PREZZO DEL PETROLIO E… ANDARE A PIEDI

Mi fa paura il prezzo del grano. Perchè non è che siamo in grado di mangiare molto meno di così come qualcuno che dice sempre che deve mettersi a dieta creda. In realtà non è che mangiamo troppo, semplicemente ci muoviamo troppo poco ed è per quello che mi fa meno paura l’aumento del prezzo del petrolio.

Per contrastare l’aumento del prezzo del grano non è che possiamo metterci a tirare la cinghia e non è che in un amen riconverti la produzione di uva (che è comunque fondamentale per la nostra economia…) in grano. Per contrastare l’aumento del prezzo del petrolio è sufficiente… iniziare ad andare a piedi ed in bicicletta. Poi è necessario che il nostro caro stato predisponga un servizio di trasporto pubblico come si confà ad un paese evoluto nel terzo millennio perché senza quello ti tocca stare a casa e puoi lavorare solo in smart working.

Ho sempre scritto che con i chiari di luna che ci sono ormai l’auto privata è un lusso che non ci possiamo più permettere. Possiamo permetterla ad anziani veramente anziani ed a disabili che non possono usufruire del mezzo pubblico ma per le persone normali che si possono muovere a piedi, in bicicletta e con i mezzi pubblici (ovviamente potenziati perché questi fanno schifo in un paese che vuole rinunciare all’auto…) l’auto privata è un ricordo che può diventare pure triste se riusciamo a riconvertire il sistema dei trasporti in modo efficace e tale da farci assaporare pienamente la liberazione dalla schiavitù dell’auto che ha condizionato in modo devastante la nostra esistenza praticamente da sempre se è vero che anche chi è nato negli anni ’50 già cominciava a fare i conti con i danni provocati dall’invasione delle automobili.

Esistono traumi pure positivi e condizionano l’esistenza come quelli negativi. Sia il momento più bello che quello più brutto della mia vita sono legati a qualcosa che ha a che fare con la libertà dalle automobili.

Nel 1973 ero bambino e c’è stata la crisi petrolifera. Bisognava consumare meno petrolio (anche adesso bisognerebbe consumarne di meno ma non solo perché c’è la guerra, pure perché stiamo inquinando in modo indecente e quella è un’ altra clamorosa guerra che ci stiamo autoalimentando in tutti gli stati) e così per legge (come accade adesso su altre cose strane…) avevano deciso che non si poteva andare in automobile. La carcerazione delle automobili in un attimo si è trasformata nella liberazione degli uomini. In un attimo si è capito che la libertà delle auto è indirettamente proporzionale alla libertà degli uomini. I bambini (io ero bambino o poco più, comunque assolutamente non inserito nella vita lavorativa, il mio problema esistenziale era giocare e divertirmi non lavorare e produrre) giocavano in modo nuovo, mai provato fino a quel momento. Le città erano diventare dei fantastici enormi campo giuochi dove i bambini ed i ragazzini potevano circolare senza problemi e anche gli adulti avevano scoperto che tutte le città italiane, anche le più grigie e tetre, in realtà senza auto erano delle gran belle città e avevano bisogno solo di piccoli ritocchi per essere ancora più belle perché la vera mossa di abbellimento era semplicemente far sparire tutte le auto.

Da quel trauma non ne sono più venuto fuori e ancora adesso, praticamente mezzo secolo dopo, sono a predicare che il vero problema dell’attività motoria non sono i pesi che sollevi o i chilometri presunti che macini su una ciclette ben ancorata al pavimento, ma la possibilità di fare attività fisica all’aperto nonostante che fuori dalla porta ci sia una marea di persone che stanno lavorando ma non perché stanno lavorando devono rendere la città invivibile. Si può lavorare benissimo anche senza rendere la città invivibile anzi la città che lavora è molto più allegra si quella un po’ rammollita dei giorni di festa. Il problema è che non puoi usare la scusa del lavoro per ammorbare l’aria in un modo indecente e rendere ogni centimetro quadro della città territorio di libera circolazione delle automobili. E’ chiaro che i mezzi pubblici devono aumentare e non si possono lasciar giocare i bambini dove passano i mezzi pubblici ma un autobus è in grado di togliere dalla circolazione 50 automobili e sono 20 metri contro 300 di fila di mezzi sbuffanti sulla strada. Se quell’autobus non sbuffa perché è alimentato in modo moderno non sbuffa proprio nessuno.

Per contenere il prezzo del petrolio basta andare in bici ed in auto. Ci sono molti di noi che possono farlo, non è come tirare la cinghia per mangiare meno pane e meno pastasciutta. E’ chiaro che i mezzi pubblici devono migliorare e quella è una grande rivoluzione ma probabilmente meno onerosa che riconvertire a grano un sacco di campi destinati alla produzione di uva. Insomma ci sono investimenti necessari che già molti anni fa sapevamo che erano necessari ed altri che se la guerra va avanti potremmo essere portati a considerare. C’è una differenza: che se la guerra smette subito, come tutti auspichiamo, iniziare ad usare meno l’automobile era comunque una nostra guerra interna che dovevamo affrontare da tempo e non c’entra per niente con il prezzo del petrolio ma solo con la nostra salute. Alla fine anche se costa pure caro, di petrolio ce n’è troppo e non troppo poco perché il nostro pianeta non si può permettere di bruciarne quanto ne viene bruciato attualmente. D’altro canto sarebbe triste mettersi a produrre grano se siamo dei grandi produttori di uva. In un mondo che funziona ognuno produce ciò che riesce a produrre meglio. Spero proprio che tutti gli stati del mondo si comportino bene, rinuncino alle armi e così ognuno può esportare e importare ciò che vuole.

Andare a piedi ed in bicicletta serve alla nostra salute, non è una mossa da fare perché c’è la guerra.

La mia prova di falsificazione su questa teoria la gioco sul trauma negativo che ho subito in tempi recenti e che mi ha convinto sempre più di come sia possibile un mondo migliore liberandoci dalla schiavitù dell’auto.

Per storia personale (e forse anche per caratteristiche fisiche…) ho vissuto in modo drammatico il lockdown di un paio di anni fa legato all’emergenza pandemia.

E’ chiaro che non tutti non hanno subito quel trauma nello stesso modo. Ci sono persone che quasi non se ne sono nemmeno accorte. Hanno aumentato in modo esponenziale le ore di tempo passate davanti alla televisione ed in qualche modo sono sopravvissuti rincuorati anche dal fatto che la televisione ti diceva che più stavi in casa e più saresti stato bene.

Altri sono morti perché non era per niente vero che più stavi in casa e più ti proteggevi, al contrario in casa si indebolivano notevolmente le difese immunitarie e costretti in casa con il malato molti si ammalavano a loro volta e visto che il virus era molto aggressivo tanti ci hanno lasciato le penne. Pertanto chiuderci in casa è stata una mossa probabilmente delinquenziale e ciò si può ipotizzare dai dati catastrofici che abbiamo avuto nella prima ondata e anche da quelli della variante Omicron che trattata grazie al meccanismo delle quarantene con la filosofia della prima ondata ha colpito una quota di popolazione enorme facendo capire che il miglior modo per ammalarsi è proprio stare in casa con il malato.

Non voglio fare un trattato sull’opportunità di ripetere quelle folli politiche in caso di recrudescenze della pandemia ma semplicemente far capire quanto sia importante per ognuno di noi poter uscire di casa per restare in salute.

In quel periodo, pur non ammalandomi di Covid, io ho sofferto come un cane ed ho sofferto a maggior ragione vedendo che fuori c’era una città fantastica, la città che ho sempre sognato, la città senza auto. Mi sentivo letteralmente preso in giro. Segregato in casa a guastarmi la salute rinunciando a vivere quei pochi momenti nei quali la mia città era una città da sogno.

In caso di pandemia è chiaro che i malati non possono essere lasciati liberi di circolare come se fossero dei soggetti sani ma bisogna studiare dei sistemi per dare l’opportunità ai soggetti sani di non ammalarsi a loro volta. costringere il sano a casa con il malato vuol dire condannarlo a prendere il virus e fin che si tratta di Omicron pazienza (l’ho preso anch’io, non me ne sono nemmeno accorto e, se non fosse perché sono stato costretto a farmi il tampone, non mi rendevo nemmeno conto di averlo passato) ma se si tratta del Covid vero, quello che ci ha massacrato nella primavera 2020, allora non è carino aumentare in modo esponenziale le possibilità di prenderlo perché non c’è un efficiente piano di isolamento delle persone ammalate. Che si ammali un singolo soggetto non è certamente una bella cosa ma che si ammali una famiglia intera è un vero disastro anche se tutti in qualche modo riescono a venirne fuori.

Speriamo di non aver più a che fare con una pandemia di portata tale da indurre i governanti a chiuderci tutti in galera, speriamo che la guerra finisca presto ma non per il prezzo del petrolio, per il semplice motivo che la guerra è sempre una cosa idiota, e visto che la guerra è idiota lo insegnano sempre anche alle scuole elementari non si capisce perché si riescano a trovare ancora governanti anche nel terzo millennio che usano la guerra per risolvere le controversie fra stati. Forse non hanno fatto le elementari? Allora mettiamo una legge che per governare uno stato bisogna aver fatto almeno la terza elementare. Per sapere che la guerra è una cosa idiota basta e avanza la terza elementare.

Detto questo io spero che ci si accorga anche di una cosa che forse oltre che la terza elementare occorre anche un po’ di spirito di osservazione e cioè che l’era del petrolio ormai è finita. Se vogliamo riacquistare la salute e non alimentare il nuovo business del terzo millennio che è quello delle case farmaceutiche (che ormai fanno pure le leggi da tanto che sono forti) bisogna cominciare a muoversi di più a piedi ed in bicicletta. A quel punto l’appetito aumenta e stiamo in pace anche perché abbiamo bisogno di acquistare grano più che petrolio. Tutti abbiamo bisogno di tutti. Non per il petrolio.