PANTANI E LO SPORT DI ALTO LIVELLO

Salto di palo in frasca, ieri scrivevo di sport e bambini oggi di Pantani e dello sport di alto livello ed il mio cruccio è che non riesco a far capire che sono la stessa cosa, che dovrebbero essere la stessa cosa e se non lo sono allora vuol dire che c’è qualcosa che non funziona.

La famiglia di Pantani giustamente vuol fare chiarezza sulla sua morte e la triste vicenda, in modo episodico, torna a far parlare di sé. Chissà quanto si riuscirà a scoprire di quella vicenda torbida, del Pantani malato fuori dalle gare ci sono certamente degli aspetti complessi da valutare ma io sostengo che Pantani era già stato ammazzato un po’ anche prima, da sano. Era già stato assassinato un po’ quando ancora correva, almeno come atleta e il vortice nel quale è caduto poi può anche essere stata una conseguenza probabilmente evitabile ma abbastanza collegata al suo terribile improvviso declino di atleta.

Pantani è stato una vittima illustre dello sport di alto livello, lo stesso sport che l’ha portato nel punto più alto l’ha fatto poi precipitare. Questa vicenda di questo grande campione mi fa venire in mente una vicenda di un altro grandissimo campione per fortuna non finita in modo altrettanto drammatico ma che ha subito un trattamento simile: il mitico velocista canadese Ben Johnson, capace di ridicolizzare nella finale olimpica di Soul ’88 nientepopodimenoche  Carl Lewis.

Ben Johnson era dopato e quasi di sicuro era dopato anche Marco Pantani ma la domanda più che lecita su queste positività clamorose, era ed è ancora: “E gli altri?” E’ una domanda che non si può fare perché anche se è la domanda più candida, più istintiva e più innocente che si possa fare, implica una calunnia. Ipotizzare che l’antidoping non funzioni per niente e che praticamente tutti gli atleti di alto livello, chi più chi meno, siano sottoposti a trattamenti farmacologici che chiamare doping o meno non ha senso è calunnia. Bisogna continuare a far finta che lo sport di alto livello sia pulito, non sia infestato dai trattamenti medici in modo drammatico e che quei pochi atleti che vengono trovati positivi all’antidoping siano gli unici demoni in un mondo di santi ed eroi.

Mi si contesta sempre di voler collegare questo tipo di sport allo sport di base non volendo ammettere che sono due cose completamente diverse, due mondi molto distanti l’uno dall’altro.

E questo è il grave errore, che in un tipo di sport ci si alleni due volte al giorno ed in un altro tipo di sport ci si alleni due volte alla settimana si tratta comunque di sport e se si vuole assolutamente dire che uno sia più autentico dell’altro io arrivo pure a dire che quello più autentico è quello dei due allenamenti alla settimana anche se “pesa” in tempo la decima parte di quell’altro. La cosa opportuna sarebbe molto semplicemente che chi si allena solo due volte la settimana iniziasse ad allenarsi tutti i giorni o quasi per rendere più sana e coinvolgente la pratica sportiva così come sarebbe anche opportuno che lo sport di alto livello riuscisse a fare un passo indietro per poter rinunciare alle preparazioni colossali proponibili solo ai professionisti dello sport e così spropositate in volume da far dire che forse praticarle senza farmaci è ancora più pericoloso che sostenerle con un monitorato ed attento ausilio farmacologico.

Lo sport “fratturato” non serve a nessuno, non serve ai bambini che vedono i campioni come soggetti troppo distanti, umanamente non  raggiungibili e pertanto anche improbabili dispensatori di sogni e non serve nemmeno ai campioni che rischiano di precipitare da vette troppo alte, di vivere un mondo un po’ artificiale dove o sei dentro o sei fuori e se sei dentro sei un padreterno in un modo quasi imbarazzante e pesante mentre se sei fuori sei un vero nessuno anche se magari hai rendimenti sportivi che sono solo di un’inezia inferiori a quelli del grande campione.

Abbiamo bisogno di uno sport più razionale ed interessante per tutti dove il campione è giustamente un campione ma non un mito o un marziano ed il dilettante è un soggetto che pratica lo sport ad un livello certamente più basso ma con pari dignità rispetto al professionista. I bambini in ogni caso sono tutti dilettanti ed il concetto che deve passare è che  devono comunque avere tutti l’opportunità di poter fare sport per un congruo numero di ore. Se passa il concetto che i più bravi possono allenarsi tutti i giorni mentre i meno performanti devono limitarsi ad allenarsi due volte alla settimana e concentrarsi di più sullo studio allora stiamo facendo già delle pesanti discriminazioni in tenera età. E’chiaro che il ragazzino che si impegna con più continuità nello sport tutti i santi giorni finirà per avere più opportunità di quello che non si allena tutti i giorni ed è pure discontinuo nel suo impegno ma l’opportunità a mio parere, deve essere data a tutti, bravi e meno bravi.

Sport per i bambini e sport di alto livello non sono la stessa cosa ma se vogliamo che lo sport nella sua globalità funzioni bene devono essere due cose che si assomigliano molto.