QUELLO CHE MI MANCA DELL’ATLETICA DI UN TEMPO

Tutti mi dicono che mi manca il fisico. “Non c’è più il fisico, molto semplicemente…” ed hanno perfettamente ragione ma c’è un qualcosa in più che mi manca per cui non so se con il mio fisico di allora e avendo tredici anni adesso inizierei ugualmente  a praticare atletica leggera.

Quello che invidio al mondo della corsa su strada che è ciò che mette un po’ in crisi questo mondo nei confronti del corona virus attualmente è un affollamento considerevole. Anche se forse ci sono i presupposti per un buon autunno, almeno in Italia, è possibile che molte corse su strada in autunno vengano annullate, proprio perché sono corse molto frequentate. Molto  frequentate vuol dire problemi logistici alla grande perché non si riescono a rispettare le distanze di sicurezza e perché anche l’organizzazione stessa prevede tempi tecnici che ti impongono di scegliere fin d’ora cosa farai. Metti  che a settembre vada a gonfie vele e possa essere consentita l’organizzazione di una manifestazione senza distanziamento sociale, se questa prevede la presenza di 1000 o 2000 persone non è che la metti in piedi in pochi giorni.

Questi problemi non attanagliano per niente l’atletica su pista che ha una base che, moribonda a cavallo del millennio, adesso si sta pian piano riprendendo, nonostante la scuola non faccia nulla per alimentarla. Non c’è certamente nell’atletica su pista l’affollamento che riguarda la maggior parte delle corse su strada cresciute come funghi in modo incontrollato negli ultimi decenni. E’ per quello che in qualche modo si riesce ad allestire l’atletica del covid. Anche qui la Federazione non perde l’occasione per dare la precedenza assoluta agli atleti di alto livello, ma in tale situazione si può quasi perfino capire questo atteggiamento: pochi ma buoni. Se deve essere un’atletica tristina perché limitata nei numeri tanto vale che almeno questi numeri portino dei protagonisti così possiamo concentrarci sulle gesta eroiche dei numeri uno facendo finta che tutto vada bene.

Per cui mi spiace per gli organizzatori di corse su strada ancora stramaledettamente bloccati dallo stramaledetto covid ma… continuo ad invidiarli perché sono convinto che, non appena si potrà tornare a gareggiare senza vincoli di distanziamento, la corsa su strada riesploderà come se non fosse mai successo niente, anzi, forse con ancor più vigore di prima perché c’è un esercito di corridori amatoriali in astinenza da gara desiderosi di riprendere quanto prima.

Non so quanto stiano scalpitando invece i giovani (e pure gli amatori) in pausa dalle gare su pista. Intanto se proprio scalpitano, date a Cesare quel che è di Cesare, ma bisogna ammettere che la Federazione da la possibilità anche ai non campioni di gareggiare. Solo che pare che questi siano dei veri gentleman e va a finire che di quei quattro gatti che si iscrivono non ne viene lasciato a casa per restrizioni covid nemmeno uno perché sono talmente pochi che passano le restrizioni covid senza bisogno di selezione alcuna. Insomma noi vediamo queste gare covid (si chiamano T.A.C., come la Tomografia Assiale Computerizzata ma in questo caso sono Test di Allenamento Certificati) e pensiamo che siano in pochi perché non si può essere in tanti per colpa del corona virus, in realtà c’è pure il rischio che anche quando il corona virus se ne sarà andato questi continuino a restare in pochi.

Troverà il tempo la scuola fra mille noie organizzative per dare ossigeno ad un’atletica che rischia di uscire con le ossa rotte da questa pandemia? Troveranno l’entusiasmo i giovani per far ripartire un’attività agonistica splendida ed affollata?

Quello che mi manca dell’atletica di un tempo ed è per quello che pur non essendo uno stradista mi diverto ad affrontare anche il mondo delle corse su strada è lo splendido affollamento che c’era ai miei tempi anche nelle gare provinciali, quando tutti sapevano qual’era il record provinciale della tale specialità e quando si faceva tattica anche per vincere un titolo provinciale. Io ero definito un “provinciale” perché se non c’era un motivo ben preciso non andavo in testa a tirare nemmeno nella gara del condominio ma questo atteggiamento, checché se ne dica, allora poteva avere un senso. C’erano un sacco di atleti pronti a fregarti al minimo sbaglio anche nella gare provinciali. Se volevi vincere di più dovevi fare tattica anche in quelle.

Al di là delle prestazioni di vertice, l’atletica,  e tutto lo sport in genere, vive sulle sfide personali. Se queste sono possibili anche in un’atletica di basso livello tutto è più divertente. Se invece non c’è sfida nemmeno in un campionato regionale che una volta veniva sentito come una mezza Olimpiade, allora siamo messi male e si rischia di naufragare nella noia.

Mi auguro che l’atletica su pista trovi le strategie per ripopolarsi, non dico come l’atletica su strada ma almeno in modo da dare nuova dignità alle gare a carattere provinciale. Altrimenti, stando così le cose, a livello provinciale, si fa un po’ fatica a distinguere le T.A.C. dalle gare vere e ci conviene quasi dire che sono sempre T.A.C. anche quando non lo saranno più, così almeno facciamo la figura dei cittadini diligenti che si autolimitano. Ma la realtà è che l’atletica  attuale a livello di base è naturalmente autolimitata, anche senza covid.