PERCHE’ “RESISTONO” LE TABELLE DI ALLENAMENTO

Dovrei scrivere perché “esistono” le tabelle di allenamento e non perché “resistono” in quanto non ha nessun senso che siano state inventate e siano apparse sulla scena dello sport, ma siccome esistono ormai da ‘mo e la loro esistenza non è stata bloccata da nessuno mi limito ad osservare quali sono le motivazioni “psicopatologiche” per cui non solo ancora esistono ma addirittura resistono nonostante chiunque ragioni sulla teoria e metodologia dell’allenamento sportivo con un po’ di buon senso e senza nemmeno documentarsi più di tanto possa capire che non hanno assolutamente nessun senso e non c’è nessuna motivazione logica per cui possano addirittura resistere nel tempo.

Tratto soprattutto di tabelle di allenamento nella corsa perché le cosiddette “schede” nel mondo dei pesi hanno una psicopatologia ancor più complessa. Sui pesi mi limito a dire che quando la gente si accorgerà che vengono usati in modo scriteriato anche quando non ce n’è assolutamente bisogno non solo crollerà la bufala delle schede (che essenzialmente è un trucchetto per far risparmiare tempo agli istruttori in palestra) ma crollerà tutto il business dell’uso indiscriminato dei pesi e delle macchine da palestra con sovraccarico in genere. Dunque con riferimento a pesi ed assimilati il discorso principale non è nemmeno quello legato alle famigerate schede perché è tutto l’approccio metodologico a poggiare su fondamenta d’argilla.

Nella corsa le tabelle resistono in modo incredibile perché correre è bello ed è talmente bello che anche se qualcuno si permette di inquinare il mondo della corsa con le stramaledette tabelle di allenamento, correre resta comunque un’attività divertente alla faccia delle tabelle di allenamento insulse.

C’è da sperare che i podisti si rendano conto dell’assurdità dell’adozione sistematica delle tabelle di allenamento e scoprano un nuovo modo di correre più legato alle sensazioni che agli schemini da computer delle tabelle di allenamento, quella scoperta sarà di sicuro contagiosa così come lo sono state le tabelle di allenamento e finalmente il virus buono dell’improvvisazione andrà a sostituire il virus cattivo della finta programmazione.

La chiamo “finta” programmazione perché una programmazione autentica dovrebbe tenere conto di una quantità tale di fattori di prestazione che ci vorrebbe un programma di computer di una complessità incredibile per metterla a punto.

Le tabelle resistono perché la maggior parte dei podisti si accostano alla corsa ben dopo i vent’anni avendo provato prima altre discipline agonistiche. Si sentono in ritardo con i tempi della corsa e con le tabelle vogliono mettersi al passo di chi ha cominciato prima.

Ma poi sono altri i motivi per cui le tabelle resistono ed uno di quelli è che sono facili da consultare e fanno risparmiare tempo. Uno può andare al campo sportivo sapendo già chiaramente cosa andrà a fare mentre se non ha alcuna tabella dovrà star lì ad elucubrare sul da farsi di volta in volta. Grazie alla tabella di allenamento molti atleti delle categorie amatoriali riescono a fare allenamento quasi senza pensarci, praticamente in automatico, pensando ai fatti propri, ai problemi familiari e sul lavoro ed è anche per quello che le tabelle di allenamento devono essere assolutamente bandite da ogni preparazione sportiva. Lo sport serve anche e soprattutto per staccare dai problemi esistenziali, se non ci da questa opportunità perde buona parte dei propri benefici potenziali.

Le tabelle esistono anche perché le innumerevoli riviste del settore devono pur scrivere qualcosa e anche se le riviste più serie hanno già fatto capire in lungo ed in largo che le tabelle sono semplicemente assurde se non estremamente individualizzate comunque una bella tabella non la si nega mai a nessuno.

Le tabelle servono per creare un linguaggio comune fra i podisti che hanno comunque voglia di parlare ma se non ci fossero le tabelle piuttosto aride e che riducono tutto ad un linguaggio abbastanza povero si perderebbe troppo tempo per tentare di capirsi sull’allenamento e dopo non resterebbe più tempo per parlare d’altro.

Le tabelle di allenamento servono anche perché bisogna pur dare la colpa a qualcuno quando qualcosa va storto ed il miglior sistema per trovare scuse è dare la colpa a chi ha redatto la tabella di allenamento. La faccenda è un po’ triste quando chi ha redatto la tabella è proprio l’atleta in veste di allenatore di sé stesso e pertanto all’atleta non resta che incolpare il sé stesso di quella sera davanti alla bottiglia di grappa quando dalla penna (o dal computer che è più di moda) è sfuggita una programmazione senza senso che non poteva avere lunga vita perché si schianta contro delle evidenze che erano facilmente prevedibili se solo si fosse stati più vigili.

Poi, siccome è difficile sostituire qualcosa di esistente con una negazione o con un fantasma di questo più che attendere la “non tabella” di allenamento si tratterà di attendere che gli appassionati dell’improvvisazione si impongano nel loro atteggiamento lungimirante e non si vergognino di ammettere che loro fanno ancora scandalosamente a meno della “tabella di allenamento” e che esiste davvero un modo di allenarsi fantastico detto “a sensazione” che è anni luce più avanti del metodo condotto con la tabella di allenamento. Ovviamente non ci crederà nessuno ma se le bugie hanno le gambe corte e la verità alla lunga viene a galla non possiamo immaginare che le tabelle di allenamento possano resistere ancora a lungo. Ai posteri l’ardua sentenza, speriamo che siano posteri piuttosto vicini…