POLITICHE PER LO SPORT O SPORT PER LA POLITICA?

Politiche per lo sport in Italia non ne esistono e pertanto sgombriamo subito il campo da questo dubbio amletico. Nelle facoltà di Scienze Motorie si studia Marketing e pertanto avete già capito quali possono essere le politiche per lo sport nel nostro paese, comanda il mercato, al più si studia come servire meglio il mercato arrivando a cambiare il tipo di offerta piuttosto che contrastare le tendenze di mercato.

Illuminante a tal proposito il famigerato Pilates che come viene proposto nella maggior parte delle palestre per fortuna non ha a che fare proprio per nulla con il Pilates vero e proprio che era un metodo di allenamento per i militari di oltre un secolo fa (che avevano esigenze ben diverse dai militari di adesso…) e che però visto che era stato lanciato il nome sul mercato in qualche modo doveva pur essere proposto e pertanto ci troviamo con una marea di “Pilates adattati” che faremmo molto prima a chiamare ginnastica punto e basta ma non si può perché il mercato non vuole.

Detto questo non si può dire che non esistano politiche per lo sport perché comanda il mercato. Tutt’altro, anche se comanda il mercato ci sarebbe comunque ampio spazio per sane politiche per lo sport e l’attività fisica in genere. Il problema è che la politica non esiste più, è bollita ed è ridotta a mero spettacolo televisivo.

In questo senso, girando la frittata, io auspico uno sport per la politica visto che non si vedono all’orizzonte sistemi per fa resuscitare la politica.

Il cittadino che fa sport ragiona meglio, comincia a chiedere cose interessanti più che il prezzo della benzina diminuisca e diventa potenzialmente pericoloso per questo sistema politico perché rischia di non sostenerlo più. Il sistema politico bollito vivacchia perché un certo numero di cittadini hanno ancora interessi nella politica e quei pochi riescono a trovare i voti per far sopravvivere il sistema. Se nessuno va più a votare i politici devono inventarsi qualcos’altro.

La protesta sterile non ha senso ed è per quello che negli ambienti di sport si spera che si possa rifondare un’educazione civica nuova che porti ad appassionarsi alla cosa comune e alla solidarietà sociale. Uno stato fondato sulla solidarietà sociale e non sull’interesse privato può essere possibile solo in un ambiente con una forte educazione contro la corruzione e l’arrivismo che sono tipici dei sistemi organizzativi della nostra epoca.

Dunque la speranza è in una politica che nasca dal basso più che in quella calata dall’alto dai partiti che hanno fatto il loro tempo e riescono a governare esclusivamente secondo logiche antiche.

Purtroppo la scuola non ci aiuta e la passione per i giovani per queste cose è pari a zero. I giovani sono anzi la prima dimostrazione di quanto tutti siamo invischiati in un sistema che fa fatica ad evolversi. Dovrebbero essere loro per primi con la loro capacità di innovazione a ribellarsi alla scuola arcaica che non prepara alla costruzione di una società nuova ed invece la subiscono rassegnati come qualcosa di ineluttabile e non modificabile quasi che nemmeno loro fossero i protagonisti di questa istituzione.

Una scuola moderna è una scuola che si ribella all’assurdità dei test a crocetta una scuola dove la capacità critica non è più sotto i piedi ma viene coltivata con entusiasmo, una scuola dove si va per il gusto di apprendere le cose e non con il terrore di non passare le centomila inutili verifiche. Una scuola dove uno dei momenti più caratterizzanti è il famigerato esame di maturità dove un insegnante venuto da chissà dove ha mezz’ora di tempo per giudicare il lavoro di cinque anni di un allievo che non ha proprio mai visto.

Evidentemente anche questo è un problema politico e pure di politica dei giovani, di quei giovani che non chiedono il diritto di voto a sedici anni perché di quello non gliene frega proprio niente e forse hanno pure ragione perché hanno capito che è una presa in giro. Ma se hanno capito questo però devono comportarsi in modo coerente perché è chiaro che se accettano i test a crocetta poi dovranno continuare a subire questo tipo di trattamento anche fuori dalla scuola.

Sarò un illuso perché forse non esiste nemmeno questa possibilità, ma credo che più che politiche per lo sport possa esistere uno sport dove la capacità critica viene sviluppata e vengono costruiti i presupposti per rigirare questa società ingessata come è giusto che debba avvenire in tempi ragionevoli, questo prima di arrivare allo sfascio totale ed ai tumulti sociali che vengono sempre repressi con puntuale ritorno alla situazione precedente.