PAROLE PAROLE

Parole parole è il titolo di un brano musicale della grandissima Mina che fece un successo incredibile nell’ormai lontano 1972. Sono quelle che usiamo anche nel processo di allenamento per far migliorare in qualche modo gli atleti. Gli allenatori classici, più che i farmaci, usano proprio le parole anche perché se si tratta di farmaci l’allenatore non può più essere un tecnico dello sport ma deve assolutamente essere un medico, che abbia a che fare con lo sport, ma inesorabilmente un medico.

Dunque parlando della materia in modo ortodosso (anche se bisogna ammettere che molti ormai considerano più ortodosso parlare di farmaci che di metodologia dell’allenamento sportivo…) ci tocca ammettere che le parole che usiamo in qualche modo sono determinanti. Se le usiamo bene probabilmente l’atleta migliora, se non le usiamo bene se migliora è solo per merito suo oppure può anche accadere che non migliori per nulla ed allora il rapporto tecnico-atleta va in crisi perché tutti gli atleti sani in età da buon rendimento sportivo (diciamo fino ai 30-35 anni circa) hanno la presunzione di migliorare le loro prestazioni sportive anche senza nessun cavolo di farmaco nonostante che il vezzo (o la cattiva abitudine a seconda dei gusti) di servirsi dei farmaci sia sempre più diffuso.

Talvolta anche le parole usate in modo strano sono accettate. Si pensi a quelle della pubblicità che sono più o meno tutte balle ma le accettiamo di buon grado quasi come segnale di attenzione. Succede che una persona ci racconta un sacco di balle (come nel caso della pubblicità appunto) e anche se ce ne rendiamo conto siamo lusingati da questo e più balle ci racconta e più grosse sono più siamo incuriositi perché vuol dire che questa persona ha proprio interesse a stabilire una qualsiasi relazione con noi. Tutto sommato talvolta è così anche nel rapporto di coppia dove l’innamorato le spara davvero grosse e se ci crede è di sicuro effetto se invece non ci crede viene considerato un latin lover ma è comunque uno che ci sa fare, uno che usa le parole con una certa efficacia.

Non ne parliamo in politica. In politica sono praticamente tutte balle ma anche lì vince chi le spara meglio e l’elettore lo sa che sono tutte balle ma continua ad andare nell’urna a premiare quello che le ha dette con una certa classe.

Dunque ci tocca ammettere che la parole sono sempre importanti, anche quando sono balle, quelle della canzone di Mina hanno decretato il successo di un brano che, pur cantato da un cantante fenomenale, se avesse solo vocalizzato senza emettere parole probabilmente non avrebbe avuto alcun successo.

Talvolta ci viene da pensare che l’allenatore deva parlare per contratto, deva assolutamente parlare perché non può stare zitto. E allora i famosi “Alza le ginocchia!” oppure “Spingi di più!” o anche l’eccezionale “Adesso aumenta!” che anche se non vogliono dire proprio niente fanno tanto allenatore. Personalmente penso che l’allenatore deva parlare soprattutto in allenamento e talvolta in gara forse fa anche bene a rispettare il religioso silenzio dell’atleta concentrato. In ogni caso, quando presente, può comunicare anche semplicemente con delle occhiate e se la comunicazione fra tecnico e atleta è collaudata una sola occhiata può dire più di tante parole.

Sappiamo bene che la prestazione sportiva si costruisce più in allenamento che in gara ed in gara si va ad applicare quanto provato e riprovato in allenamento. Ciò conferma quanto siano importanti le parole. Con un occhiata si dice “OK” ad un lungo discorso che è stato messo a punto in allenamento.

Non pensiamo che le parole dell’addestramento sfuggano alla regole della loro importanza a prescindere. Penso al mezzofondo dove anche delle clamorose balle, dette con una certa classe, possono avere una grande utilità.

Nel mezzofondo, disciplina di grande fatica, l’aspetto psicologico è molto importante e una balla detta con classe può anche esser decisiva per far girare in un certo modo una gara o anche semplicemente un allenamento. Visto che le bugie hanno le gambe corte bisogna vedere se poi quel comportamento ha buon gioco a lunga distanza.

Talvolta il tecnico, più che un vero e proprio tecnico può apparire un motivatore e può riuscire a motivare l’atleta in crisi, trovando le parole giuste e creando la giusta carica psicologica. Ricordo, quando allenavo una squadra di ragazzine nella pallavolo, di aver trovato un sistema un po’ folkloristico per caricarle in vista delle partite più difficili. Ovviamente senza inflazionare il trucchetto per non renderlo poco attendibile, nelle partite veramente difficili dicevo: “Purtroppo oggi non c’è niente da fare, le avversarie sono decisamente più forti di noi per cui state tranquille tentate di prendere una bastonata decorosa e non clamorosa ma non arrabbiatevi, tanto si perde…” Entravano in campo con una tensione clamorosa ma non si arrabbiavano mai fra di loro e manco con me, salvo andare via a fine partita vinta facendomi uno splendido gesto dell’ombrello che anche se non era molto elegante era uno dei segnali più gratificanti mandatomi dalla squadra e del quale ho ancora una terribile nostalgia anche se sono passati tanti anni.

Insomma il tecnico, sia tecnicamente, sia psicologicamente si trova a giocare con le parole e che siano balle o che siano parole autentiche deve usarle affinché l’attività sportiva possa risultare efficace e divertente.

Su quell’efficace e divertente qualcuno ha dei dubbi insinuando che quando le parole sono davvero efficaci possono anche non essere divertenti e che talvolta le parole divertenti possano non essere molto efficaci per giungere ad un buon risultato. Io non sono convinto di questa cosa e penso che invece la situazione divertente nello sport sia ottimo presupposto per offrire un gran rendimento. Tornando alle ragazzine che rischiavo di prendere in giro nella pallavolo (ma non le prendevo per niente in giro, semmai erano loro che prendevano in giro me quando andavano via facendo il gesto dell’ombrello…), è chiaro che quando un atleta si sente dire che non ce la può fare può avere un momento di scoramento ma se il tecnico ti racconta che devi stare tranquillo perché avrai altre occasioni per rifarti sei comunque collocato in una situazione sopportabile che è solo di finto stress. Al contrario il tecnico che ti dice che devi farcela a tutti i costi potrà anche essere motivante ma rischia di creare una situazione ad alta tensione. Insomma, se non ti diverti è pure possibile che l’eccesso di tensione ti crei brutti scherzi. Poi la bacchetta magica non ce l’ha nessuno e si tratta sempre di calarsi nelle varie realtà per comprendere bene le varie dinamiche psicologiche. Ciò che va bene per un certo soggetto non va bene per altri e ciò che va bene per una squadra può essere molto difficile da applicare su un singolo.

Qualcuno potrebbe pensare che visto che le parole sono importanti è opportuno che il tecnico dica qualche fesseria per caricare poi che sia giusta o sbagliata, sensata o assurda poco conta. Non sono convinto nemmeno di quello, penso al contrario che proprio perché le parole sono importanti vadano pensate prima di essere sparate fuori. Nello sport essenzialmente ritengo che devano sempre essere divertenti sia quando preannunciano un successo che quando preannunciano una catastrofe. Anche perché nello sport la catastrofe, per il solo fatto che uno fa sport non esiste proprio mai perché la vera catastrofe dello sport è non praticarlo. Magari per colpa di qualche parola detta male da parte di qualche tecnico che ha giocato male con le parole.