con le schede telefoniche che si usavano nelle mitiche cabine di qualche decennio fa. Adesso il mercato ha deciso che dobbiamo circolare tutti con il telefono in tasca, basta schede da mettere nel portafoglio, basta cabine che ti consentivano di telefonare senza portarti dietro il telefono. Ovviamente i sostenitori del telefonino sentenziano che poter ricevere telefonate ad ogni ora è una cosa fantastica ed io insisto nel dire che se il problema è quello con i telefonini da 20 euro che pesavano meno della metà di uno smartphone avevamo già raggiunto l’obiettivo molto tempo fa. Ma bisogna sempre essere connessi ad Internet. E allora se questo è il problema vi esponete anche al rischio di scontrarvi su Internet con chi afferma che state dando molta più attenzione al vostro telefonino che al vostro fisico. L’efficienza del vostro fisico non va valutata in base al suo peso ma in base ad una serie di parametri di salute che con il peso possono avere anche poco a che fare. In base al peso valutate solo il vostro telefonino, probabilmente vi servirà per risparmiare (a differenza di un tempo adesso costano meno quelli più piccoli e che pesano meno…).

Dunque omeostasi come strumento per cambiare meglio perché tutti cambiamo ed anche molto più velocemente di ciò che si possa pensare, anche se non cambiamo telefonino.

Anche quando facciamo attività fisica siamo portati ad apprezzare i vari adattamenti solo in base a parametri decisamente evidenti e clamorosi e così, per esempio, salutiamo con gioia la comparsa di dolori del tutto inopportuni in seguito ad una seduta di allenamento del tutto sbagliata per carico, quando magari questa seduta di allenamento è proprio quella che va a frenare il verificarsi di certi adattamenti perché mette a dura prova i meccanismi omeostatici che non funzionano per nulla gratis. In sintesi invece che dare uno stimolo al nostro organismo per innescare degli utili adattamenti lo stressiamo costringendolo a difendersi con un massiccio intervento dei meccanismi omeostatici.

La faccenda è molto complessa, probabilmente molto più del funzionamento di un telefonino di ultima generazione. Ma mentre il telefonino di ultima generazione verrà superato da un altro ben prima di diventare inservibile il vostro fisico è opportuno che non diventi inservibile troppo in fretta anche perché la società non ha nessun interesse a sostituirvi prima del tempo. Il cambiamento esiste, sta a noi farlo andare nelle direzioni più gradite.